Gary Oldman è una leggenda vivente. E non solo al cinema. Lo dimostra la serie Slow Horses con il ruolo di Jackson Lamb, che dovrebbe essere l'ultimo della sua carriera a quanto ha dichiarato l'attore, che ha ottenuto la seconda nomination agli Emmy (la prima era per un ruolo da guest star in Friends al matrimonio di Chandler e Monica). Una doppietta dopo la candidatura ai Golden Globes sempre per la serie Apple TV+, disponibile ogni mercoledì con un nuovo episodio della quarta stagione. Lo show si è appena portata a casa la statuetta per la Miglior Sceneggiatura oltre a ben altre sette nomination. Le prime in assoluto per il serial. Ne abbiamo parlato proprio con Oldman nella nostra intervista.
L'anti-serie spionistica
Slow Horses è una spy story agli antipodi basata sulla saga di romanzi di Mick Herron, Slough House, un edificio malandato che accoglie tutti i reietti dell'MI5, i servizi segreti britannici, sotto la guida di Jackson Lamb, che tratta con sarcasmo e apparente noncuranza tutti i propri sottoposti, che non si sopportano nemmeno tra di loro. Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare proprio il suo interprete e siamo partiti da quest'aspetto del racconto, per capire come ci si approccia ad uno show del genere.
Scherza Oldman: "Bè, innanzitutto dietro le quinte ci vogliamo tutti bene. Siamo tutti molto carini gli uni con gli altri. Davanti la telecamera... non molto (ride). Ma è quella la parte divertente, no? Sicuramente vale col personaggio che interpreto, Jackson Lamb, il fatto che non abbia filtri e ci sia una schiettezza da parte sua, che a volte usa come una sorta di meccanismo. Come arte spionistica. Ma quella è la vera gioia della serie. Il fatto che si muove tra l'aspetto action della storia e questo dark humour sardonico e penso sia per questo che le persone abbiano risposto in modo positivo. Soprattutto gli inglesi. Apprezzano una buona battuta".
Un protagonista già cult
Jackson Lamb è diventato iconico non solo per lo humour appena nominato, ma anche per i calzini bucati, i capelli sporchi e le flatulenze disturbanti. Come si fa a rendere tutto questo cool? Qual è il segreto? Dice Gary Oldman: "Onestamente non saprei (ride). Non ne ho veramente idea. Sicuramente è una creazione meravigliosa di Mick Herron che è l'autore dei romanzi. Era già lì tra le pagine. Poi sono arrivato io a portare la mia sensibilità, la mia creatività e immaginazione. Così quando abbiamo deciso che direzione dare al personaggio, abbiamo dovuto scegliere quale cravatta, quale camicia, quali calzini fargli indossare".
Continua poi: "Nella serie si deve vedere che i calzini sono bucati. Che tipo di scarpe, se indosserà un impermeabile o un cappotto, le solite scelte di costumi che si compiono. So che nella descrizione dei libri c'è scritto che i suoi capelli toccano leggermente oltre il colletto. Capelli unti e lunghi che lo toccano. Con l'evolversi delle stagioni è diventato sempre più trasandato. È una combo, è la persona che Mick ha creato e poi arriva Gary e i due si incontrano. L'immaginazione di Mick e la mia che esplodono e creano questo risultato insieme. Ed ecco questo personaggio".
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La quarta stagione di Slow Horses
La stagione attualmente in corso - Oldman era nominato agli Emmy per la terza, mentre una quinta è già in produzione - è forse la migliore finora del serial, poiché la più coesa e la più familiare grazie alla storyline di River Cartwright (Jack Lowden, anche lui nominato agli Oscar della tv) e di suo nonno David (Jonathan Pryce, altra nomination), sempre più centrali nella storia, che arriva dal quarto libro Spook Street.
Anche se il suo personaggio non lo ammetterebbe mai, chissà se considera River e gli altri Slow Horses come suoi figli e ha un modo tutto suo particolare nel proteggerli. Dice il suo interprete: "Sicuramente si tratta di un affetto severo. Come dicevo prima c'è una schiettezza in Lamb che mi fa divertire molto nell'interpretarlo. Non sarà mai a proposito dei sentimenti con loro. Ma ecco la lezione che impari fin dall'inizio, se entri in questo mondo di spionaggio, è che proteggi coloro che lui chiama 'i suoi joe', la sua squadra".
Conferma poi: "Può insultarli e umiliarli dalla colazione alla cena ma alla fine della giornata è molto leale. C'è una sorta di genitorialità in questo. Lui riconosce che River Cartwright è un buon agente. Ha le caratteristiche di un buon soldato. Però ha un grosso bagaglio che viene da suo nonno. Lamb lo sprona perché ha grosse aspettative su di lui. Credo ci sia qualcosa di paterno in questo. Ma River ha anche quel passato familiare alle spalle, che però credo sia ciò che lo rende così interessante da interpretare".
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Genitori e figli, ma spie
Slow Horses racconta due generazioni di spie. La Vecchia (Lamb, David e Diana Taverner) e la Nuova Guardia (la Slough House). In un certo senso riflette la società dove quelli con più esperienza non si fidano dei più giovani e questi ultimi vorrebbero più responsabilità ma finiscono per fare molti errori. Dice Gary Oldman: "Penso sia come in vita in un certo senso, coi figli che se ne vanno nel mondo, no? Quando diventi genitore e loro crescono. Tu puoi dirgli quello che vuoi ma alla fine della fiera dovranno cavarsela da soli. Dovranno fare la propria esperienza e commettere i propri errori".
Chiude così il discorso: "La Vecchia Guardia in questo senso ha già fatto quegli errori e raccolto la propria esperienza di vita. Sai cosa intendo, è come parlare ad un adolescente: 'Diventerai anche tu così un giorno!' Ricordo quando me lo dicevano i miei genitori e io rispondevo che non sarei mai stato così. Ti ribelli contro tutto ciò poi quando diventi genitore a tua volta parli coi tuoi figli e pensi 'Oddio sembro proprio loro!' ma anche i figli troveranno la propria strada".