Nove nomination agli Emmy Awards 2024, gli Oscar della tv, e una statuetta vinta. Questo l'ottimo risultato portato a casa da Slow Horses la serie Apple TV+ sulle spie reiette dei servizi segreti inglesi, tratta dagli omonimi romanzi di Mick Herron. Per la prima volta nella storia della serie, che propone un nuovo episodio ogni mercoledì sulla piattaforma, vince la Miglior Sceneggiatura in un Drama per "Negoziare con le tigri" (3x03) scritto dallo showrunner Will Smith, battendo a sorpresa la favorita Shōgun. Le altre candidature: Miglior Drama, Miglior Attore Protagonista per Gary Oldman, Miglior Attore Non Protagonista per Jack Lowden, Miglior Regia (per il regista della terza stagione, Saul Metzstein), oltre alle categorie tecniche: Miglior Guest Star Maschile per Jonathan Pryce, Miglior Casting (Nina Gold), Miglior Montaggio (Zsófia Tálas) e Miglior Colonna Sonora Originale (Daniel Pemberton, Toydrum).
Un risultato sicuramente da festeggiare che ha riportato alla mente un ricordo a Christopher Chung, che nel serial è Roddy Ho, l'hacker della squadra, come ci ha raccontato durante la nostra intervista virtuale: "Stavamo girando la quinta stagione - già ordinata e basata sul quinto libro _London Rules, ndr - quando abbiamo scoperto le nove nomination agli Emmy: eravamo tutti insieme ed è stato bello poter condividere dal vivo e in diretta quella gioia e quell'emozione. Anche con Will e Saul e col resto della crew. È stato un viaggio incredibile finora e speriamo continui! Altrettanto importanti per me furono le prime scene alla Slough House, in cui ci dovevamo muovere in questo luogo che sarebbe diventato, almeno per cinque anni, la nostra casa. Era la prima volta che giravamo tutti insieme ed era nel bel mezzo della pandemia: eravamo davvero felici di fare qualcosa che amavamo e poterla condividere in quel periodo complicato"_.
Nessun posto è come la Slough House
A proposito della sede degli Slow Horses, qualcuno potrebbe vederla come una visione romantica dello spionaggio dato che accoglie tutti i rifiutati dall'agenzia. Christopher Chung però crede che nessuno della squadra la consideri casa propria, perché ci sono stati mandati, mentre Jackson Lamb l'ha scelta, l'ha voluta e quindi è probabile ci si senta, tanto più che dorme spesso in ufficio come sappiamo: "Direi che è più una romantica tragedia perché soprattutto per River è qualcosa da cui riuscire ad andarsene - ottenendo una sorta di nullaosta che lo redima per gli errori commessi - per poter tornare al Parco. Sta tutta lì la tensione narrativa dello show secondo me, perché ad esempio invece credo che Roddy non voglia necessariamente tornarvi e anzi oramai abbia trovato una dimensione lì, soprattutto perché si sente superiore agli altri "reietti"".
Eppure in quella "casa" si trattano tutti male l'uno con l'altro, tutto il tempo. Scherza Chung: "Penso che se ci odiassimo anche dietro le quinte, non ci sarebbe molto da girare (ride). Fin dalla prima stagione ho lavorato con il regista James Hawes per caratterizzare Ho, che penso sia uno dei più respingenti, odiosi, incapace di leggere le altre persone tra gli Slow Horses. È stato molto difficile trovare un equilibrio per il personaggio affinché al pubblico piacesse... ma non troppo (ride). Non abbiamo voluto puntare troppo sull'aggressività, che non viene da una sorta di ambizione da parte sua ma dal cercare sempre la verità, come per dire 'mi dispiace che tu non la veda nello stesso modo'". Una mancanza di empatia - basti pensare alla scena del computer nei primi episodi della nuova stagione.
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Nella mente di Roddy Ho
Roddy Ho è l'esperto di tecnologia della combriccola quindi dopo cinque anni ad interpretarlo potrebbe aver imparato qualche 'trucchetto del mestiere': "Prima di tutto ho capito che non so battere sulla tastiera così veloce come credevo di saper fare (ride). Mi sono letto moltissimi articoli sugli hacker prima di iniziare le riprese. Mi ha sorpreso soprattutto scoprire come vengano reclutati dall'MI5: non si fa domanda per quel tipo di lavoro, non si manda un curriculum (ride). Trovo interessante che se hai quel tipo di talento, sono solo a scovarti e portarti a bordo. Per capire meglio il 'processo creativo' mi sono divertito con vari giochi di hackeraggio. Quello che ho dedotto è che loro vedono ciò che fanno come un puzzle, mettere ogni pezzo al proprio posto per avere il quadro completo e poter risolvere il problema. Cerco di ripensare a questo quando giriamo e sto smanettando al computer".
Proprio la caratterizzazione del personaggio è partita dai romanzi: "Ho letto i libri tra i provini e l'inizio delle riprese per vedere come Mick Herron aveva scritto Roddy. Mi ha colpito che per caratterizzarlo utilizza solamente un dialogo interiore per far capire come lui vede il mondo. Mi ha aiutato moltissimo per capire meglio Ho e il suo percorso nel corso delle stagioni: come attori si fa fatica a volte a riuscire ad entrare completamente nella mente del proprio personaggio. L'aspetto poi stimolante è che Mick nella serie ci lascia modificare e spostare alcuni elementi, a patto che gli sviluppi fondamentali rimangano intatti. Ad esempio, la scena con Shirley e Chernitsky sul treno nella seconda stagione non era originariamente sulla carta ma ha dato a me e Aimee-Ffion Edwards l'opportunità di legare e vedere come se la sarebbe cavata Ho sul campo per una volta, è stato molto divertente".
Nella quarta stagione di Slow Horses vedremo Ho catapultato nell'azione, non sempre e solo dietro dietro ad uno schermo, anche contro la sua volontà, ma rimarrà il solito guastafeste di sempre, come scherza l'attore, anche riguardo la sua cosiddetta 'nuova fidanzata'. Mai fidarsi di ciò che si vede nella serie Apple TV+.
Gary Oldman, come un padre sul set di Slow Horses
Lavorare con una leggenda vivente come Gary Oldman, facendosi trattare male tutto il tempo in scena, non è una cosa da tutti i giorni: "Per fortuna tra una ripresa e l'altra non mi tratta da schifo (ride). Quando stavamo facendo i provini per i personaggi e Gary era già a bordo del progetto come Jackson Lamb, mi sentivo già felice di essere in corsa per un'opportunità del genere. Poi quando ci siamo trovati sul set il primo giorno, è stato incredibilmente generoso e gentile, e lo è tuttora. Diciamo sempre che ci guida dalla prima linea come un capitano, e stabilisce il tono dell'intero show: questo ci aiuta tantissimo a creare l'atmosfera giusta per le riprese. Gli dobbiamo davvero tanto".
Chung chiude parlando di lui come possibile 'papà degli Slow Horses': "È un po' una figura paterna in un certo senso per tutti i giovani sul set. Siamo incredibilmente fortunati ad avere il cast che abbiamo, da Gary e Kristin fino a Jonathan Pryce. Abbiamo davvero la royalty degli interpreti britannici. Da attore ancora emergente, questo è uno dei ruoli più importanti che ho avuto ed è un'occasione enorme per imparare il mestiere: se stai con i migliori, sei costretto a spingere per arrivare al loro livello e quindi a dare il massimo. Scopri caratteristiche dentro di te che nemmeno sapevi di avere".