Da sempre vero e proprio ponte tra Occidente e Oriente, il divo Jackie Chan - ormai sessantenne ma ancora in buona forma e capace di numeri acrobatici che nemmeno gli stuntman più giovani - torna al fortunato format che tanto l'ha reso famoso dall'altra sponda del Pacifico, ovvero l'action-comedy dai toni fracassoni e dagli inseguimenti a perdifiato. D'altra parte, anche quest'ultima urlata megaproduzione cinese non ha poi bisogno di chissà quali presentazioni: pugni, risate, fra coreografie danzanti ed ouverture a 'brucia pelo', il tutto filtrato attraverso una sensibilità spiccatamente hollywoodiana.
Non è quindi un caso che Skiptrace - Missione Hong Kong sia diretto da un veterano dei film d'azione come il finlandese Renny Harlin (58 minuti per morire, Cliffhanger - l'ultima sfida), ne che affianco alla star d'arti marziali asiatica ci siano le movenze nonsense e la faccia da schiaffi giusta dell'attore americano Johnny Knoxville (già visto in Jackass: il film). Costretti, loro malgrado, a percorrere assieme le bellezze naturali della Cina in lungo e in largo, su fino alle tundre siberiane e poi di nuovo giù nella caotica e patria del gioco d'azzardo Macau. All'interno di un paese sterminato in formato wikipedia, dentro un folle campionario da film-mainstream made USA che molto resuscita dal fulgido cinema di Hong Kong degli anni Ottanta. La cui commistione, meno trasversale di quanto fosse lecito sperare, risulta però largamente indigesta.
Bennie Chan (Jackie Chan) è un tormentato detective di Hong Kong, che da oltre un decennio è sulle tracce del famigerato boss del crimine organizzato Victor Wong (Winston Chao). Quando Samantha (Bingbing Fan), l'adorata figlia acquisita di Bennie, si mette nei guai con Wong, il detective si lancia alla disperata ricerca dell'uomo che l'ha messa in pericolo: il giocatore d'azzardo americano Connor Watts (Johnny Knoxville). Così Bennie riporta alla città di Hong Kong Connor e capisce presto che oltre a poter scoprire qualcosa di più su cosa sia successo a Samantha, l'americano può aiutarlo a raggiungere finalmente Wong per consegnarlo alla giustizia. Ma tornare a Hong Kong si rivelerà un'avventura tutt'altro che facile, irta di pericoli e che li porterà nei posti più disparati del pianeta.
Dall'Oriente con furore
Buddy-move dove la violenza è quella della retata cartoonesca e i litigi e battibecchi ricalcano lo schema televisivo, Skiptrace mette in atto la più ingenua corsa contro il tempo nel manuale dei luoghi comuni. In bilico fra spionaggio e sentimento, corse e salti nel buio, botte da orbi pur senza vittime apparenti, il viaggio della stramba coppia di outsider si risolve al cinema con l'intento promozionale di un mero videoclip da cartolina. E ci sarà perfino il modo di imbeccarsi la mafia russa (tostissima e azzeccata l'ex diva del wrestling Eve Torres), o interagire con le numerose popolazioni locali, oltre che il piacere di approfondire usi e costumi dalle esagerazioni mirate al puro divertimento. Ma è un tentativo produttivo altrettanto raffazzonato per tradursi in alcunché di artistico: lungo un contesto stereotipato quanto contorto, posticcio, dal potenziale action sempre deludente a penalizzare ogni sforzo. Se poi dall'incontro tra Chan e Harlin era lecito aspettarsi ben di più, anche il resto della combriccola (come la sexy Fan Bingbing o la popolare star cinese Eric Tsang) imprime la negativa sensazione di un cast mal assemblato e spesso fuori sincrono. Tanto sopra le righe da perdersi nell'abbondanza dei suoi paesaggi mozzafiato.
Cina made USA
L'intelligenza (vero pregio del film), semmai, è nel non prendersi mai troppo sul serio; per guardare al di là del suo aspetto sgangherato e magari recuperare un pò di amabilità grazie a questo splendido atleta 60enne ancora incapace di tirarsi indietro davanti a un'esaltante scena d'azione. Chan è la vera gioia degli occhi, forse l'unica, capace di elargire al proprio stile fumettoso tutta la fluidità di un fuoriclasse senza età. In un continuo 'riciclaggio' americano, ondivago e parlato dritto alla pancia del pubblico, Skiptrace potrebbe allora rivelarsi uno spettacolo sufficientemente dignitoso: scartando il grande schermo, per scoprirsi esteriormente un prodotto da home video. Cialtrone e scanzonato (con perfino un karaoke collettivo sulle note di Adele), e dove tentare, perché no, di riproporre una sinergia fruttuosa tra due continenti, due culture così diverse eppure legate a doppio filo dagli stessi interessi economici.
Movieplayer.it
1.5/5