C'era una volta la norvegese Julie Andeem, che per raccontare gli adolescenti nel miglior modo possibile, passò 6 mesi a intervistarli in giro per la Norvegia a chieder loro dei loro problemi, ansie, desideri, aspirazioni. Nasceva nel 2015 così la serie Skam, che in norvegese vuol dire "vergogna" dal cui format di successo sono nate versioni differenti in vari paesi europei tra cui quella italiana. A crearla, concepirla e dirigerla per l'Italia, Ludovico Bessegato, showrunner di Cross Productions in coproduzione con TimVision. La serie, concepita per durare quattro stagioni, l'ultima disponibile dal 15 maggio, è diventata un successo senza precedenti con un seguito di pubblico che continua ad amarla appassionatamente. Tra le sue particolarità, quella di "estrarre" un personaggio dal gruppo di amici che racconta e renderlo il protagonista di una stagione. Skam Italia, deve il suo successo italiano a Ludovico Bessegato che a giudicare dal ranking delle varie versioni della serie sul web, ha impiantato così bene il suo Skam nella realtà del nostro paese e dei nostri adolescenti, da farle guadagnare il titolo di una delle migliori serie italiane all'estero e un premio, il Diversity Media Award di Milano nel 2019. In pericolo di rinnovo dopo la terza stagione, Skam Italia ha trovato in Netflix un valido alleato e la co-produzione Cross Productions-TimVision ha potuto realizzare la quarta, disponibile dal 15 maggio su TimVision e Netflix, incentrata sul personaggio di Sana, la ragazza musulmana, interpretata da Beatrice Bruschi. Se le classifiche non vi interessano ma siete ancora in cerca di motivi validi per vedere Skam Italia e fare un binge-watching delle quattro stagioni, ecco 5 ragioni a supporto della visione di questo teen drama tanto italiano e universale.
1.L'adolescenza è diversa per ognuno di noi ma uguale per tutti
Chi ha avuto l'ardire di addentrarsi anche nelle versioni straniere di Skam, da quella originale norvegese a quelle americane, spagnola, francese, noterà che le storie principali sono simili. La domanda nascerebbe spontanea: come possono le stesse storie essere credibili in diversi contesti, locali, nazionali? Guardando Skam la risposta è lampante: che si abbiano 16/17 anni adesso o li si abbia avuti negli anni '80 o '90, che si usino Instagram e Whatsapp o le telefonate, certi "drammi" dell'adolescenza sono universali e pur cambiando le coordinate di base, il prodotto non cambia. L'adolescenza è sì diversa per ognuno di noi ma nella sua confusione e nel suo stato alterato di coscienza, è uguale per tutti, a qualsiasi generazione si appartenga. Se John Hughes ed il cinema americano in primis, provò, negli anni '80 a semplificarla quando rappresentata cinematograficamente, cercando di incastonarla in archetipi, dal bullo al nerd, dalla disadattata alla snob, Skam sceglie una strada diversa: le sfumature. Eva, Sana, Eleonora, Giò, Martino, Silvia, Filippo e tutti gli altri del gruppone di Skam, sono persone, conservano molto di ciò che siamo o siamo stati e contribuiscono a generare attorno alla serie un senso di familiarità che titoli come Non ho mai... o Sex Education potranno dare solo in parte.
2. Scansione temporale
La quarta stagione può farlo solo in parte a causa del momento che stiamo vivendo che non permette una contemporaneità fittizia tra gli eventi nella serie e l'attualità, ma Skam si è sempre avvalsa dell'espediente del qui e dell'ora. Anticipati da clip uploadate in tempo reale e post dei personaggi attraverso i loro profili Instagram, gli episodi sono corredati da data e ora e quindi scanditi temporalmente. Il tutto ha permesso di far sentire gli spettatori parte di un diario dei protagonisti e di vivere con più coinvolgimento ciò che accade e sta per accadere. Questo approccio interattivo con chi guarda ha consolidato il seguito di Skam, che così può anche fare a meno di una campagna promozionale classica grazie proprio al passaparola dei suoi fan, parte integrante della serie.
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3. Bullismo, coming out, sessismo, fedeltà, tradimenti, amicizia
Lo avevamo anticipato parlando di universalità dell'adolescenza e dei suoi struggimenti, Skam, grazie al meccanismo di focalizzarsi su di un personaggio diverso per ogni stagione, si permette di poter andare a fondo a tematiche spesso solo sfiorate da vari teen drama oppure al contrario esasperate, come nel caso della serie Tredici. Grazie alla prima stagione ed alla storia d'amore tra Eva e Giò, per esempio, possiamo fare un viaggio sul momento in cui per ognuno di noi arriva la scelta su cosa sia più importante, l'amore o l'amicizia. Quali sono i limiti che vogliamo rispettare per, appunto, essere fedeli ad un amico e a un amore? Ed ancora, Skam Italia ci regala uno dei coming out più commoventi e semplici mai visti. Letteralmente una botta di fiducia nei giovani di oggi, nella loro rinnovata e speriamo diffusa capacità di accettare ogni piccola diversità come unicità.
Si vivranno sentimenti di universale nostalgia per una storia d'amore degna di Chiamami col tuo nome, con quella tra Martino e Niccolò nella seconda stagione che, con l'aiuto di storie complementari, è un'occasione delicata e opportuna per accogliere discussioni su temi sussidiari come quello dei disturbi mentali e alimentari. La terza stagione, pur essendo la più passionale perché dà voce ad un amore nato in circostanze che potremmo definire controverse, si affaccia sul bullismo, sulla violenza, sui ricatti morali perpetrati per vie analogiche e digitali e si spinge anche in acque bollenti come quelle che parlano di consenso, molestie e abuso sessuale.
4. Gli attori
Chi finora si è lamentato dei sempre soliti attori italiani, visti, stravisti e iper utilizzati, riceverà più di una boccata di aria fresca guardando Skam. Prima di tutto per questi volti particolari, non stereotipati, corpi e visi che assomigliano a qualcuno di familiare ma non troppo. La loro recitazione è sempre naturale, intima, a darti la sensazione di far parte di quel gruppo di amici ed essere loro confidente. Se le loro facce poi vi sembrano conosciute, è perché proprio da Skam in poi li avete visti e apprezzati in altro. Il più conosciuto al momento infatti, naturalissimo, romanissimo e biondissimo è Ludovico Tersigni, lanciato come protagonista da Molaioli in Slam - Tutto per una ragazza e diventato trascinatore del successo di Summertime, serie teen estiva, sempre su Netflix. La fiammante ed enigmatica testa rossa di Ludovica Martino invece l'abbiamo riconosciuta nel film debutto alla regia di Leonardo D'Agostini, Il Campione, dove recitava accanto al protagonista Andrea Carpenzano.
E che dire invece di Federico Cesari, l'intenso, tenero e tormentato Martino? Anche lui, dopo una presenza in Il Figlio più piccolo di Pupi Avati, trova in Skam l'occasione per mostrarsi al grande pubblico. Ormai idoli dei fan di Skam anche Rocco Fasano e Giancarlo Commare che incontrano i gusti di un pubblico vasto e dai diversi orientamenti sessuali. A consolidare la fanzine LGBT, ci pensa Pietro Turano (Filippo) che insieme a sua sorella Eleonora in Skam, interpretata da Benedetta Gargari, ci fa venire voglia di far parte della sua sgangherata famiglia. Impossibile nominare tutti gli altri attori degni di nota ma l'ultima menzione va a Beatrice Bruschi, protagonista della quarta stagione con la sua Sana, pronta a abbattere gli stereotipi sulle ragazze musulmane.
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5. Rappresenta gli adolescenti italiani
Ludovico Bessegato, regista e creatore di Skam Italia lo ha ribadito varie volte nel presentare la serie: ci sono delle linee guida da rispettare nell'adattamento ma per il resto c'era massima libertà di trasformare il format per renderlo il più conforme possibile al contesto italiano. Missione compiuta! Se non si sapesse che Skam trae la sua origine da una serie norvegese, sarebbe impossibile capirlo. Siamo a Roma, in tante diverse realtà italiane, dalla casa della ragazza musulmana a quella della figlia unica con genitori presenti. Passiamo poi dal contesto di due fratelli con un rapporto speciale ma con dei genitori che, pur in buona fede, non ci sono mai, al mondo di un presunto bullo maschilista che in realtà nasconde un contesto familiare dove la sua presenza viene ignorata. C'è la gay street di San Giovanni, i modi di vestire e parlare dei ragazzi italiani, una Roma che ti ricorda costantemente la sua presenza, protagonista di tanti momenti significativi della serie. E infine un linguaggio, un gergo, se vogliamo chiamarlo così, curato, pulito quando deve ed esagerato se necessario. Non è un caso che Skam sia, per citare lo stesso Bessegato, un ecosistema in cui gli adolescenti vivono e si rivedono. Basti questo a capire il valore di una serie che, come le sue sorelle negli altri paesi, dovrebbe fermarsi alla quarta stagione ma che vorremmo veder continuare ancora a lungo.