Per abbandonarci alla recensione di Skam Italia 4, disponibile su Netflix e TimVision dal 15 maggio, presunta ultima stagione di un teen drama italiano amatissimo tra gli adolescenti e non solo, lo stato d'animo giusto da impostare è quello della propria adolescenza. I ricordi personali di ognuno di noi saranno base essenziale per impostare il mood alla visione di questa season finale, perché favoriranno un transfert dello spettatore in un viaggio all'interno del proprio racconto di formazione. Skam Italia ha avuto, sin dalla prima stagione, proprio questo effetto sul suo pubblico, composto, almeno inizialmente, da adolescenti, complice il modo interattivo e virale con cui ogni episodio veniva trasmesso. Anticipato da clip con tanto di data e ora e corredato da post dei protagonisti dalle pagine Instagram dei loro personaggi, ha dato vita ad un modo personalissimo e intimo di fruire questa serie TV. Nato da un format norvegese, Skam in Italia deve il suo italianissimo adattamento a Ludovico Bessegato che per Cross Productions e TimVision ha costruito un mondo fatto di personaggi-amici che nel corso delle stagioni hanno anche veicolato discussioni su temi importantissimi in adolescenza e non solo, come il bullismo, l'abuso sessuale, i disturbi alimentari, l'omofobia, il razzismo, la discriminazione religiosa.
Dove eravamo rimasti? La terza stagione si era conclusa con una festa di fine anno scolastico dove tutti sembravano aver trovato la quadratura del cerchio, Giò con la pallavolista Sofia, Eva con Federico, Eleonora, protagonista della stagione, con il suo bel Edoardo Incanti, si preparava forse a trasferirsi con lui in America. Silvia si era addirittura abbandonata tra le braccia di Luchino e Sana? Lei più che mai l'avevamo lasciata, come ci aveva abituato nelle tre stagioni, un po' in disparte, ad assistere alle vite delle sue amiche. Ma se prima scorgevamo il suo sguardo saggio su di loro, le ultime immagini di Skam Italia 3, la raffigurano con un velo di tristezza ad aprirle le porte sulla quarta stagione, quella a lei dedicata. In Skam Italia si parla di protagonisti di stagione perché uno degli espedienti narrativi più efficaci della serie ideata dalla norvegese Julie Andem e divenuta italiana grazie a Bessegato, è quello di mettere a fuoco un personaggio per ogni stagione così da poter approfondire un argomento e intraprendere un percorso personale e approfondito.
Sana (Beatrice Bruschi) è la ragazza di fede musulmana, forse sulla carta un outsider naturale in un mondo come quello in cui è ambientato Skam, tanto familiare alla maggior parte del pubblico che lo guarda. È proprio per questo che entrare veramente nell'universo di Sana, operazione prevista da copione per la quarta stagione, avrebbe permesso di regalare emozioni ben più forti di quelle vissute nelle precedenti storie. Una stagione in pericolo di realizzazione ma che ha trovato la sua salvezza grazie allo sforzo produttivo di Cross Productions, TimVision e l'arrivo di Netflix a sigillare definitivamente il finale della serie così come era avvenuto negli altri paesi. Skam Italia 4 non delude le aspettative e supera se stessa, arrivando come mai prima d'ora a rispondere a tante domande dell'adolescenza con efficacia, chiarezza e leggerezza.
Nel mondo di Sana
Le precedenti stagioni avevano seminato indizi per costruire la personalità di Sana. Pur non essendo mai a fuoco, tornando con la mente a ritroso lungo le storie degli altri, il personaggio interpretato da Beatrice Bruschi si è fatto sempre sentire e notare. Sana è arrogante, all'apparenza sicura di sé e della sua solida fede religiosa ma nel suo essere spigolosa e fin troppo schietta, nasconde in maniera fin troppo evidente, molte insicurezze. Questa descrizione di Sana appena fatta ci risulta chiara solo pochi minuti dopo che la stagione a lei dedicata è iniziata: la sceneggiatura di Bessegato ha preparato il terreno per un crescendo di curiosità sull'imminente scoperta di un mondo, quello di Sana, che ci rendiamo conto di non conoscere, né nella finzione della serie, né nella realtà di tutti i giorni. Sana porta gli occhiali da sole alla moda, cambia velo a seconda di circostanze, umore e contesto, si ritocca il trucco per piacere di più, porta sempre il rossetto nella borsa, ascolta musica irriverente e si colloca, evidentemente, in mezzo tra una vita alla "occidentale" e quella delle sue amiche di fede musulmana, molto più devota alla religione e alle tradizioni. Ora guardiamo il mondo dal punto di vista di Sana e ne scopriamo dubbi, insicurezze e sorprendentemente, pulsioni. Sono solo i primi episodi ma Skam ci è riuscito di nuovo, siamo dentro la narrazione in attesa spasmodica di sapere di più e di vivere tutto. Il resto Beatrice Bruschi lo dice con gli occhi, un'attrice tutta da scoprire.
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Jane Austen
La vita di Sana segue un ritmo diverso da quella dei suoi amici, viaggia su un binario parallelo fatto di preghiera, lunghi respiri, corse nel verde incontaminato e musica trap a fare da contrappunto mentre là fuori tutto gira ad una velocità frenetica, tra feste, alcol, vecchi e nuovi amori e desideri da ultimo anno di liceo. Sana sembra riuscire a mettere sempre un piede dentro questa roulette senza mai cadere nel vortice, almeno fino a quando l'innamoramento, l'attrazione arriveranno a rompere tutti gli equilibri. Mentre il castello di cristallo di un equilibrio è ancora difficile da tenere in piedi e fa per sgretolarsi, Skam si concede una danza al ritmo di Sana, quello di un rituale di corteggiamento, sguardi e piccoli gesti che ad uno sguardo più attento ricorderanno la poetica dei romanzi di Jane Austen.
E poco importa se la corrispondenza tra Sana e il bel Malik (Mehdi Meskar)avviene attraverso Instagram, sembra di scorgere Elizabeth Bennett e Mr Darcy di Orgoglio e Pregiudizio, o meglio ancora Elinor Dashwood e Edward Ferrars di Ragione e Sentimento. Il malinteso, l'amore impossibile, dialoghi intensi senza potersi guardare negli occhi: non c'è un bacio ma la tensione sessuale, la voglia di toccarsi, baciarsi, è nitida e riempie gli occhi, il cuore e scuote i corpi. Due mani si sfiorano e ricordano il momento in cui la mano di Keira Knightley incontra quella di Matthew Macfayden nel film di Joe Wright.
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Musica e il resto scompare...
Non c'è mai un brano fuori posto in Skam Italia 4, è già stato detto sicuramente nel corso di questi anni ma va ribadito. Dal suono delle preghiere di Sana alla trap irriverente che va contro ogni dettame del Corano, c'è sempre almeno un momento in ogni episodio in cui una track è così "azzeccata" in quel contesto che si vorrebbe applaudire alla squadra di Cross Productions e TimVision. Menzioni speciali al sottofondo per l'arrivo delle UFB - Unione Fregne Bastarde affidato a M¥SS KETA e la sua La casa degli specchi ed alla sempreverde Videotape dei Radiohead, tappeto emotivo perfetto alla scoperta definitiva di Sana.
I perché di Sana
Grazie alla storia di Sana, non si parla più solo di adolescenza qui ma di una realtà, quella dei ragazzi di fede musulmana in Italia e delle loro famiglie che sembriamo tutti voler relegare agli stereotipi. Gli stessi stereotipi che, appena la cronaca entra di soppiatto nelle nostre vite, si ritrovano, nostro malgrado, ad essere gli unici elementi con cui pretendiamo di valutare una situazione o analizzare un contesto. Skam Italia 4 ci apre le porte delle case dei ragazzi musulmani, tra chi ha una fede incrollabile e chi, come molti cattolici del resto, naviga a vista in acque ibride. Sana si chiude sempre di più perché tutti hanno paura a farle domande rimanendo nell'ignoranza. Sarà Martino a chiederle di narrare le proprie azioni, spiegare il perché del velo, delle preghiere, del non potersi toccare, della verginità fino al matrimonio. I perché di Sana sono la nostra finestra su di un mondo che come tutti gli altri ha pregi, difetti, valori e ancora tante battaglie da combattere, compresa quella dell'uguaglianza ed equità. Alla fine di Skam, di questa confessione, si può solo pensare che bastava chiedere e, per citare Martino, rispondere anche alle domande più stupide per evitare il perpetuarsi dell'ignoranza.
Il cerchio si chiude
Se la stagione 4 è veramente l'ultima, come è stato negli altri paesi (invitiamo Bessegato a pensare ad uno spin off su Filippo interpretato da Pietro Turano) è giusto che il cerchio si chiuda come era iniziato. Un momento da dedicare a chi non ha avuto tanto spazio oppure a chi ha ancora qualcosa da dire prima di salutare. L'episodio finale emana nostalgia dal primo fotogramma, ogni piccolo nodo viene al pettine ed è arrivato il momento degli ultimi chiarimenti, i saluti e le rese dei conti. Nel caso di Skam Italia 4 è proprio il caso di dire che tutto va come avremmo desiderato senza neanche un briciolo di stucchevolezza, un po' come alla fine di Noi Siamo Infinito, a braccia spalancate su di un auto, cantando Heroes di David Bowie.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Skam Italia 4 applaudendo Ludovico Bessegato per aver superato le aspettative della stagione più difficile da scrivere, quella su Sana, la ragazza di fede musulmana e il suo mondo, sconosciuto ai più. Non accontentandosi solo di dare seguito alle avventure dei suoi amati protagonisti, la serie riesce anche questa volta a rispondere a tante domande dell’adolescenza con efficacia, chiarezza e leggerezza non trascurando la colonna sonora e un ritmo che tiene sempre alta l’attenzione. Skam conferma che in Italia ci sono autori e attori validi, basta solo voler veramente realizzare qualcosa di vero e concreto e per questo sempre innovativo. Anche se la quarta stagione dovrebbe, per far fede al suo format norvegese di riferimento, essere l’ultima, rimane la voglia di rivedere questi ragazzi, al più presto.
Perché ci piace
- Entra nel mondo dei ragazzi musulmani in Italia con delicatezza e chiarezza.
- Racconta l’adolescenza italiana con i sentimenti, i dialoghi e gli attori giusti.
- Ha una colonna sonora che non perde mai un colpo.
- Interagisce costantemente con lo spettatore, facendolo sentire parte del gruppo che racconta.
Cosa non va
- Tende a romanzare o semplificare alcuni momenti.
- Non ci sono mai veri cattivi e questo non sempre rispecchia la realtà.