Che lotti contro mostri alieni o si impegni nella salvaguardia di una specie in pericolo, Sigourney Weaver è da sempre non solo un'icona del cinema ma dei nostri cuori. Con le donne da lei interpretate ha ispirato generazioni contribuendo a scardinare quell'idea che relegava a ruoli femminili il solo compito di compiacere lo sguardo dello spettatore maschile. La sua Ellen Ripley, ha sovvertito molti cliché dell'horror restituendo allo schermo la storia di una donna capace e sottovalutata, un'individuo reale pur nell'irreale. In Gorilla nella nebbia raccontava invece la storia della ricercatrice Dian Fossey, in prima linea nella salvaguardia dei Gorilla, mentre nel più recente Master Gardner le è stato affidato un personaggio insidioso: una despota, risoluta e cinica, proprietaria di una grande tenuta.
Un percorso pieno di successi, vario e intenso, che qui all'ottantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia viene celebrato attraverso l'assegnazione all'attrice del Leone d'oro alla carriera. Un riconoscimento che l'ha portata in questa rovente prima giornata al Lido sia per ritirare il premio durante la cerimonia di apertura, sia per tenere una masterclass per i pochi che riusciranno ad entrare. Noi intanto sabbiamo partecipato alla conferenza stampa dove Weaver ha raccontato del suo lavoro e delle sue origini.
L'importanza dei ruoli femminili
Nel parlare dei suoi ruoli e del futuro l'attrice ha subito esordito con quello che è un progetto a lungo termine: "Spesso mi chiedo il perché dovrei fermarmi, è tutto così eccitante e devo ancora girare due Avatar! Credo di aver sempre amato e rispettato questo lavoro, a volte avrei voluto fare di più." Impossibile poi ignorare la forza, anche sociale, che molti dei suoi personaggi hanno incarnato, ed è grazie anche a quei ruoli e a ciò che hanno rappresentato, che si potrebbe presto avere una presidente degli Stati Uniti: "Pensare anche solo per un momento che il mio lavoro possa avere un impatto sul fatto di avere una donna presidente è incredibile. Ho apprezzato molto che il mio personaggio in _Alien fosse trattato prima di tutto come una persona e non una donna."_
Ha poi continuato dicendo. "Ridley Scott è uno dei pochi autori che possono portare in scena una sceneggiatura così. Ripley non necessitava di essere femminile, lei era una di noi: è ciò che diventiamo quando dobbiamo trovare un modo di farcela e non implica per forza essere coraggiosi. Noi donne non siamo mai state trattate come avremmo dovuto: noi possiamo fare tutto e il cinema ha come usato un piccolo pezzetto di torta, ma noi siamo la torta intera!"
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Prima della fama
Ripercorrendo le tappe della sua carriera ha raccontato il rapporto con la famiglia e in particolare il rapporto di stima con suo padre: "Mio padre è stato per me una grandissima ispirazione. Lui trascorreva ogni giorno con diversi personaggi difficili ma si divertiva e gli piaceva il suo lavoro, anche per questo sono entrata nello show business. Non avevo grandi aspettative all'inizio, ma mi sentivo molto libera. Mio padre nel '62 lanciò la prima tv via cavo, ebbe tanti problemi ma non rimase mai amareggiato, io in determinate situazioni sono più amareggiata di lui. I miei genitori non pensavano avrei avuto successo, credevano l'ambiente mi avrebbe mangiato viva e quando hanno visto il mio successo sono rimasti scioccati."
Ha avuto anche lei, però, momenti di sconforto, specialmente nel periodo universitario: "Ad un certo punto ero molto scoraggiata: a Yale pensavano volessi fare televisione e a volte rispondevo che volevo fare un lavoro in pasticceria o in banca, così potevo toccare soldi anche senza averli. I miei amici mi proponevano ruoli nei teatri, poi ho ottenuto il mio primo ingaggio in un teatro serio e lì ho capito che potevo fare questo lavoro."
L'impegno sociale
Sigourney Weaver si è distinta negli anni anche per l'impegno nelle cause di valenza sociale. È ancora fortemente legata alla Dian Fossey Gorilla Fund alla quale si è avvicinata dopo aver girato Gorilla nella nebbia: "Sto ancora lavorando con la fondazione Fossey e sono molto entusiasta del lavoro che fanno. Hanno capito che monitorando la salute della comunità locale del Ruanda avrebbero protetto di conseguenza i gorilla. La maggior parte degli scienziati sono ruandesi. Credo che il film venga ancora fatto vedere nelle scuole e mentre giravamo pensavo avrebbe interferito con la vita dei gorilla e invece non è stato così."