Signs of Love, la recensione: un (buon) film di strade e di amori

Signs of Love, la recensione: un film di resistenza, di amore e di sacrificio. Tra la strada e i sogni. Alla regia un esordiente (da tenere d'occhio): Clarence Fuller. Protagonisti, Hopper Jack Penn e Zoë Bleu.

Signs of Love, la recensione: un (buon) film di strade e di amori

Un mondo nel mondo. Una storia nella storia. Una storia di disperazione e una storia d'amore, una storia famigliare e una storia criminale. Storie e mondi intercambiabili, che si alternano e si susseguono, scambiandosi di posto. Nei suoi altalenanti umori, Signs of Love, opera prima di Clarence Fuller, è uno di quei film che potremmo definire "sinceri". Un film piccolo, riservato, che non smania ma anzi accetta la sua indole scapigliata, abbracciando le storture e i momenti migliori, frullando tutto in quell'enorme categoria che racchiude il cinema americano indipendente. Quello lontano dai riflettori, lontano dall'incredibilità. Quel cinema che risponde al disagio, alla leggerezza, alla sperimentazione. Alla realtà, in qualche modo. Un cinema bisognoso di persone e non personaggi; un cinema che inciampa, che cade, che svirgola, ma che ha la tenacia di crederci, di mettercela tutta.

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Signs of Love: una sequenza del film

Proprio come il protagonista di Signs of Love che, come detto dal newyorkese Clarence Fuller, si rifà ai suoi tratti biografici: un padre tossicodipendente e un nipote molto simile ad un fratello. Vedendolo, infatti, sembra proprio che il film rispecchi in modo limpido l'interessante visione di Fuller. Una visione forse non indimenticabile per la sua originalità, ma comunque strettamente coerente con la voglia di mettere in scena un film che parlasse (soprattutto) d'amore. L'amore che salva la vita, e l'amore che si nasconde negli angoli più impervi di un mondo in fiamme. Eppure, Signs of Love, dal budget praticamente irrisorio, non ha l'ambizione di volare troppo alto, bensì si focalizza su uno spaccato di anime colorate e di strade squallide, segnando quel confine netto che separa schematicamente la classe sociale americana.

Signs of Love: la trama del film

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Signs of Love: una foto del film

Attenzione, però: Signs of Love non è un film di denuncia politica, né tantomeno sociale. Ci sono degli accenni, certo, ma le intenzioni di Clarence Fuller, in un certo senso, sono molto più narrative, ecco. Un'opera che parte da uno spunto: il peso specifico dello spaccio e della dipendenza che può avere all'interno di una dinamica famigliare portata allo stremo. Anzi, estremizzata dal contesto in cui vivono: siamo tra Fishtown e Port Richmond, due dei sobborghi più complicati di Philadelphia. Il protagonista, quasi mai lasciato dal regista, è Frankie (Hopper Jack Penn, figlio di Sean), un ragazzo che vorrebbe uscire dai giri della microcriminalità, provando ad occuparsi in modo legale di suo nipote adolescente, Sean, figlio della sorella tossicodipendente Patty (Dylan Penn, figlia di Sean).

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Signs of Love: una scena

Frankie ci prova, procura il cibo (e ruba biciclette...), tiene a bada gli spacciatori e, una volta ogni tanto, incontra suo padre (Was Stevens) in un diner gestito da Rosie (Rosanna Arquette), anch'esso con accentuati problemi di dipendenza dalle droghe. Ad un certo punto, e nel bel mezzo dello miseria, Frankie incrocia lo sguardo di Jane (Zoë Bleu, figlia di Rosanna Arquette, anch'essa nel cast), una ragazza sorda e per lo più muta, che legge le labbra e comunica scrivendo ciò che pensa scrivendolo sul cellulare. Per Frankie, la ragazza è un segno d'amore: la possibilità di evadere da una realtà complessa e spietata.

Un piccolo film d'amore

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Signs of Love: un'immagine del film

Ed è la realtà con cui fa i conti il cinema di Fuller a dettare le incontrollabili svolte del film. Svolte, bisogna dirlo, abbastanza convenzionali, sfuggendo senza la giusta attenzione o il giusto carattere. Se i piani della strada e della famiglia sembrano fare a gara, è invece convincente l'umore sgraziato, enfatizzato e reso tangibile dalla macchina a mano del regista. L'inquadratura spesso è sbilenca, taglia l'immagine, tenta di stornare la linearità suggerendo il movimento tanto della storia quanto il movimento di Frankie, simbolo che anche il futuro più grigio può essere squarciato dalla consapevolezza e dalla rinascita.

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Signs of Love: un momento del film

Un film sparuto, asciutto e dalla tecnica introduttiva (ottima anche la colonna sonora composta da un altro esordiente, Kyle O'Quin), girato in pochi giorni, e che esaurisce volutamente i dialoghi e si concentra invece sugli occhi, sulle smorfie, sulle mani sporche. Sul sacrificio in nome dell'amore, e sulla resistenza schiva di una vita che prende il sopravvento. Insomma, Signs of Love è la dimostrazione del talento di Fuller, bravo anche nella scelta di casting (avremmo voluto vedere molto di più Zoë Bleu), capace di irradiare la scena) e bravo nelle necessità che, cinematograficamente parlando, diventano irrinunciabili virtù.

Conclusioni

Una storia di strada, una storia di sacrificio, una storia d'amore. Come scritto nella nostra recensione, Signs of Love è un buon film d'esordio (alla regia Clarence Fuller), che compensa le storture grazie ad un buon occhio e un buon cast. Su tutti, i protagonisti: Hopper Jack Penn e Zoë Bleu.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Hopper Jack Penn e Zoë Bleu sono bravi e credibili.
  • La colonna sonora.
  • La fotografia.
  • Lo spirito indie e low budget.

Cosa non va

  • Poca originalità.
  • Avremmo voluto vedere di più Zoë Bleu.