Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere, la recensione dell'ottavo episodio: il ritorno di Sauron

La recensione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere 1x08, appuntamento conclusivo con la prima stagione delle serie Amazon Prime Video, particolarmente intenso ed emozionante e foriero delle risposte che tutti noi aspettavamo.

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Gli Anelli del Potere: un'immagine del settimo episodio

Il risveglio del Monte Fato e la trasformazione delle Terre del Sud nell'infuocata e inospitale Mordor erano solo il preludio al ritorno del Signore Oscuro, Sauron, e bisogna ammettere che la serie Prime Video ha mantenuto quelle grosse promesse taciute rivolte ai fan. Su tutte, rivelare entro la fine della prima stagione de Il Signore degli Anelli la vera identità dell'Ingannatore, che già nei primi attimi era chiaro aleggiasse come un'ombra malvagia e furtiva tra i protagonisti principali, ben celata agli occhi dei buoni. Chiaro anche questi otto appuntamenti con la serie fantasy Amazon fossero a loro volta solo la fine dell'inizio della vera grandeur e dell'epica intrinseca nell'universo creato da Tolkien, elemento ben chiarificato in questo final(on)e di stagione denso di emozioni e risposte. Parleremo di tutto e senza riserve, in questa recensione dell'ottavo e ultimo episodio de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, dunque il consiglio è di non proseguire oltre per evitare pesanti spoiler sul season finale. E quando diciamo pesanti, intendiamo dei veri e proprio fardelli.

Saggio

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Gli Anelli del Potere: un'immagine del settimo episodio

Il settimo episodio ha rappresentato la chiusura stagionale delle storyline di Khazad-dum e dei numenoreani. Nel primo caso abbiamo visto la quadra sul cerchio del confronto generazionale tra padre e figlio, vecchio e nuovo, conservatorismo e innovazione, mentre nel secondo Miriel ha promesso alleanza, supporto e ritorno a Galadriel per sconfiggere il male ormai insidiatosi nella Terra di Mezzo. C'è un qui un brave assaggio del ritorno all'Isola dei Primi Uomini della futura regina di Numenor, ma l'intera runtime dell'episodio è completamente dedicata allo Straniero e alla fucina di Celebrimbor. Avevamo lasciato lo Straniero mentre si incamminava verso est, alla ricerca di "casa". A seguirlo il misterioso trio malvagio e un piccolo drappello di pelopiedi guidato dal povero Sadoc e Nori. Raggiunto dal primo gruppo, lo Straniero viene identificato come Sauron: la caduta dal cielo, la resistenza al fuoco, i suoi poteri di dominio sulla natura e la memoria offuscata. In effetti, lo Straniero è stato indicato non in poche teorie dei fan come il possibile Signore Oscure sotto mentite spoglie e proprio a causa di questi dettagli elencati anche dalla donna in bianco, ma alla fine si è rivelato il depistaggio che sospettavamo. Lo scopre anche il diretto interessato, difendendo i pelopiedi e sconfiggendo quelle che sembrano essere una sorta di prototipo in lavorazione dei futuri Nazgul, almeno nella loro forma "da mondo invisibile". Quando lo Straniero stringe il bastone magico di una delle tre sprigiona infatti un'enorme quantità di potere luminoso che le debella in un attimo, non prima che il trio si riferisca però al personaggio con l'appellativo di Istar. Ne parlavamo in un articolo dedicato allo Straniero a ridosso del terzo episodio. Era quasi certo si trattasse di uno degli stregoni dell'ordine di Gandalf, ma nonostante questa conferma non è ancora dato sapere di chi si tratti.

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Gli Anelli del Potere: un'immagine del settimo episodio

È uno dei maghi blu? Forse Saruman? O magari davvero Gandalf, come ipotizzato e desiderato dai più? Istar in lingua umana significa "saggio", e una volta appreso il suo ordine lo Straniero comincia a ricordare e imparare velocemente, scegliendo d'imbarcarsi in un lungo viaggio alla ricerca dell'antica e leggendaria Rhune per conoscere tutta la verità sulla sua esistenza. Scegli di accompagnarlo anche Nori, che spinta dalla famiglia abbandona definitivamente la sicurezza per vivere con coraggio e scoprire il vasto mondo che in qualche modo era stato "precluso" ai piccoli pelopiedi. Ed è qui che l'Istar pronuncia una frase ben nota agli amanti di Tolkien e della Trilogia di Peter Jackson, solo votata alla dolcezza e non all'olezzo: "Quando sei indubbio, Eleanor Brandipiede, segui sempre il tuo naso". Non fatevi trasportare troppo dai sentimenti, però: per bocca degli showrunner, l'Istar ha mostrato nel corso di questa prima stagione tanti elementi legati a ognuno degli Stregoni conosciuti, e la domanda da continuare a porsi non è che nome abbia ma chi egli in realtà sia. La storia d'origini del personaggio, dunque, non è ancora completa, e lo sviluppo ancora lungo e ricco di curiosità da scoprire.

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L'equilibrio perfetto

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Gli Anelli del Potere: una scena del finale di stagione

Ma se Sauron non è mai stato lo Straniero, allora chi? Gli sceneggiatori hanno voluto guidare gli spettatori lungo i tanti passaggi che hanno infine portato alla soluzione definitiva. Gli indizi sono sempre stati lì e, al contrario dell'Istar, erano giusti: fabbro di professione, presunto erede al trono delle Terre del Sud, sconosciuto persino ad Adar e fin troppo interessato a raggiungere la fucina di Celebrimbor nonostante le ferite mortali riportate nella battaglia contro gli orchi. Affascinante, misterioso, aitante e furbo. Soprattutto, un personaggio inedito nell'economia del lavoro di Tolkien e per questo primo e grande sospettato. Sì, Halbrand è Sauron, nella sua versione umana, quella che nei libri è conosciuta come Annatar, "Signore dei Doni", e che qui la serie non tarda infatti a citare. È infatti Halbrand che suggerisce a Celebrimbor praticamente ogni passaggio della forgiatura dei Tre Anelli degli elfi, definendo i suoi consigli "dei doni", con accento ed enfasi sui supposti regali che sta elargendo. La cosa insospettisce Galadriel, che di lì a poco scopre infatti la sua vera identità, trascinata da Sauron in un limbo onirico dove le viene ricordata la sua mano tesa all'oscurità, la tensione verso il potere, addirittura la sua indolente cecità davanti allo stesso nemico che aveva giurato di sconfiggere.

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Gli Anelli del Potere: una scena del finale di stagione

Halbrand non si presenta come una nemesi, però. Al contrario, suggerisce come la sconfitta di Morgoth lo abbia liberato, donandogli finalmente respiro, e come il suo obiettivo sia la salvezza della Terra di Mezzo, che però Galadriel suggerisce essere in realtà dominio: "Non vedo differenza", ribatte Sauron, mostrandole anzi come sarebbe potuta diventare l'elfa guerriera al suo fianco, promettendole di renderla "una regina bella come il mare e il sole. Più solida delle fondamenta della terra". Cita direttamente la Galadriel della Terza Era interpretata da Cate Blanchett (altro richiamo diretto alla Trilogia dopo "il naso) ma dà soprattutto senso, peso e continuità retroattiva alle parole del personaggio durante gli eventi della Compagnia dell'Anello, specificando come quella sia stata la sua ultima ma più importante sfida da superare: la malia di un sicuro e tirannico potere, a quanto pare anche prima battaglia morale del personaggio nella lotta contro Sauron. Ricacciata la tentazione, Galadirel propone di forgiare tre anelli destinati unicamente agli elfi: "Uno corromperà sempre, due divideranno. Con tre c'è bilanciamento". Ed è così che si conclude in effetti questa prima stagione del Signore degli Anelli: in modo bilanciato e mostrando la finitura dei Tre Anelli Elfici, i primi in assoluto mai creati, mettendo finalmente in moto il grande piano di Sauron verso la creazione dell'Unico.

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Gli Anelli del Potere: una scena del finale di stagione

Tirando le somme, la prima stagione degli Anelli del Potere è riuscita soprattutto a conquistarci, al netto di un paio di perplessità. L'approdo a risposte che già ci eravamo dati è segno immanente della bontà della scrittura-struttura, intesa come ossatura delle origini e dell'evoluzione dei protagonisti. È come se gli sceneggiatori abbiano voluto partire dai prototipi ancestrali e tolkeniani di questi personaggi, riformulandone in parte le gesta (dove possibile, mai modificando quanto eterizzato dal linguista britannico, semmai aggiungendo) per poi svelarli. Ricorda un po' la forgiatura stessa degli anelli: leghe da scegliere, la giusta pressione da esercitare, la rifinitura a mano dei dettagli. J.D Payne e Patrick McKay hanno voluto riportare in forma grezza un diamante già conosciuto, divertendosi nell'operazione di ripulitura dei contorni e delle impurità, fino a farli brillare nuovamente e rimetterli al loro posto. Siamo ancora lontani dai Silmaril e dalla loro incommensurabile luminescenza e perfezione, ma forse ci arriveremo. Quella che abbiamo al momento è un'opera dall'indubbia caratura produttiva che necessita però di una migliore lavorazione emotiva. Non mancano sostanza e contenuti, ma è la struttura di alcune relazioni e lo sviluppo di alcuni dialoghi e storyline a non convincere come invece dovrebbe. L'idea è che più ci si avvicinerà al materiale conosciuto, alla strada in pratica meglio battuta, e più tutto migliorerà gradualmente, come un'equazione non scritta ma fissa lì, nel mondo invisibile della narrativa per immagini. Quanto ci vorrà? Questo non ci è ancora dato saperlo, ma forse un'indizio potrebbe celarsi nella presentazione stessa che Tolkien fece degli Anelli del Potere nei suoi scritti, tradotta in canto proprio in chiusura di stagione: tre anelli agli elfi (prima stagione), sette ai nani (seconda stagione), nove agli umani (terza stagione) e uno all'Oscuro Signore (quarta stagione).

Conclusioni

In conclusione di recensione, oltre ad essere uno dei migliori e più completi della serie, l'ottavo e ultimo episodio del Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere risponde anche a diverse domande fondamentali poste nel corso della stagione, giungendo a una conclusione non solo epica ma finalmente emozionante a tutto tondo, ricca di citazionismo e belle speranze per il futuro del progetto. Ritmo, confronti, interpretazione e scrittura sono tra i massimi finora storici della serie, che ormai in navigazione verso la seconda stagione dovrebbe mantenere questa qualità e, anzi, migliorarla ancora di più, così da arrivare all'Unico più in forma che mai, pronta alla battaglia finale della Seconda Era.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Il forte impatto emotivo delle rivelazioni.
  • L'interpretazione di Daniel Weyman, finalmente completa nei panni dello Straniero.
  • La scrittura solida del finale di stagione, forse perché libera dai giri di parole.
  • Un certo e riuscito confronto.

Cosa non va

  • Bisognerà attendere altri due anni per il prosieguo.