Sidney Poitier, un mito capace di cambiare da solo un'intera industria, in grado di rappresentare da solo un'istanza rivoluzionaria che, per l'epoca, fu realmente innovativa. In giovane età, Sidney ha scoperto la recitazione, iniziando una carriera ambiziosa ad Hollywood che è corsa di pari passo con le trasformazioni sociali e politiche degli Stati Uniti. Vincitore di due premi Oscar e di innumerevoli altri riconoscimenti, alla sua memoria è stato dedicato un documentario, lanciato su Apple TV+ il 23 settembre 2022. Nella nostra recensione di Sidney Poitier (in lingua originale semplicemente Sidney), prodotto da Oprah Winfrey, mettiamo in evidenza l'essenzialità e la compostezza di un'opera perfettamente contestualizzata a livello storico, ma che lascia da parte alcuni tasselli della vita privata e artistica di questa icona intramontabile della settima arte.
Eredità e valori
La pellicola, diretta da Reginald Hudlin (Safety, The Black Godfather) prosegue la scia degli ultimi lavori documentaristici del cineasta americano e celebra un mito vivente dell'industria cinematografica, mettendosi in punta di piedi per comprendere la sua interiorità e spirito indomito che l'hanno poi reso, con il passare degli anni, uno dei personaggi più influenti della Hollywood dell'epoca. Quello che appare straordinario, all'interno del film, è il legame profondo e indissolubile tra la vita privata dell'artista e la sua carriera, quasi come se quest'ultima rappresentasse solo un'estensione su schermo del suo vissuto. Il documentario centra questo punto, costruendo un ritratto in primis umano e poi artistico di Sidney Poitier che, in questa storia di straordinari successi e momenti bui, non è il solo e unico protagonista. È infatti azzeccata la scelta di alternare il racconto della star nativa di Miami con altre importanti testimonianze come quelle di Spike Lee, la stessa Oprah, Denzel Washington, Morgan Freeman, Halle Berry e tanti altri che hanno visto in lui un'ispirazione, un modello, una scintilla capace di alimentare la loro passione e di combattere al contempo per la loro emancipazione.
Ecco che quindi, dal punto di vista tematico, la connessione tra i valori trasmessi dai genitori a Poitier e la condivisione di questi fondamenti veicolata tramite la recitazione, calza a pennello con gli interventi di altre celebrità che hanno rappresentato l'eredità di questa leggenda nel momento in cui si è ritirata dalle scene. Da sottolineare, inoltre, a livello di scrittura, come il copione redatto da Jesse James Miller (I Am Alfred Hitchcock, Rituali pericolosi) tesse un legame sottile e funzionale tra la carriera del divo hollywoodiano e i risultati sociali che ciò rappresenta per la comunità afroamericana. Il contesto storico è molto importante nella pellicola ed è imprescindibile per capire alcune scelte artistiche di Sidney Poitier che ha sempre misurato e ponderato le sue interpretazioni in base al loro significato politico e culturale. Un attore attivista che ha combattuto a viso aperto tutte le turbolenze degli Anni Sessanta e Settanta e che già in pieno Maccartismo non è sceso a compromessi.
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Qualche inevitabile compromesso
Detto questo, a livello strutturale, Sidney Poitier ha un'impostazione molto classica, mostrando da un lato interviste recenti all'artista e alle altre celebrità e dall'altro valorizzando filmati dell'epoca e sottolineando in particolare la loro importanza socio-culturale. L'aspetto più riuscito, da questo punto di vista, è la gestione degli estratti di lungometraggi in cui ha recitato Poitier o che ha diretto o prodotto. In un titolo celebrativo come questo ci si aspetterebbe che le opere di questo personaggio fagocitino tutto il resto, al contrario, invece, sono poste in perfetto equilibrio e non sono per nulla invadenti, dando la possibilità al pubblico di recuperare in totale serenità questi film dei quali sono mostrati solamente delle scene salienti o propedeutiche al contenuto del documentario. Veniamo, però, ad una piccola nota stonata che riguarda proprio il racconto della carriera di Sidney Poitier.
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All'interno del film, ovviamente, viene dato maggiore peso alle opere che hanno reso la star un mito intramontabile come Uomo bianco, tu vivrai! (1950), Il seme della violenza (1955), La parete di fango (1958), Un grappolo di sole (1961), Indovina chi viene a cena? (1967) e molti altri, ma purtroppo finiscono nel dimenticatoio gli ultimi progetti che hanno visto l'attore al centro, ovviamente per mancanza di minutaggio e spazio, ma è un peccato che anche il viale del tramonto attoriale di Poitier non sia ricordato a dovere. Allo stesso modo, l'ago della bilancia del lungometraggio pende sulla carriera recitativa dell'icona cinematografica, relegando quasi all'ultima mezz'ora su 1 ora e 50 circa di montaggio finale il suo ugualmente importante ruolo di regista e produttore che per quanto sia più secondario rispetto al resto, ha comunque un suo valore, specialmente perché rafforza la sua posizione all'interno dell'industria filmica hollywoodiana. Conseguenza di queste mancanze, che sono però un inevitabile compromesso considerando la sterminata vita artistica di Sidney Poitier, è che tutta l'ultima parte del progetto è fin troppo accelerata e questo va a scontrarsi con l'approccio usato maggiormente nella pellicola, che invece è più compassato, prendendosi del tempo per ogni evento saliente dall'esistenza della celebrità.
Conclusioni
La nostra recensione di Sidney Poitier evidenzia come è possibile rappresentare con umanità e rispetto una vita così tanto straordinaria, analizzando il contesto storico di riferimento e mostrandoci l'eredità che questa leggenda hollywoodiana ha seminato nel corso del tempo. Con una scrittura che mantiene una connessione costante tra cinema e cambiamenti socio-culturali ed una regia che valorizza il personaggio, ma anche gli importanti interventi presenti, il documentario lascia purtroppo in ombra gli ultimi anni della carriera attoriale di Poitier, dando poco spazio al suo ruolo di produttore e regista.
Perché ci piace
- L'analisi del contesto storico e socio-culturale
- L'attenzione all'eredità che Sidney Poitier ha lasciato alle generazioni a venire.
- Il bilanciamento tra interventi, spezzoni di lungometraggi e filmati dell'epoca.
Cosa non va
- Poco spazio agli ultimi anni della carriera della star e al suo ruolo di produttore e regista.
- Un ritmo che nell'ultima parte accelera bruscamente.