Dai 12 milioni di visualizzazioni su YouTube ad una commedia sul grande schermo che adatta al mezzo cinematografico ritmi e schemi narrativi uscendo dai confini dello sketch da web. Così Il Terzo Segreto di Satira (Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi), collettivo di autori che, dal 2011, produce e pubblica online e per la televisione video di satira sociale e politica, osa il grande salto e firma il proprio debutto in sala con Si muore tutti democristiani .
La storia, che in parte ricalca vicende autobiografiche, ripercorre le vite di Stefano (Marco Ripoldi), Fabrizio (Massimiliano Loizzi) ed Enrico (Walter Leonardi), amici da una vita legati dagli stessi ideali e dagli stessi sogni. Insieme gestiscono una piccola casa di produzione con la speranza di tornare a realizzare documentari a tema sociale.
Quando gli si presenta la grande occasione, un video per la Onlus Africando disposta a sganciare un budget considerevole che potrebbe risolvere le loro vite, qualcosa non va per il verso giusto: uno scandalo travolgerà il presidente della Onlus e i tre si ritroveranno a dover decidere se scendere a patti o continuare fermamente a preservare la propria integrità morale. "Meglio fare cose pulite con i soldi sporchi, o cose sporche con soldi puliti?"
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Una generazione allo specchio
A differenza dei tentativi maldestri di molti dei loro altri colleghi youtubers, il film de Il Terzo Segreto di Satira riesce ad andare oltre al collage di siparietti comici da web series e esplora con onestà il territorio del racconto sociale utilizzando un linguaggio che gli autori conoscono bene: quello della satira, accompagnato questa volta da un'amarezza persistente. E dal disincanto che caratterizzerà le scelte di ciascuno dei protagonisti: dei puri, degli idealisti almeno nelle intenzioni, perché nella vita reale ognuno di loro è già inconsapevolmente venuto a patti, rinunciando un sì dopo l'altro a un pezzo della propria personale utopia. Lasciandosi alle spalle il tempo del sogno, dell'onestà intellettuale, del 'coraggio di dire no', dell' "amore per cui ti strappi i capelli", perché "combatti tutta la vita contro il sistema e alla fine ti accorgi che il sistema sei tu".
La generazione rappresentata è quella dei quasi quarantenni, un profilo demograficamente ibrido che se ne sta nella propria zona grigia, indegna persino di essere citata nelle statistiche sui dati dell'occupazione: troppo in là con gli anni per essere definiti giovani, troppo poveri per poter diventare veramente adulti.
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Tra satira, ironia e disillusione
Così alla soglia dei quaranta Stefano condivide ancora casa con improbabili coinquilini e ospiti inattesi, Fabrizio 'il paraculo' ha finito per sposare la figlia di un ricco immobiliere e Enrico aspetta un figlio, ma i soldi del suo precarissimo lavoro da professore sono sempre troppo pochi e la casa troppo piccola, anche per farci entrare una culla. Nel frattempo si dividono tra qualche documentario a sfondo sociale e filmini per matrimoni incassando compromessi, come succede con il video che il sindacato vorrebbe per le celebrazioni del 1 Maggio: l'idea del Quarto Stato con le coppie gay che portano in braccio i propri figli, non va giù neanche ai partigiani. Cassata, a favore di un'immagine senz'altro più rassicurante e che non vi sveleremo qui.
Il racconto procede con ironia graffiante, mentre sullo sfondo si adagia il 'paese reale', l'Italietta dei furbetti, disillusa, precaria, quella in cui è impossibile vivere dignitosamente della propria arte, se non pagando il prezzo di sentirsi dare del fannullone, quella che ha fagocitato i sogni dei propri giovani riducendo in brandelli le ambizioni di chi giovane ha finito di esserlo da pochissimo ed è invecchiato cercando di inseguirle.
Un'istantanea del nostro tempo, uno spaccato politico e sociale, scorretto, amaro e con un'unica certezza: alla fine "si muore tutti democristiani".
Movieplayer.it
3.0/5