Iniziare il nuovo millennio capovolgendone l'ordine. Deve essere stato questo il pensiero che si è fatto strada sia in casa Dreamworks che tra le fila della Disney, quando, nel giro di due anni, diedero vita rispettivamente a Shrek e Le follie dell'imperatore. Due film che, in un momento in cui il cinema d'animazione sembrava vittima di una secca classicità, hanno donato una freschezza innovativa. Le storie di un orco che si scopre eroe e di un imperatore cinico che muta in un lama presentano allo stesso tempo una forza innovativa esplosiva e una nascosta classicità. Eppure ciò che salta più all'occhio non è solo l'incredibile divertimento che, a modo loro, ha reso questi film due autentici cult, ma alcuni elementi che si intrecciano e comunicano tra loro. Ecco tre punti di contatto tra Shrek e Le follie dell'imperatore.
1: Un classico... poco classico
Avere tutti gli elementi di un Classico Disney. Così doveva essere Kingdom of the Sun, la versione primordiale de Le follie dell'imperatore. Un epico musical in puro stile Disney ambientato in epoca inca che avrebbe richiamato una fiaba morale quale Il principe e il povero. Un imperatore si sarebbe scambiato con un contadino dal suo stesso aspetto scontrandosi contro la malvagia strega Yzma, a conoscenza dello scambio e desiderosa di rubare il sole per vivere a pieni poteri in un mondo d'oscurità. Una trama che è ben diversa da quel "nuovo ritmo" che, invece, ha il quarantesimo Classico Disney ufficiale e che tutti noi conosciamo. Quella di un imperatore che diventa un lama, che è costretto, con un contadino di nome Pacha, a compiere un viaggio di ritorno al palazzo e confrontarsi con Yzma, una consigliera che sembra più malefica di quello che è e il suo aiutante goffo Kronk. Ha tutti gli elementi di un classico anche Shrek, quelli della fiaba più stereotipata, e non potrebbe essere altrimenti essendo ambientato nel mondo delle fiabe. Anche qui troviamo la storia di un viaggio, per salvare una principessa, ma l'ordine prestabilito viene capovolto sin dalle prime battute: un nuovo punto di vista (quello dell'orco come protagonista), un principe, Lord Farquaad, che è l'antagonista e non è nemmeno bello, una principessa che porta con sé un segreto, un drago che è in realtà una lei e si innamora dell'aiutante del protagonista. Un classico delle fiabe ma rovesciato di tutti i suoi significati tramutandosi in qualcosa che sembra incredibilmente nuovo. In entrambi i casi rimane un senso del divertimento e dell'intrattenimento da manuale.
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2: Personaggi che si trasformano
Per distruggere gli stereotipi bisogna, in qualche modo, distruggere i ruoli dei personaggi. Ecco che in entrambi i film d'animazione i protagonisti sono costretti a un mutamento controvoglia che li metterà di fronte a una nuova consapevolezza di sé. Shrek è un orco che vive beatamente lontano da tutti nella palude, vuole rimanere solo, vive per spaventare e rimanere tranquillo a casa sua. La sua pace viene però interrotta quando i personaggi delle fiabe entrano nella sua palude pur di nascondersi da Lord Farquaad che richiede i servigi dell'orco nel salvare la principessa. Da mostro respingente a eroe protagonista del film nonostante viva l'avventura con il solito carattere scorbutico (ne fa le spese il povero - e logorroico - Ciuchino). Solo alla fine del viaggio, Shrek scoprirà un sentimento nuovo per lui: l'amore. Un amore per una principessa maledetta da un incantesimo (fino al classico bacio di vero amore) che la trasforma in un'orchessa al calar del sole. La mutazione fisica di Fiona corrisponde al suo carattere che la rende ben distante dai personaggi dolci e servizievoli delle principesse delle fiabe: Fiona è combattiva, già emancipata ma costretta in un ruolo che deve rispettare. Fino ad arrivare al vero matrimonio finale, dichiarando il proprio amore per Shrek e perdendo definitivamente la natura umana. Un ennesimo capovolgimento delle nostre aspettative.
Non è poi tanto diversa la mutazione di Kuzco, trasformatosi in un lama a causa di un veleno. Il suo carattere sadico e cinico lo rende un imperatore poco amato e poco umano (ricordiamoci come tratta le aspiranti spose), costretto quindi a imbruttirsi e a diventare un animale. Solo la bontà di Pacha, il contadino che vive cercando il bene e la semplicità, lontano dagli intrighi e i desideri di palazzo, costringerà l'imperatore a prendere una nuova consapevolezza di sé e a farlo ritornare umano. È ingabbiata in un ruolo anche Yzma, che è sì un personaggio malvagio, ma che compie il misfatto a causa dell'ennesimo sopruso di Kuzco (il modo in cui la licenzia). Ingabbiata nella sua condizione di eterna sconfitta anche a causa del suo braccio destro, Kronk, un bambinone che si trova nella fazione sbagliata (boyscout, amante degli animali e della cucina, dal cuore d'oro, combattuto tra l'essere cattivo per lavoro e la sua naturale tendenza al buono), Yzma non è così malefica (usiamo quest'aggettivo anche in richiamo al villain de La bella addormentata nel bosco che viene spesso richiamato all'interno del film) tanto da giustificarne una sua uscita di scena. Se Kuzco, nel corso del viaggio, riesce a ritrovare la sua umanità diventando un imperatore un po' più amato, Yzma sarà costretta a rimanere nella sua forma felina e a venire educata con gli scout di Kronk, definitivamente votato al bene.
3: Giocare con lo spettatore
In tutto questo lo spettatore diventa un personaggio attivo. I film faranno in modo non solo di raccontare una storia, ma anche di prendersi gioco dello spettatore, di coinvolgerlo, di ribaltarne le aspettative. Le follie dell'imperatore si prende gioco di noi: ci definisce subito i ruoli dei personaggi, ma racconta la storia con una comicità, un ritmo e un tono generale ben distante da quello che ci aspettiamo in un Classico Disney. Rompe la quarta parete, prende scorciatoie narrative che nemmeno gli sceneggiatori possono spiegare ("Come abbiamo fatto, Kronk?" "Bella domanda, se lo stanno chiedendo tutti in sala"), gioca con il canone in una matrioska di risate e assurdità, molte delle quali capaci di mettere in scena il meccanismo cinematografico (il film che si interrompe). Non solo: la trasformazione finale del cattivo, minacciosa nel fumo, si rivela essere un simpatico micetto che si sorprende persino della voce squillante. Tutto è capovolto: è un film che proprio per la sua natura strana, assurda e anarchica riesce a farsi amare e a distinguersi.
Shrek gioca col suo pubblico allo stesso modo, avendo a disposizione le più classiche delle fiabe a cui far riferimento. Ma il film gioca con lo spettatore a un livello più esplicito e, se vogliamo, più pop: attraverso il cast di doppiatori, le canzoni del momento (All Star degli Smash Mouth per presentare il protagonista) o le parodie dei film più celebri (Fiona che si muove come Trinity in Matrix), persino ridendo degli stereotipi dei film Disney (l'uccellino che esplode cantando). Eppure, Shrek capovolgendo le fiabe riesce a rispettarne lo svolgimento. Il vero gioco di prestigio è questo: in mezzo a quella voglia di scardinare una gabbia narrativa, entrambi i film la rispettano pienamente. Ne Le follie dell'Imperatore si ritrova quel canone disneyano composto da una storia di redenzione, di amicizia e di buoni sentimenti; in Shrek tutto si svolge come nella più classica delle fiabe. Non è un caso che quel "Vissero orrendi e contenti" sia un ultimo capovolgimento che però conclude il racconto nel più classico dei modi.