Con l'arrivo di She-Hulk, che sarà l'ultima serie della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe (ma non l'ultimo prodotto, quello sarà Black Panther: Wakanda Forever a novembre), sembra chiudersi un cerchio iniziato con WandaVision in quello che sembra un lontanissimo Gennaio 2021, complice la pandemia. Inizio e fine di questa Fase 4 dell'MCU a livello seriale sono caratterizzati dall'essersi avvalsi dei due generi più antichi del mondo, sitcom e legal, per raccontare due storie completamente diverse eppure complementari. Vediamo perché sitcom e procedurali aprono e chiudono la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe?
In principio era WandaVision...
WandaVision solo per questioni produttive legate alla pandemia è diventata la prima serie e anche il primo prodotto della Fase 4 del MCU; avrebbero dovuto essere, rispettivamente, The Falcon and the Winter Soldier e Black Widow. È stato però un inizio folgorante, complice l'essere per la maggior parte del tempo a casa in un nuovo semi-lockdown per gli spettatori. Un fenomeno che non è finora riuscito a ripetersi come vera e propria serie evento da seguire settimanalmente, scovando indizi, teorie e via dicendo sul prosieguo della storia. Anche perché la storia si presentava fin da subito anomala e misteriosa per un prodotto Marvel: ritrovavamo Wanda dentro a una sitcom vecchio stile con Visione (che in teoria era morto, da lei ucciso come sacrificio per togliergli la Gemma dell'Infinito dalla fronte). Quale spiegazione dunque dietro a questo mistero? E agli altri aperti dallo show, come il cambiare epoca e abitazione di puntata in puntata e avere qualcuno che sembra controllare la situazione dall'esterno della sitcom? "Settimanalmente" è la parola chiave di quanto utilizzato come genere e meccanismo narrativo nel serial. Infatti la sceneggiatrice Jac Schaeffer ha avuto un colpo di genio andando a celebrare le sitcom che hanno fatto la storia, soprattutto negli USA, dove è un genere molto amato e rappresentativo dell'evoluzione del nucleo familiare. Un genere che rubava non più di 30 minuti allo spettatore ogni settimana, per nove episodi. Due mesi di tempo per raccogliere pubblico su una piattaforma streaming, abituata alle logiche del binge watching (anche se Disney+ già con The Mandalorian si era distinta per questo). Il genere scelto quindi si rivela perfetto sia a livello narrativo che tecnico, costruendo una lettura a più strati in cui c'è sempre qualcosa da scoprire: apparentemente una sitcom può essere seguita perdendo qualche episodio per strada, ma in questo caso essendo un mistero da svelare un pezzo del puzzle alla volta siamo di fronte a un meraviglioso paradosso. Solo nella seconda metà diverrà più action in stile Agents of S.H.I.E.L.D. e infine più drammatico, con episodi più lunghi anche a livello di minutaggio, perché più si va avanti e più la realtà creata da Wanda si squarcia e deve affrontare il proprio lutto per Visione e il proprio dramma personale.
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...e alla fine arriva She-Hulk
L'ultima arrivata di casa Marvel Cinematic Universe, ovvero la She-Hulk: Attorney at Law, alias Jennifer Walters cugina di Bruce Banner, è un'avvocatessa trentenne che si ritrova con super-poteri non richiesti e deve capire come bilanciarli alla propria vita professionale e personale. Quello scelto in questo caso è il genere procedurale, che dall'alba dei tempi intrattiene anch'esso in maniera spensierata (e allo stesso tempo molto seria, dati i casi che tratta vicini all'attualità) e permette le guest star di puntata e i momenti in tribunale con gli avvocati della controparte, la giuria, i giudici, che spesso hanno quel fondo di comicità e ironia cinica, come in The Good Wife. Si presta perfettamente a questo genere la She-Hulk dei fumetti, il tono del racconto dato dalla sceneggiatrice Jessica Gao è proprio quello leggero, scanzonato e auto-ironico di una legal comedy alla Ally McBeal con una protagonista single, determinata e sognatrice... a modo suo. Non mancano il caso che coinvolge un "super" ogni settimana e le guest star di puntata (anche se "questo non sarà solamente uno show pieno di camei" come ci tiene a precisare la protagonista) e lo sguardo in camera con commento che sfonda la quarta parete e crea un ulteriore rapporto con gli spettatori. Anche in questo caso 9 episodi da 30 minuti circa l'uno, l'unica altra volta che finora sono stati utilizzati nelle serie Marvel di Disney+ rispetto ai 6 da 50-60 minuti (Marvel's What If...?...? non conta essendo animata e non propriamente canon). In questo caso la storyline orizzontale è meno densa ma chissà che questo non cambi col passare degli episodi. Perché farlo proprio per queste due serie? Per aprire e chiudere la Fase 4 all'insegna dell'intrattenimento più puro e più storico, sfidando allo stesso tempo i generi che utilizzano e provando ad alzare l'asticella, ma rimanendo nel tono dell'ironia e della commedia oramai rodato nell'MCU.
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Elizabeth Olsen e Tatiana Maslany
Non è solo il genere scelto ma anche le due protagoniste a far funzionare le due serie Marvel (senza nulla togliere al Visione di Paul Bettany). Elizabeth Olsen e Tatiana Maslany sono entrambe bravissime a passare facilmente e in maniera credibile dal riso alle lacrime, dalla commedia al dramma, dall'action alla vita quotidiana di tutti i giorni: da un lato una giovane donna che vorrebbe solamente vivere in tranquillità nel quartiere insieme al marito e ai figli (da lei creati), dall'altra una giovane donna in carriera con poteri non richiesti da bilanciare alla propria vita professionale sul nascere e amorosa.
Le due interpreti sono quel tocco in più che rende WandaVision e She-Hulk: Attorney at Law due ottimi esempi di televisione d'intrattenimento, che da un lato esplora maggiormente a fondo tematiche e generi, dall'altro si mantiene a un livello più superficiale, ma senza per questo rinunciare a una riflessione femminista e attuale sul mondo degli appuntamenti così come su quello del lavoro (che per quanto riguarda Wanda ritrovavamo già in Doctor Strange nel Multiverso della Follia: "Tu ti comporti così e diventi l'eroe, lo faccio io e divento la cattiva"). Un discorso di genere che anche in WandaVision coi due ruoli maschili e femminili gestiti nella storia della sitcom dicono molto più di quanto sembri.