Nuovo mese, nuova serie Marvel. Con la recensione dei primi episodi di She-Hulk: Attorney at Law torniamo a parlare di Marvel Cinematic Universe nella sua incarnazione seriale, quella che Disney+ sta veicolando dallo scorso gennaio, da quando WandaVision ha fatto il suo debutto in piattaforma, con una coerenza progettuale che è parallela e complementare a quanto fatto sul grande schermo. Piaccia o meno quello che stanno facendo i Marvel Studios, è evidente l'idea alla base dell'intero progetto e il lavoro che si sta facendo sul declinare il mondo dei supereroi in modi diversi. Questa volta, infatti, parliamo di procedurali e legal drama. Ci avranno convinto gli episodi visti in anteprima?
Una donna in carriera
Conosciamo Jennifer Walters nel suo habitat naturale, che è quello legale, tra avvocati e aule di tribunale. Uno spazio che si è ritagliato con determinazione e forza, ma che ora è messo a rischio da un imprevisto intervenuto a mettere sottosopra la sua vita. Un passo indietro di qualche mese ci rende tutto più chiaro: Jennifer è la cugina di Bruce Banner, ovvero l'Hulk dell'Universo Marvel, e a causa di un incidente occorso ai due è stata contaminata dal sangue del parente, ereditando la sua capacità di trasformarsi in un potente essere di colore verde. Non la situazione personale ideale su cui costruire una carriera nell'ambito della legge, che sta alla base di un importante contrasto che funge da motore narrativo della nuova serie: il conflitto, così importante per lo sviluppo dei personaggi, tra chi Jennifer ha faticato per essere, giorno dopo giorno mettendosi costantemente alla prova, e quello che invece deve imparare a essere, che cambia completamente l'immagine di se stessa che arriva al mondo.
Questioni familiari
C'è un forte lato umano alla base di She-Hulk, che si percepisce nel lavoro sui personaggi e nelle dinamiche tra essi, sullo sguardo al dietro le quinte di un'eroina che deve adattarsi alla vita nel nostro presente, tra dating online e difficoltà nel bilanciare esigenze private e professionali. Una componente umana che si vede nel rapporto tra Jessica e Nikki, per esempio, amiche oltre che colleghe e dalla complicità sviluppata, ma soprattutto nelle sequenze che Mark Ruffalo ha girato insieme a Tatiana Maslany per tratteggiare il rapporto familiare tra Bruce Banner e Jennifer Walters, tra conflitti e legame, che rende credibile la sensazione della componente umana che va ad arricchire la definizione del personaggio di Jennifer, ma anche, di riflesso, quanto già sappiamo dell'uomo dietro Hulk. Nelle scene che li vedono protagonisti c'è tutta la leggerezza e l'ironia che ci si aspetterebbe dall'Universo Cinematografico Marvel, a cui si aggiunge un ulteriore livello di approfondimento e lettura grazie alla rottura della quarta parete: c'è autocosapevolezza di sé in Jennifer Walters, che sfrutta questo espediente per comunicare direttamente col pubblico, aggiungendo un tocco in più che rende unica e peculiare She-Hulk: Attorney at Law.
Tra generi ed equilibrio
Non è però l'unica particolarità della nuova serie, benché sia una delle più interessanti per come è stata adattata con equilibrio e senza eccessi. L'altro tratto distintivo di She-Hulk rispetto alle altre serie è nel genere di riferimento: grazie alla professione di Jennifer Walters, la base su cui costruirne le avventure è una serie legale, una legal comedy, considerando il tono leggero che la contraddistingue nel portare avanti gli aspetti procedurali. Ed è forse in questo mix di elementi che ci sentiamo di identificare uno degli aspetti meno riusciti della serie nel suo complesso - almeno a giudicare da quanto visto in anteprima - nell'equilibrio tra serie legale, commedia e storia di supereroi, in un passaggio da un contesto all'altro che in alcuni casi finisce per spiazzare più che sorprendere.
Va però detto che il valore aggiunto dell'appartenere all'Universo Marvel è sfruttato meglio che in altri casi recenti, come Moon Knight per esempio, con riferimenti a fatti e soprattutto personaggi noti al grande pubblico che vanno ad arricchire e completare il racconto, facendoci immaginare sviluppi futuri interessanti per il personaggio di Jennifer Walters, che siamo sicuri di rivedere presto anche al di fuori di questa serie, una Origin Story che sa essere anche qualcosa in più, intrattenendo con leggerezza.
Conclusioni
Come detto nella recensione di She-Hulk: Attorney at Law, non tutto funziona alla perfezione nella nuova serie Marvel, soprattutto per quanto riguarda il difficile equilibrio tra aspetti diversi che la contraddistinguono, nel passaggio dalla componente legale a quella comedy, fino al mondo dei cinecomic di cui fa inevitabilmente parte. Funziona però Tatiana Maslany nel ruolo della protagonista, abile sia a sfruttare l’espediente della rottura della quarta parete che nei siparietti con il “cugino” Mark Ruffalo/Bruce Banner, con il quale dimostra una buona alchimia. Nel complesso una serie che intrattiene con leggerezza gli spettatori, con l’abituale tono ironico a cui l’Universo Marvel ci ha abituati.
Perché ci piace
- Tatiana Maslany, brava nel portare in scena le difficoltà di Jennifer Walters nell’adattarsi alla sua nuova vita da eroina.
- Il rapporto tra la protagonista e Mark Ruffalo, che dimostrano un’ottima alchimia su schermo.
- I riferimenti all’universo Marvel, valore aggiunto della serie anche in funzione del suo futuro.
- L’espediente della rottura della quarta parete, che caratterizza la serie.
Cosa non va
- Non sempre l’equilibrio tra comedy, legal e storia di supereroi è gestito alla perfezione.
- La leggerezza di fondo, che come al solito per le produzioni Marvel può scoraggiare chi vorrebbe storie di supereroi dal tono più maturo.