Viviamo in tempi difficili, non è una sorpresa. Né stupisce che questa sensazione di indeterminazione abbia un peso quando gli autori immaginano e compongono le proprie opere. È una sensazione che ci accompagna mentre scriviamo la recensione di She Came to Me, il film di Rebecca Miller che ha aperto l'edizione 2023 del Festival di Berlino, una commedia romantica sui generis dal sapore indipendente e un gran cast in cui spiccano Anne Hathaway, Peter Dinklage e Marisa Tomei.
Personaggi sull'orlo di una crisi di nervi
La trama di She Came to Me ruota attorno a diversi personaggi e in un certo senso si potrebbe definire una commedia corale, anche se si tratta di figure collegate tra loro, le cui storie sono collegate e si influenzano a vicenda. Da una parte c'è Steven, un compositore in crisi creativa che trova l'ispirazione nell'incontro e nel rapporto con una donna capitano di un rimorchiatore, dall'altra sua moglie Patricia, una psichiatra che ha un'ossessione per la pulizia e l'ordine e vive un momento di crisi religiosa.
Si vanno a intrecciare con le loro crisi, diverse ma collegate tra loro, Magdalena e Trey: la prima è la governante di Steven e Patricia, ma anche madre di Tereza, la ragazza sedicenne di Julian, figlio della coppia. Il motivo è semplice quanto folle: Trey è uno stenografo del tribunale con un'ossessione per la legalità e la giustizia ed ha da ridire sul rapporto tra i due ragazzi.
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Un cast di grande livello per She Came to Me
Un elemento che colpisce, e che funziona, di She Came to Me è il cast, composto da nomi di primo piano che dimostrano di saper dare tridimensionalità e concretezza a personaggi che nelle mani sbagliate avrebbero rischiato di risultare poco credibili. Sono infatti Peter Dinklate e Anne Hathaway a portare su schermo la coppia formata da Steven e Patricia, misurati ed equilibrati anche nelle sequenze più sopra le righe, ma meritano una menzione anche Marisa Tomei nei panni dell'esuberante capitano con l'ossessione per le storie d'amore e Joanna Kulig, disillusa e preoccupata madre della giovane Tereza.
L'equilibrio dove non te lo aspetti
Rebecca Miller, al suo sesto film scritto e diretto, non costruisce una struttura narrativa complessa, ma si affida a personaggi eccessivi che rendono difficile tenere in equilibrio il racconto. Tra un eccesso e l'altro, sono i più giovani del cast a bilanciare il tutto e dare un senso all'operazione nel suo insieme, grazie a una purezza nell'esprimere le proprie emozioni non ancora contaminata dalle incertezze che vengono trasmesse dalla nostra contemporaneità. Il messaggio è chiaro, anche importante, ma appare non del tutto compiuto dal punto di vista narrativo quando si arriva ai titoli di coda del film, lasciando noi spettatori con un pizzico di rammarico.
Conclusioni
Non un capolavoro, ma un film gradevole in grado di proporre uno spaccato di personaggi che affrontano le proprie personali crisi in un mondo in cui non averne è impossibile. Di questo abbiamo parlato nella recensione di She Came to Me, il sesto film scritto e diretto da Rebecca Miller che ha aperto la Berlinale 2023. Un gran cast composto da Anne Hathaway, Peter Dinklage e Marisa Tomei rende compiuta l’operazione della regista.
Perché ci piace
- Il cast, che sa rendere tridimensionali e concreti personaggi sopra le righe.
- Una scrittura vivace, capace di tenere il ritmo del racconto e le dinamiche tra le diverse figure.
- Alcune sequenze che funzionano particolarmente bene…
Cosa non va
- … ma anche un paio di momenti che stonano nell’economia del racconto.
- Nel finale si ha la sensazione di un senso di incompiutezza.