Classe 1996, di origine anglo-francese, Emma Mackey è cresciuta oltralpe prima di trasferirsi in Inghilterra per studiare Lettere all'Università di Leeds. Nel 2016, anno della laurea, ha esordito davanti alla macchina da presa in un film televisivo, mentre alla fine di quest'anno la vedremo al cinema in Assassinio sul Nilo, adattamento del romanzo di Agatha Christie. Tra i due titoli c'è stata la consacrazione, grazie a Netflix, con Sex Education, la cui seconda stagione debutterà sul servizio di streaming il 17 gennaio. Per l'occasione abbiamo incontrato l'attrice, che tornerà nei panni della spudorata Maeve Wiley, per un'intervista. Cosa possiamo aspettarci dalla seconda annata dello show sulle vite sessuali di un gruppo di adolescenti inglesi? "È fottutamente grandioso, ci sono nuovi personaggi, nuovi argomenti da trattare, nuove amicizie. Assisterete all'evoluzione di tutti. È uno spasso."
Un casting "social"
Com'è stato il primo contatto tra Emma Mackey e il team di Sex Education? "Hanno mandato il copione al mio agente, e siccome non avevo foto professionali ho dovuto recuperare alcune vecchie immagini da Instagram da mandare ai responsabili del casting, per vedere se sembravo abbastanza giovane. Dopodiché ho letto la sceneggiatura e fatto quattro o cinque provini, compreso il test filmato." Come si è preparata al provino? "Pensavo che, essendo una produzione Netflix, avrebbero puntato su qualcuna che si era già fatta un nome, quindi non mi sentivo sotto pressione e ho pensato solo a divertirmi. Non credevo che mi avrebbero scritturata." Le scene di nudo e sesso possono mettere soggezione ai giovani attori. Come le affronta? "Per me non sono difficili, di per sé, ma leggendo la sceneggiatura ero un po' nervosa, perché ero agli inizi della carriera e gli inglesi sono un po' rigidi su queste cose. Però avevamo un intimacy coordinator, già prima delle riprese, quindi era tutto molto strutturato, era come se stessimo provando dei passi di danza. E rispetto ad altre persone avevo meno momenti di nudità."
Recensione Sex Education: su Netflix arriva la diseducazione sessuale dei teenager britannici
Non la solita serie adolescenziale
Cosa distingue questa serie da altre produzioni televisive incentrate sugli adolescenti? "Tutto", afferma l'attrice con una risata. "C'è la formula tipica del genere, ma noi sovvertiamo gli stereotipi, costantemente. Nessuno dei personaggi è esattamente come te lo aspetteresti, ed è una cosa che trovo geniale." Questa libertà è dovuta a Netflix? "Sì, penso di sì. Il merito principale è della scrittura. Laurie Nunn e le altre sceneggiatrici hanno fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda l'equilibrio narrativo tra i vari personaggi e le storyline di ciascuno. Volendo, uno potrebbe fare tutta la serie attorno a uno solo di questi individui, e la cosa bella è che coesistiamo e al contempo abbiamo le nostre storie individuali." Cosa fa nel tempo libero, per rilassarsi? "Ascolto musica, ho un sacco di playlist in base all'umore, e le uso anche per prepararmi, ne ho fatta una per Maeve, è veramente bella, cazzo!" Si riconosce nella bad girl? "Assolutamente no! Detto questo, non ho nulla in comune con Maeve in termini superficiali, come il look, ma nel profondo siamo simili, lei è come mi sentivo io, interiormente, all'università." Ci sono state reazioni strane da parte del pubblico? "Che io sappia no, e le lettere dei fan passano dal mio agente. Però i miei genitori hanno ricevuto un paio di lettere, molto carine, scritte a mano. Erano state spedite a casa loro in Francia, il che è un po' inquietante, ma il contenuto era carino, del tipo 'Dovreste essere fieri di vostra figlia', cose così." In cosa la serie differisce dalla sua educazione sessuale? "Io ho fatto la scuola dell'obbligo in Francia, e l'educazione sessuale si riduceva a un'ora di scienze, molto schematica, e non ricordo quasi nulla di quella lezione. Spero che la serie possa aiutare in tal senso, e aiutare le scuole ad affrontare l'argomento in modo più approfondito. So che è un argomento delicato, ma siamo onesti: siamo tutti qua perché due persone hanno scopato."
Film sull'adolescenza: i 25 da non perdere
Il futuro
Prima ha parlato dei criteri di selezione di Netflix, e ora fa a tutti gli effetti parte della "famiglia" del gigante dello streaming. La vedremo in altre produzioni del servizio? "A dire il vero non mi interessa più di tanto chi ci sia dietro, a patto che il materiale sia buono e il mio personaggio mi piaccia. Può essere Netflix, o NBC, o qualsiasi altra cosa." Ha in mente dei progetti per i prossimi anni? "Tantissimi, il mio desiderio è lavorare e raccontare storie interessanti. Mi chiedono spesso se ho in mente un ruolo o genere particolare, e la risposta in quel caso è no. Forse ci sono degli attori che ragionano così, ma per me l'importante è ricevere la sceneggiatura giusta e cercare di avere la parte." Tra dieci anni si vede più a Hollywood o in Europa? "Stesso discorso, non importa il dove, può anche essere la televisione spagnola. Io voglio fare teatro, voglio fare radiodrammi, voglio fare un audiolibro. Voglio che sia un percorso variegato, non mi va di rifare gli stessi personaggi all'infinito. I blockbuster hollywoodiani, come i film Marvel, non fanno per me. Voglio fare film indipendenti." Qual è la sua serie preferita al momento? "Il nostro pianeta. Sono stata alla prima e ho incontrato David Attenborough. È il mio eroe personale. Per rilassarmi guardo Queer Eye, e 10% Call My Agent!."