Se non bastassero la trilogia di Millennium, Prometheus e Passion, ci pensa l'arrivo in sala di Seven Sisters a consolidare il ruolo di Noomi Rapace come fight queen del cinema internazionale. Parlando di lei il mitico mago del make up artist Giannetto De Rossi ha detto: "Truccare le sette sorelle in modo da distinguerle l'una dall'altra senza scadere nell'artificio era un lavoro impossibile, Ma ho accettato subito dopo aver visto una sua foto in primo piano. Le dimensioni del suo viso sono perfette. Noomi è la più grande attrice con cui ho lavorato, si farebbe uccidere per il lavoro. Girava, poi si allenava in palestra e poi tornava al lavoro, non dormiva mai".
Quando la incontriamo al Torino Film Festival, l'impressione è confermata. Noomi Rapace è una lottatrice, una ribelle indomita compressa in un fisico minuto, ma potente, forgiato da duri allenamenti in palestra. Capelli cortissimi, ciuffo ossigenato, abito nero e stivali di pelle, l'attice nella vita reale ha un look che ricorda quello di una Lisbeth Salander più chic, ma non per questo addomesticata. Nei suoi personaggi c'è tanto della vera Noomi, è lei stessa a confermarlo. "Sono sempre io. Le sette sorelle sono io in sette diversi momenti della mia vita. C'è la ribelle, c'è quella sensuale, la party girl e quella dotata di spirito materno. Quanto interpreto film di fantascienza o fantastici cerco sempre di calarmi nelle situazioni come se fossero reali. Cerco di rispondere con coerenza a tutte le domande e non sono spinta dalla vanità. Non sto a guardarmi allo specchio tra un ciak e l'altro. Cerco di ascoltare la mia voce interiore, la mia verità. Se ti capita di risvegliarti su un altro pianeta pensi a sopravvivere, non ti preoccupi del tuo aspetto. In alcune scene di Seven Sisters ero un disastro, ma era necessario".
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Sette voci, sette cuori
Seven Sisters, nella sua agghiacciante visione distopica, dipinge un futuro pessimistico in cui un governo totalitario ha imposto la regola del figlio unico, condannando al sonno criogenetico tutto gli altri nati nell'ipotesi di un futuro risveglio. Il sottofondo ambientalista è lo spunto per una lotta drammatica e violenta contro l'autorità, ma quello della sovrappopolazione è un tema che comincia a preoccupare. "Tommy Wirkola è più pessimista, io sono più ottimista" spiega Noomi Rapace. "La verità è che tutti noi dovremmo cambiare il nostro modo di vivere, smettere di consumare così tanto. Siamo egoisti, amiamo vivere l'attimo invece di preoccuparci del futuro, perché potrebbe essere sconvolgente. Mio figlio, che ha 14 anni, possiede una visione precisa. A scuola parlano di ecologia, la nuova generazione è consapevole. Mi dice di non mangiare i prodotti che vengono da lontano o di guidare un'auto elettrica".
Le sette sorelle interpretate da Noomi Rapace si ribellano alle autorità dell'oscuro futuro in cui vivono seguendo il piano ideato dal nonno (Willem Dafoe), fingendosi una persona sola e uscendo - a turno - una volta alla settimana. "Le sette sorelle hanno preso tanta energia da me, ma me ne hanno anche data tanta. Per questo film ho trovato sette voci, sette cuori, ma sono sempre io. Usavo profumi diversi e ascoltavo musica diversa per sviluppare ogni personaggio. A volte in un giorno dovevo interpretare tutte e sette. È stato un lavoro folle, ma anche un viaggio molto personale. La mia vera sorella mi ha seguito nella lavorazione. Amava molto Saturday e mi chiamava da Londra mentre ero sul set a Bucarest per chiedermi 'Oggi è il giorno in cui muore, vero?'"
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"Di fronte a una proposta oscena, ho detto al produttore di fottersi"
Per convincere Noomi Rapace a interpretare le sette gemelle, Tommy Wirkola l'ha chiamata dicendole che i personaggi avrebbero dovuto essere sette fratelli, lui immaginava una sola persona nel ruolo. "Voleva proprio me, mi ha convinto con l'adulazione" scherza la diva svedese che, nonostante tanti ruoli di donne forti e combattive, confessa di non vedersi come un modello. "Sono sempre me stessa e io sono molto testarda. Per tutta la vita ho lottato contro le ingiustizie, se credo in qualcosa lotto fino in fondo".
Pur non considerandosi un modello, la Rapace ha imposto un'immagine femminile forte e aggressiva nel ruolo di Lisbeth Salander, hacker vittima di molestie che riesce a risollevare la testa e vendicarsi dei suoi nemici.
Tema, questo, quanto mai attuale oggi che le donne dell'industria cinematografica hanno deciso di non tacere più e di denunciare le molestie sistemiche. Interpellata sul tema, Noomi Rapace si infervora confessando quanto sia "scioccante è sconvolgente. L'aspetto più inquietante è che non c'è niente di nuovo. Tutti sapevano. Visto il numero delle denunce, è peggio di quanto pensassi, ma ho conosciuto molti di questi uomini. Sono abituata a reagire con violenza alle molestie, ero un'adolescente arrabbiata e ancora oggi sono una ribelle. Una volta un produttore mi ha molestato verbalmente a una cena, io gli ho detto di fottersi. Naturalmente è diventato un mio nemico, non ho più lavorato con lui. E' scioccante aver sopportato tanto a lungo, ma ora è giunto il momento di un cambiamento. Quando è iniziato ho pianto, sono felice perché so che alcune mie colleghe hanno sofferto molto. Dobbiamo combattere unite e denunciare sempre perché le molestie avvengono in ogni ambiente lavorativo, non solo nel cinema".
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Nel futuro l'italia del bel canto
Noomi Rapace si gode Torino accompagnata dal figlio, ma nel futuro lavorativo dell'attrice ci sarà ancora l'Italia. Da tempo è stato annunciato il suo ingaggio nel ruolo della cantante Maria Callas in un biopic che sarà diretto dalla regista neozelandese Niki Caro. "Prima però usciranno altri tre miei film. Dovrete aspettare un po' prima di vedermi nei panni della Callas perché la regista ora sta girando la versione live action di Mulan per Disney. Se canterò? Non lo so, vedremo (ride, ndr) Però vorrei imparare a parlare italiano. È una lingua così bella".