Un documentario che è un'appassionante storia di vita e di sport. Il ritratto di Severiano Ballesteros, come anticipa la nostra recensione di Seve, disponibile da oggi su Rakuten TV, sarà apprezzato dai seguaci del golf, ma è fruibile anche da chi di green, ferri e bogey non ne sa proprio niente. Lontano dagli stereotipi dei campioni dediti a lusso e vizi, Severiano Ballesteros non ha mai dimenticato le sue umili origini. La spinta a dedicarsi anima e corpo al golf è nata proprio dall'esigenza di aiutare la sua numerosa famiglia seguendo le orme dello zio Ramon Sota e dal fratello maggiore Manuel, entrambi professionisti. Ma come mostra il film diretto da Hugo Stuven, il talento e l'energia di Seve ben presto si imposero come qualcosa di unico.
Classico nella struttura, Seve si addentra nella formazione di Severiano Ballesteros e nella sua passione per il golf, quella molla che lo ha spinto a un miglioramento costante, a una lotta infinita per dimostrare di essere il migliore dominando tornei su tornei anche quando le circostanze gli erano avverse. La figura di Ballesteros è imprescindibile da quella della sua numerosa famiglia originaria di Marina di Cudeyo, in Cantabria. Anzi, in più di un'occasione il documentario suggerisce un eccesso di ingerenza dei tre fratelli nella vita del campione e nella gestione della sua fortuna spesa in gran parte per sistemare la famiglia. E poi c'è l'altra famiglia, quella che Ballesteros si è formato sposando Carmen Botín O'Shea, la figlia di un noto banchiere spagnolo, da cui ha avuto tre figli.
Con Ballesteros l'Europa si accorge del golf
Seve raccoglie le testimonianze di coloro che hanno conosciuto e amato Severiano Ballesteros: i fratelli, i figli, l'ex moglie e la sua sorella, ma anche i colleghi, campioni come José María Olazábal, Colin Montgomerie, Gary Player e Bernard Langer, o figure illustri dello sport spagnolo come il tennista Rafa Nadal oltre allo storico manager di Seve, l'americano Ed Barner, passato dal rappresentare le star di Hollywood ai campioni dello sport. Un coro di voci unanime in cui, a tratti, trova spazio la voce dello stesso Ballesteros, di cui vengono mostrate o fatte sentire interviste dell'epoca. Seve è morto all'età di 54 anni, tre anni dopo il ritiro dai campi da golf. Il campione era già professionista a soli 16 anni. Se si considera il tempo dedicato al golf nell'arco della sua vita si capisce anche perché il ricordo di Seve sia impresso così profondamente nel cuore dei tifosi, spagnoli e non.
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Senza violare i canoni del genere, Hugo Stuven attinge ai materiali a disposizione confezionando un documentario che ci permette di respirare l'epoca dell'ascesa di Seve, i primi anni '70. Il regista accosta i ricchi materiali di repertorio, fotografie, registrazioni di trasmissioni spagnole e internazionali e accompagna le interviste audio di Ballesteros con immagini di nastri magnetici che iniziano a ruotare. Tutto questo serve a restituirci il sapore di un'epoca fatta di sogni, desideri e impegno. Il ritratto umano di Seve che ne emerge è quello di un uomo dedito alla famiglia e al campo da golf che, nonostante la passione per il gentil sesso, era concentrato soprattutto sulla sua carriera per la quale ha condotto una vita di sacrifici.
Non arrendersi mai
Come sottolinea lo stesso Rafa Nadal, la cui parabola agonistica ha più di un punto in comune con quella di Severiano Ballesteros, l'infortunio o il malessere fisico, per un campione, è un ostacolo durissimo da superare. Ecco che Seve rende conto dei problemi di salute che tormentarono il golfista spagnolo per tutta la vita, dal mal di schiena di cui soffriva fin da giovanissimo, che lo costringeva a una severa routine quotidiana in palestra, alla depressione che lo ha colto in vari momenti della carriera. Se la forza d'animo del campione ha avuto la meglio su problemi psicologici, nostalgia di casa e timore della sconfitta, nulla ha potuto contro la malattia che, nel 2011, se lo è portato via in pochi mesi. Di lui restano il sorriso dolce e lo sguardo profondo, le vittorie - 87 tornei e 5 major - e i magnifici colpi appresi quando, ancora ragazzino, marinava la scuola per allenarsi sulla spiaggia di Pedrena, nella sua cantabria.
La vera chicca di Seve, per gli appassionati, sta proprio nella vastità di materiale di repertorio dei tornei in cui vediamo il golfista in azione nel luogo in cui si sentiva più a suo agio: il green. A chi nutre ancora dei dubbi al riguardo basterà osservare il suo sorriso aperto, gli occhi ridenti, il pugno alzato al cielo a ogni vittoria, immortalati in immagini che resteranno sempre con noi.
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Conclusioni
Un documentario appassionato, come rivela la nostra recensione di Seve, dedicato alla memoria del campione di golf spagnolo Severiano Ballestreros. Un film che, grazie alla ricchezza di materiale d'archivio, ci fa rivivere le gesta atletiche del grande campione europeo di golf permettendoci di conoscere l'uomo dietro lo sportivo.
Perché ci piace
- La ricchezza del materiale d'archivio, in particolare dai campi da golf.
- La delicatezza nella rappresentazione del privato di Severiano Ballestreros.
- La varietà delle testimonianze che suggeriscono aspetti inediti della personalità del campione.
Cosa non va
- Lo stile un po' troppo classico e privo di picchi.