Prima attrice, poi la passione per la scrittura che l'ha portata a firmare sceneggiature di successo da Croce e delizia a Marilyn ha gli occhi neri. Ora per Giulia Louise Steigerwalt è arrivato il debutto alla regia con un film, Settembre, che attraverso l'escamotage delle classica struttura corale racconta un girotondo umano di solitudini e relazioni. Tre storie messe insieme con un mix perfetto di dramma e commedia in sala dal 5 maggio per 01 Distribution. Ecco cosa racconta insieme a una parte del cast: dai due piccoli interpreti Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli, alla coppia di protagoniste femminili Thony e Barbara Ronchi.
La video intervista a Thony e Barbara Ronchi
Un cortometraggio, un film e un'alchimia speciale tra i personaggi
Barbara e Thony, tra Francesca e Debora si crea un'alchimia speciale. Come siete riuscite a ricrearla?
Barbara Ronchi: Il grande merito è di Giulia, è lei che ci ha scelte. Noi due non ci eravamo mai incontrate prima, non ci eravamo nemmeno mai dette ciao, poi ci siamo ritrovate a fare le prove con Giulia, abbiamo letto tutte le scene e lì magicamente si è creata un'alchimia. C'è qualcosa di magico a volte in alcuni incontri che si rivelano più fortunati di altri, e con lei, che è una persona facile da amare come essere umano e donna, mi sono lasciata travolgere da questo sentimento che provavo naturalmente.
Thony: Quando abbiamo fatto la prima lettura del copione non ci eravamo mai viste, ma è successo qualcosa: mentre leggevamo le battute ci guardavamo negli occhi ed era come se ci cercassimo come si cercano due persone tra cui c'è già un amore e una complicità. Cercavamo ognuna nell'altra quel brillore che abbiamo riconosciuto vicendevolmente nei personaggi che abbiamo letto.
Di questo film esisteva già un cortometraggio, che si concentrava sulla storia dei due adolescenti, Maria e Sergio...
Giulia Steigerwalt: È stato un percorso al contrario. Il corto infatti è stato estrapolato dalla sceneggiatura del lungo che già esisteva, sapevamo quanto fosse importante confrontarsi con un corto prima di lanciarsi nella regia di un lungo. Una volta che il corto ha avuto successo, abbiamo deciso di fare il passo successivo.
Come è stato per voi tornare a distanza di tempo a recitare negli stessi personaggi interpretati nel corto?
Luca Nozzoli: Aver girato in due momenti diversi mi ha aiutato, perché il corto la mia prima esperienza in assoluto e mi sentivo ancora un po' bloccato. Aver ripreso la stessa storia in un altro momento forse mi ha aiutato, mi ha dato più sicurezza, mi sono sentito più pronto.
Margherita Rebeggiani: Per me girare prima il corto e poi integrare successivamente con alcune scene è stato difficile concettualmente, perché prima di andare sul set mi chiedevo se sarei stata in grado di essere la stessa Maria che avevo interpretato nel corto. Inizialmente ero un po' preoccupata, ma una volta sul set mi è venuto spontaneo ed è stato tutto molto più semplice di come immaginassi.
Settembre, la recensione: Piccole vite sospese
La video intervista a regista e cast
Dramma e commedia in equilibrio perfetto
Ogni scena, ogni battuta rivela un straordinario equilibrio tra dramma e commedia...
G. S.: Il mix tra dramma e commedia è il mio genere preferito, e se dosati e trattenuti nell'andare dall'uno all'altra risultano ancora più efficaci. In generale credo che permetta all'emotività della storia di arrivare ancora di più. In qualsiasi forma narrativa l'ideale è raccontare qualcosa di urgente e importante, ma che sia equilibrato da un buon senso dell'umorismo; mi piace offrire al pubblico una nuova prospettiva, un punto di vista che possa sorprendere. Il connubio di tutte queste cose crea un mix che mi piace moltissimo, anche da spettatrice.
Settembre è anche un racconto di solitudini.
B. R.: Mi piace moltissimo la solitudine. Alcune persone la sanno riconoscere, altre non l'hanno mai provata ma non sanno di starci dentro fino al collo: puoi far parte di una famiglia o di una comunità ed essere una persona, come Francesca, che non ha le parole per esprimere quello che prova, una profonda solitudine pur essendo immersa nel mondo. Settembre mi ha colpito per la gentilezza che circola in questo film, come se senza saperlo qualcuno facesse qualcosa di gentile per un altro provocando un effetto domino che dà vita a un girotondo umano. È come se avessimo bisogno degli altri per uscire fuori, anche solo per un attimo, sono piccoli gesti che possono venire da un estraneo o da chi ti ama.
Thony: Più cresco e meno so stare da sola. Da piccola invece ci stavo benissimo, non vedevo l'ora di passare dei mesi in solitudine. Crescendo mi sono accorta che la subisco e non so trasformarla in un momento di guarigione o ispirazione, ho sempre più bisogno del confronto. Debora sembra non accorgersi della sua solitudine, ha un enorme bisogno di dare attenzioni e non si accorge neanche di non averle, forse perché non si vuole abbastanza bene. In Francesca trova un piccolo mondo in cui è tutto giusto, senza chiedere e senza aver chiesto c'è un'energia vitale e positiva.