Sesso, droga e Rashomòn
Il meccanismo di partenza è quello dei più classici: lui, lei, e l'altro. A questo si aggiungono dei temi storicamente alla base del cinema cosiddetto d'autore: l'insoddisfazione, il male di vivere, l'incomunicabilità. Si elabora poi il tutto attraverso la chiave della trasgressione: sesso, droga, alcool come vie all'ottundimento del sé, come soluzione solo momentanea all'ansia della fuga dalle proprie coscienze. Infine, si condisce il tutto con uno stile di racconto eccentrico e inusuale: narrare lo stesso evento da tre angolazioni differenti, a seconda dei punti di vista dei tre personaggi protagonisti, più o meno come avviene nell'ormai lontano capostipite Rashomon del 1950. È questa la ricetta di After, opera provocatoria del regista spagnolo Alberto Rodríguez, il cui talento è già stato apprezzato in passato nei festival di Berlino e San Sebastìan.
Manuel e Ana sono una coppia insoddisfatta e in crisi, incapaci ormai di gestire la loro relazione, ma anche inadeguati nel ruolo di genitori. Entrambi si incontrano con un vecchio amico, Julio, che adesso lavora come "tagliatore di teste" (ovvero responsabile del licenziamento dei dipendenti nelle aziende). Anche Julio sembra essere in preda a un profondo male di vivere, ingabbiato in una solitudine avviluppante e disperatamente smanioso di un legame emotivo di qualche tipo. I tre decidono di trascorrere una serata all'insegna degli eccessi più sfrenati, con il preciso scopo di stordire corpo e mente e di scuotere le loro esistenze dal torpore e dall'apatia. Inizia così un'odissea notturna a base di svariati tipi di droghe e di perversioni sessuali. Manuel, Ana e Julio, si incrociano, si scontrano, si sfiorano ripetutamente, senza però mai riuscire a entrare veramente in contatto. Ciascuno di loro è come un atomo impazzito, che vive in una realtà e in un mondo del tutto distinto e separato da quello degli altri. E così il racconto di un'unica nottata può scindersi in molteplici pezzettini, ciascuno espressione di un particolare punto di vista e di una differente realtà da portare in luce. I tre protagonisti incarnano ciascuno una diversa malattia dell'animo contemporanea, che viene simbolicamente associata a una perversione di natura sessuale. Manuel è ossessionato dall'inadeguatezza del suo ruolo come marito, ma anche come padre, e la sua incapacità di gestire la situazione famigliare si esprime anche attraverso il suo stato di impotenza. Ana nutre invece il bisogno irrefrenabile di un contatto umano, e sopperisce alla mancanza di un vero rapporto con il marito dedicandosi a sfrenate attività sessuali extraconiugali. Julio, invece, pare vivere in completo isolamento: tutti i suo tentativi di un approccio affettivo vengono in genere frustrati, al punto che non gli rimane che dedicarsi quasi esclusivamente a pratiche masturbatorie. Ciascuno, insomma, è incapace di esprimere emozioni e di incanalare i propri desideri, se non attraverso un comportamento di natura deviante.La spietata e cinica disamina dei rapporti umani intrapresa da Alberto Rodríguez ha sicuramente i suoi punti di forza, e lo stile visivo con cui il regista affronta la materia narrata è ricercato e raffinato, finanche patinato. Il modello più prossimo al suo tipo di cinema è probabilmente quello di Alejandro González Iñárritu, con cui il rgista condivide l'approccio freddo ed "entomologico" alla descrizione della realtà. Ma Rodríguez non sembra riuscire a sviluppare una visione cinematografica autonoma, una cifra stilistica veramente propria, né a tirare le fila dei discorsi per elaborando una riflessione ulteriore sugli argomenti affrontati. In questo modo After finisce per essere un mero esercizio di stile concepito senza una vera e propria urgenza: un'elaborazione stilisticamente raffinata, che però scade nell'autocompiacimento e - è proprio il caso di dirlo - nell'onanismo intellettuale.