Basterebbe citare un paio di film molto noti al grande pubblico per spoilerare le tante sorprese di questo film, e rendere così quasi del tutto inutile questa recensione di Serenity - L'isola dell'inganno. Ma noi non lo faremo, anzi cercheremo il più possibile di tenerci alla larga da similitudini e rimandi pericolosi e spoilerosi così da lasciare allo spettatore il gusto di scoprire i misteri che questo film di Steven Knight, già sceneggiatore di autentiche gemme quali La promessa dell'assassino o Piccoli affari sporchi, nasconde fin dalla prima scena.
Nonostante queste premesse, però, è certamente difficile dire se questo Serenity - L'isola dell'inganno potrà piacere o meno al pubblico italiano, visto e considerato che negli USA è stato prima massacrato dai critici, poi quasi ignorato in sala (con conseguente flop al botteghino) e infine successivamente e parzialmente rivalutato da alcuni spettatori che sembrano averne fatto un nuovo (s)cult al limite del guilty pleasure. Di sicuro si tratta di un film che non lascia indifferenti, un'opera che si conferma provocatoria e bislacca fin dalla sceneggiatura: apparentemente intricata e complessa, ma che in realtà vive solo in funzione di un unico grande colpo di scena. Che però, a dirla tutta, non arriva nemmeno nel finale, ma comincia a svelarsi, quantomeno ai più attenti e svegli, già nella prima parte del film.
Una trama da noir, ma con un twist moderno
Ripartiamo però dall'inizio: la trama di Serenity - L'isola dell'inganno ha come protagonista assoluto Baker Dill, un ex militare dal passato misterioso che da diverso tempo si è ritirato su un piccolo paradiso tropicale chiamato Plymouth Island, una tranquilla isola a largo della Florida. Baker si arrabbatta portando i turisti a pescare in mare aperto sulla sua barca chiamata Serenity, ma in realtà ha un'unica ossessione, quella di pescare un enorme tonno, ribattezzato Justice (Giustizia), che gli sfugge da tempo immemore. La sua routine fatta di uscite in mare, sbronze all'unico bar dell'isola e incontri carnali con una piacente signora del luogo, viene bruscamente interrotta dall'arrivo dell'ex moglie Karen. La donna chiede a Baker di portare con se in barca il nuovo marito, tanto ricco quanto violento, e gettarlo in acqua in mezzo agli squali: se riuscirà a compiere questa missione facendo credere a tutti che si sia trattato di un incidente, in cambio per lui ci saranno ben dieci milioni di dollari.
Se la trama non vi dice nulla di nuovo, è perché la sceneggiatura di Knight fa propri alcuni cliché tipici sia del genere noir che di quello marinaresco: i richiami ad Hemingway sono evidenti così quelli come al (ben più sofisticato) cinema hollywoodiano degli anni '40 e '50, mentre la sensualità dei suoi interpreti e un certo tipo di estetica non può che ricordare le atmosfere patinate dei thriller sexy anni '80. Steven Knight, da autore intelligente qual è, è perfettamente consapevole del rischio che corre ma, nonostante tutto, riesce ad avvincere lo spettatore fin dalla prima scena proprio grazie a questa sensazione di deja vu unita a brevi momenti e siparietti, se non addirittura dei brevissimi ma intensi flash, in cui il film sembra andare in una direzione quasi antitetica rispetto a quello che stiamo guardando e ci aspettiamo. Quale sia la vera anima del film, quali i segreti che tutti i protagonisti sembrano nascondere, è un qualcosa che vi invitiamo a scoprire da soli. Come vivrete questa rivelazione, quanto riuscirete ad empatizzare con la "vera" storia che Knight è in realtà interessato a raccontare, è quello che probabilmente farà la differenza nel vostro personalissimo giudizio di Serenity - L'isola dell'inganno.
Matthew McConaughey e Anne Hathaway, è polemica sul flop e le recensioni negative di Serenity
Matthew McConaughey e Anne Hathaway in cerca di redenzione e giustizia
Nel frattempo però noi non possiamo fare a meno che darvi la nostra opinione, e dobbiamo ammettere di non essere rimasti ammaliati da questo nuovo film di Steven Knight, uno sceneggiatore che sa chiaramente il fatto suo, ma che in questo caso ha dimostrato di non essere pronto a dirigere un'opera così ambiziosa e difficile. Con il precedente e bellissimo Locke aveva stupito tutti: ci aveva regalato una performance attoriale (di Tom Hardy) d'eccezione e aveva mantenuto la tensione altissima per un'ora e mezza pur mostrandoci il protagonista sempre e solo in auto; ma si trattava di un film molto diverso, unico nel suo genere se vogliamo, in cui erano la scrittura e la recitazione a fare il film. Questo Serenity - L'isola dell'iganno punta molto più in alto, affronta temi che (come abbiamo detto) sono stati già al centro di grandi film e soprattutto tenta una difficile mescolanza di generi e stili che solo un grande regista può gestire alla perfezione.
L'impressione è invece che Knight abbia peccato troppo di presunzione e che soprattutto non sia stato veramente in grado di trasmettere quello che voleva essere la sua idea di cinema né agli spettatori né tantomeno ai suoi attori. Perché tra i tanti e grandi problemi di questo film ci sono, per assurdo, anche due grandi attori quali Matthew McConaughey e Anne Hathaway: bellissimi e affascinanti come sempre, ma fin troppo legati ad un immaginario (anche visivo) di genere che appartiene al film solo a metà. Nel momento in cui la pellicola cambia marcia, diventa qualcosa di diverso, è lì che due attori premio Oscar avrebbero potuto dare il loro supporto ed elevare il film e la sua carica drammaturgica. Ma è proprio lì che il film viene a mancare, schiacciato dal peso di una trovata narrativa meno geniale ed originale di quanto vorrebbe essere, che non riesce mai a salvare o redimere del tutto le stranezze e le bruttezze di cui ci ha reso spettatori.
Conclusioni
Concludiamo questa nostra recensione di Serenity - L'isola dell'inganno ammettendo che, nonostante le voci arrivate dagli USA, noi abbiamo approcciato questo film di Steven Knight nel modo migliore possibile, sperando magari in un abbaglio collettivo. Purtroppo che si tratti di un film "sbagliato" risulta evidente abbastanza presto: per quanto si possa ammirare il coraggio o lo sforzo di giocare con i generi e il cinema di un tempo, il risultato non è certamente degno dei nomi sul cartellone.
Perché ci piace
- Apprezzabili gli echi di un cinema ormai sempre più lontano: da un punto di vista puramente estetico l'operazione si può dire perfettamente riuscita.
- Il film riesce ad avvincere fin dalle prime immagini grazie ad una sceneggiatura che sfrutta i cliché di più generi...
Cosa non va
- ... il problema è che la direzione che prende nella seconda parte è di tutt'altro tipo, e spesso al limite del risibile. A qualcuno magari piacerà e anzi apprezzerà il coraggio, ma siamo certi che saranno in molti a maledire il regista e sceneggiatore.
- Il talento di Matthew McConaughey e Anne Hathaway viene mal sfruttato e i due attori non sembrano mai particolarmente a loro agio con le battute e i ruoli a loro assegnati.
- Le parti più "visionarie" del film avrebbero meritato tutt'altro regista.