"La colpa è di Kamala Harris. La situazione è un incubo: sono entrati criminali, attraverso il confine, creado il caos. Ma con la mia vittoria a novembre, tutto questo cambierà". Sì, è Donald Trump a parlare, volato in Arizona per visitare la frontiera con il Messico nel pieno della corsa alla Casa Bianca del 2024. Campagna elettorale, circo politico, populismo. Chiamatelo come volete, ma è indubbio quanto l'argomento - che ha tenuto banco per i quattro anni di amministrazione Trump - sia nevralgico e sentito. Allora, tra spunti e punti, tra realtà e finzione scenica, in Separated lo sguardo di Errol Morris - basandosi sul libro di Jacob Soboroff, corrispondente della NBC - affronta l'indagine con lo sguardo di chi pone l'attenzione sulle storie (e su un terribile futuro).
Attenzione e dedizione, all'ombra di un sogno americano sempre più simile ad un grande incubo. Quel confine, tra la polvere e la disperazione, che il documentarista rende palco di una tragedia tanto vera da risultare inaccettabile. Inaccettabile, e aberrante, considerando che dietro la repressione inumana dei migranti c'è proprio lo stesso Paese che eleva l'ideale di libertà e di opportunità, imprimendole nella propria (tradita) Costituzione.
Separated: se un documentario racconta la brutalità degli Stati Uniti
Presentato fuori concorso a Venezia 81, Separated è una sorta di inchiesta oggettiva su ciò che è avvenuto tra il 2016 e il 2018. Ossia, la separazione dei bambini immigrati dalle propria famiglie, una volta varcato il confine con gli Stati Uniti. Un documentario che diventa, quindi, uno specchio della politica atta da Donald Trump, puntando alla crudeltà come strumento politico. Pur costretto a puntare sui passaggi nevralgici (e quindi tornare più volte sulle stesse situazioni), nel documentario di Errol Morris si avverte la portata distopica dei fatti, puntellando la storia e partendo da Stephen Miller, l'ex consigliere di Trump che, quasi per primo, avallò l'idea di una brutale separazione al confine.
Allora, mentre la colonna sonora di Paul Leonard-Morgan incalza il racconto - classico nella struttura documentaristica - si alternano le voci degli intervistai, amalgamando i diversi punti di vista. Su tutti, quelli di Jonathan White, coordinatore del programma dei bambini rifugiati non accompagnati, che ha messo in discussione la legge avallata dall'amministrazione Trump (rischiando la propria posizione lavorativa).
Cronaca oggettiva e lucidità di pensiero
Dall'altra parte, e forse nel tono meno riuscito, Errol Morris alterna la cronaca ricostruita dalle testimonianze con una traccia "di finzione" che segue una madre e un figlio separati dopo aver attraversato illegalmente il confine. In questo senso, è il concetto di separazione che viene illuminato dal documentario: dietro la scelta consapevole del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d'America c'è un'azione diretta e non una reazione. Una sorta di deterrenza inumana verso coloro che rischiano la vita cercando una nuova esistenza in quella terra dalle tante opportunità.
Chiaramente, Separated, che arriva in un momento cruciale per la storia degli Stati Uniti, svela con estrema lucidità e caparbietà un'ulteriore contraddizione del Paese. Ed è l'oggettività, quasi da inchiesta, e tenuta dritta da un buon ritmo, a prendere lo spazio necessario nella suddivisione degli eventi: né l'amministrazione Bush Jr. né l'amministrazione Obama hanno mai permesso - tranne in rarissimi casi - la separazione dei minori dalle proprie famiglie, ed è stato consapevolmente Donald Trump ad andare contro la Costituzione, giocando sul senso di paura e di pericolo che, secondo l'ottica populista e reazionaria, garantirebbero voti e sostegno politico. Ma attenzione: se Trump è stato il primo ad adottare la sconvolgente dottrina (ed è prontissimo a rimetterla in moto), tutt'ora oltre mille bambini restano separati dalle proprie famiglie. Con il silenzio assenso di Joe Biden, che ha mantenuto - e garantito - numerose leggi firmata da Trump. Con una domanda, posta dallo stesso autore Jacob Soboroff: perché non monta la stessa indignazione e lo stesso sgomento nei confronti del Presidente Democratico?
Conclusioni
La lucidità di Errol Morris per un documentario dal taglio quasi classico, incentrato sull'attuazione da parte dell'amministrazione Trump di una legge (poi sciolta) che prevedeva la separazione dei minori dalle proprie famiglie, una volta varcato illegalmente il confine messicano. Testimonianze e ritmo incalzante, oggettività nel pensiero, tra inchiesta e cronaca. Funziona, e funziona l'equilibrio a-politico di una storia, l'ennesima, che infama l'immagine liberale degli Stati Uniti d'America.
Perché ci piace
- Il ritmo sostenuto.
- Le testimonianze.
- Il finale.
- L'oggettiva lucidità.
Cosa non va
- La parte fiction non aggiunge granché.
- A tratti, sembra tornare sempre sullo stesso punto.