Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento, la recensione: su Netflix un action a tutto gas

La recensione di Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento, un action coreano su quattro ruote ambientato negli anni Ottanta, in una Seoul pre-Olimpiadi.

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Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento: una foto del film

A Seoul tutto è pronto per le Olimpiadi del 1988, evento che darà visibilità internazionale alla capitale sudcoreana. Ma per evitare scandali proprio in vista di una manifestazione di risonanza globale, il governo è determinato a fermare a ogni costo le attività illegali e in particolare un riciclaggio di denaro sporco ai più alti livelli. Il giovane Dong-Wook è il leader di una banda composta da amanti della velocità, che sia su due o su quattro ruote. All'interno del team vi troviamo Woo-Sam, appassionato di hip-hop e DJ, Bok-Nam, che conosce le strade cittadine alla perfezione, il meccanico Joon-Ki e Yoon-Hee, la sorella minore di Donw-Wook e a capo del più grande club di motociclisti della metropoli. Come vi raccontiamo nella recensione di Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento, reduci da una missione illegale in Arabia Saudita che potrebbe costar loro diversi anni di carcere, vengono ricattati e reclutati dal procuratore per infiltrarsi in un pericoloso giro criminale per scovare i responsabili, con le loro abilità al volante che saranno determinanti per l'esito della missione.

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Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento: un'immagine

Un tuffo nel passato che, almeno nelle intenzioni, vuole trasportare lo spettatore in quelle atmosfere anni Ottanta tornate tanto di moda. Un tentativo riuscito solo a metà, tra sale cinematografiche che trasmettono in prima visione A Better Tomorrow di John Woo del 1986 e continui richiami alla serie cult di Supercar: citazioni che rimangono parzialmente fini a se stesse nella restituzione di un'epoca indimenticabile che qui rivive solo a sprazzi. A livello di atmosfere infatti questa produzione coreana non riesce mai a catturare appieno il fascino di quel determinato periodo storico, limitandosi ad usarlo come suggestivo sfondo per un action che guarda più ad un certo sottofilone action del nuovo millennio, quello lanciato dalla saga di Fast & Furious. La pressoché totalità delle scene d'azione infatti è caratterizzata da evoluzioni impossibili sulle strade cittadine, con i veicoli su due o quattro ruote impegnati in acrobazie via via sempre più esagerate, all'insegna di un divertimento disimpegnato e fracassone.

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Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento: una scena del film

Un film commerciale nel senso più puro del termine, con tutti i pro e contro del caso. Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento si rivolge a un pubblico più mainstream rispetto ai classici thriller autoctoni contemporanei - non è un caso che la violenza, tratto solitamente distintivo, sia qui all'acqua di rose - e nonostante qualche passaggio parzialmente amaro e drammatico, le due ore e venti di visione siano all'insegna di un intrattenimento senza mezze misure. Anche il discorso sulla cosiddetta "manutenzione delle aree visibili" , fenomeno che colpisce grosse città luogo di eventi di eventi globali, è solo accennato nella prima mezzora e poi lasciato svanire nel nulla. La durata va detto è forse eccessiva e a lungo andare pesa, quando con mezzora in meno si sarebbero potute facilmente concentrare le varie sottotrame e dare maggiore snellezza alla narrazione. Narrazione che infatti vive su risvolti spesso eccessivamente arzigogolati e/o tirati per le lunghe, con un notevole numero di figure secondarie non sempre azzeccate e colpi di scena gratuiti che hanno l'obiettivo di mantenere sempre lo spettatore sul chi va là.

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Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento: una scena di tensione

Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento è un giocattolone senza troppe ambizioni se non quella di intrattenere il grande pubblico, con il miraggio del sogno americano a far ovviamente capolino: d'altronde la Corea del Sud è un Paese profondamente legato agli Stati Uniti, sia a livello politico che anche nella reiterazione di usi e costumi. Il regista Hyun-Sung Moon, al suo terzo lavoro dopo l'agonistico As One (2012) e la commedia in costume The King's Case Note (2017), si cimenta per la prima volta con un blockbuster in piena regola e guarda proprio ad Hollywood nella gestione di tempi e modi, scimmiottando prototipi ben più costosi con un certo manierismo. L'eterogeneo cast non eccelle ma nemmeno si fa disprezzare, dovendo anche sottostare a personaggi caratterizzati su modelli già predestinati e futuri protagonisti di un ipotetico sequel, ben più che suggerito dall'epilogo aperto. Saranno le visualizzazioni di Netflix a decretare se la banda di Dong-Wook tornerà o meno a derapare sui nostri schermi...

Conclusioni

Come raccontato nella nostra recensione di Seoul Vibe - L'ultimo inseguimento, il film di Hyun-Sung Moon è un blockbuster senza se e senza ma, che guarda alle evoluzioni automobilistiche di Fast & Furious calandole in un'ottica autoctona e ambientata negli anni Ottanta, anche se il sapore nostalgico è più dichiarato che effettivamente sentito. Due ore e venti eccessive a livello di durata, che riescono in ogni caso a intrattenere senza troppi patemi e con una manciata di sequenze più che convincenti, pur a dispetto di scelte narrative e stilistiche non propriamente originali.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Scene d'azione adrenaliniche al punto giusto.
  • Un divertimento senza fronzoli.
  • Gli anni Ottanta hanno sempre il loro fascino.

Cosa non va

  • La semplicità dell'operazione è un'arma a doppio taglio.
  • Sceneggiatura e personaggi non sempre convincenti.