A volte ritornano. Vogliamo iniziare così la nostra recensione di Senza Rimorso, puntando l'accento sulla coppia che già con Soldado aveva dimostrato di avere il talento necessario nel creare film action secchi e precisi, senza tanti fronzoli. Stiamo parlando di Taylor Sheridan, uno dei migliori sceneggiatori sulla piazza, e il nostro Stefano Sollima, il regista italiano che ha trovato fortuna in America dopo aver regalato all'Italia, tra le altre cose, Gomorra - La serie e Suburra. Era un film molto atteso, tratto da un romanzo di Tom Clancy, e che, dopo una serie di rinvii per la distribuzione in sala, arriva direttamente su Prime Video. Una scelta che simboleggia perfettamente la duplicità del film, che è molto cinematografico e, allo stesso tempo, perfetto per la visione domestica. Non è l'unico conflitto involontario dell'opera e non è nemmeno il più problematico. Se a livello narrativo il film mette in scena la storia di un uomo che si scontra con un'organizzazione più ampia e potente, allo stesso modo Senza Rimorso sembra il risultato di due voci diverse, tra regia e scrittura, una particolarmente ispirata, l'altra che non riesce a farsi sentire davvero. Ne parliamo meglio nei prossimi paragrafi, ovviamente senza spoiler.
La caccia all'uomo ha inizio
John Kelly è un Navy SEAL che sta compiendo una missione rischiosa in Siria. Con l'aiuto della sua squadra riesce a salvare un agente della CIA, ostaggio di alcune forze militari russe. Tre mesi dopo è a casa. Si sente bene e spera di passare più tempo con la moglie incinta, ormai prossima a dare alla luce una bambina. Ma una notte una squadriglia di russi entra a sorpresa in casa sua e uccide la moglie, oltre a ferirlo gravemente. Rimessosi in sesto, divorato dalla rabbia, John inizierà una caccia all'uomo in solitaria, desideroso di vendetta. Presto si rende però conto di essersi messo contro un'organizzazione potente e gigantesca, tra forze politiche forse imprendibili per un uomo solo. Non vogliamo scendere nei dettagli degli sviluppi della trama, anche perché il film riserva un finale a sorpresa, ma possiamo fin da subito rassicurare gli spettatori che Senza Rimorso non presenta troppe novità rispetto ai canovacci del genere. Va detto, però, che il ritmo del film è molto alto e, salvo un inizio in cui il tutto sembra procedere in maniera un po' troppo frammentata, si fa presto a rientrare in carreggiata e godersi quest'avventura tutta d'un fiato. Riprendendo una struttura basilare e alternando scene esplicative, con dei dialoghi riassuntivi, e sequenze di sparatoria, di lotta corpo a corpo, anche di tensione, Senza Rimorso sa intrattenere a dovere.
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Lo scontro tra scrittura e cast
Il film è tratto da un romanzo di Tom Clancy del 1993 e va detto che, nonostante le dovute differenze rispetto al materiale di partenza, i quasi trent'anni che separano la fonte letteraria dall'adattamento cinematografico si percepiscono. Taylor Sheridan, con l'aiuto di Will Staples, non riesce a dare una spinta necessaria per rinnovare la storia e togliere quella patina ormai obsoleta di un film action che sembra provenire da vent'anni fa. Personaggi monodimensionali, uno sviluppo diretto e senza fronzoli, Senza Rimorso è davvero troppo interessato a portare a termine la vicenda che non si preoccupa di tutto quello che un pubblico del 2021 ormai non solo necessita, ma anzi pretende. Semplice come un classico di genere di un'altra epoca, il film non riesce a costruire un'iconicità forte, perdendosi, dal punto di vista della scrittura, nei più classici cliché. Ne risente anche il cast che, benché sia composto da nomi importanti come Jamie Bell e Guy Pearce, non riesce a spiccare. Unica gradita eccezione è l'interpretazione di Michael B. Jordan, star sempre più in ascesa che riesce a dare a John Kelly la giusta profondità. Lo spettatore si lega in poco tempo al protagonista, sa tifare per lui, gli perdona anche i momenti più esagerati. Tutto questo grazie alla bravura dell'attore.
Michael B. Jordan: nome da campione, talento da fuoriclasse
Il talento di un regista
Se Senza Rimorso ha un pregio davvero enorme è quello di assomigliare a un perfetto showreel, in senso positivo, del talento di Stefano Sollima. Il regista dimostra di avere davvero compreso come dovrebbero essere realizzati i film d'azione e per ogni sequenza più movimentata riesce a basarsi su un'idea forte e a creare immagini ottimamente riuscite. Ogni sequenza ha, di conseguenza, un particolare approccio, un forte impianto visivo, che la rende unica e diversa da tutte le altre. Sollima continua a migliorare film dopo film, rende a tratti l'interesse narrativo quasi secondario rispetto alla messa in scena, sa dosare la tensione e i momenti più esplosivi allo stato dell'arte e si fa aiutare dalle luci, dalla tavolozza di colori e da un chiaro, semplice ma adatto virtuosismo della macchina da presa per far partecipe lo spettatore. Basterebbe citare la scena iniziale o qualche immagine già vista nei trailer per non avere dubbi su quale sia il punto di forza del film e vero e proprio motore che stimola lo spettatore a volerne di più.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di Senza Rimorso possiamo ammettere che il film riesce nel suo intento di intrattenere a dovere, anche se è lontano dall’essere memorabile. L’interpretazione di Michael B. Jordan e, soprattutto, la regia di Stefano Sollima sono i grandi punti di forza del film, capaci di sostenerlo in tutte le sue parti. Male, invece, la sceneggiatura troppo archetipica e poco innovativa verso i cliché del genere di Taylor Sheridan e Will Staples. Il risultato è un film che si accontenta del minimo indispensabile per funzionare dal punto di vista narrativo, ma che dimostra il talento sempre maggiore di Stefano Sollima.
Perché ci piace
- Il film ha un buon ritmo e riesce a intrattenere, pur senza troppi sussulti, dall’inizio alla fine.
- Michael B. Jordan riesce a risultare credibile e crea un ottimo legame con lo spettatore.
- La regia di Stefano Sollima spicca su tutto il resto, grazie a delle forti idee che ne caratterizzano le singole scene.
Cosa non va
- La sceneggiatura si accontenta del minimo indispensabile e rende il film davvero troppo classico per il genere di appartenenza.
- Manca una certa dose di iconicità che avrebbe potuto lasciar sedimentare il film nella mente del proprio pubblico.