Security, la recensione: sulle irte strade de Il capitale umano

La recensione di Security: il nuovo film Sky Original con Marco D'Amore e Maya Sansa, diretto da Peter Chelsom e ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon, l'autore de Il capitale umano, dal 7 giugno su Sky e NOW.

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Security: una scena

"Il mare d'inverno è un concetto che il pensiero non considera". Ci viene in mente questa canzone pensando alla recensione di Security, il nuovo film Sky Original diretto da Peter Chelsom e ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon, l'autore de Il capitale umano, in onda il 7 giugno in prima assoluta su Sky Cinema e in streaming su NOW. Sì, perché, come ci avvisa la voce narrante di Marco D'Amore, siamo a Forte dei Marmi, una città solare e serena, che ora è vuota ed evacuata. Questa è una storia invernale. Raccontare una cittadina balneare (ovviamente immaginaria, pur se ambientata lì) che durante l'inverno si svuota, e rimane una piccola comunità dove tutti conoscono tutti, è il terreno fertile per una storia che ci parla di paura, di sicurezza, di privacy, ma anche di ambizione. Ancora una volta, dopo Il capitale umano, gran bel film di Paolo Virzì, un romanzo di Stephen Amidon viene portato in Italia, e ancora una volta le sue storie sembrano adattarsi molto bene alla nostra società. La sicurezza, la paura del diverso, il bisogno di trovare un nemico, un capro espiatorio sono discorsi che raccontano l'Italia di oggi. Security, come Il capitale umano, è un thriller che nasconde un'operetta morale. Solo che Peter Chelsom non è Paolo Virzì, il thriller non è evidentemente nelle sue corde, e neanche la capacità di farne una satira sociale. Quello che resta è un racconto con una trama avvincente.

Una ragazza in pericolo nella notte

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Security: Marco D'Amore durante una scena

In piena notte, dalle telecamere a circuito chiuso di una villa, i cui proprietari sono all'estero, appare l'immagine, piuttosto scioccante, di una ragazza in pericolo: è Maria Spezi (Beatrice Grannò), ha il volto tumefatto, è in lacrime. Quelle immagini sono arrivate per prime a Roberto Santini (Marco D'Amore), che è il responsabile della sicurezza di tante ville della zona, per cui ha creato dei sofisticati sistemi di videosorveglianza. Gli indizi, e anche la polizia, sembrano portare al padre della ragazza, Walter Spezi (Tommaso Ragno), alcolizzato e ai margini della società. La stessa sera, tornando a casa a notte fonda, Roberto incontra un ragazzo, Dario (Giulio Pranno), mentre guida in stato di ebbrezza, e lo accompagna a casa, dalla madre, Elena Ventini (Valeria Bilello). Da come si guardano e si parlano capiamo che si conoscono molto bene. La moglie di Roberto, Claudia Raffelli (Maya Sansa) sta affrontando la campagna elettorale come Sindaco, sostenuta dall'imprenditore Curzio Pilati (Fabrizio Bentivoglio). Roberto e Claudia sembrano avere dei problemi con la figlia adolescente Angela (Ludovica Martino). Sullo sfondo, defilato, appare uno scrittore che insegna scrittura creativa. (Silvio Muccino). Che ruolo avrà?

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Un fattaccio al quale sono legati molti altri

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Security: Silvio Muccino e Ludovica Martino in una scena

Come avrete capito, Security, tratto come Il capitale umano da un romanzo di Stephan Amidon, sembra muoversi lungo le stesse strade. Strade irte, salite da affrontare in bicicletta, letteralmente come fa Angela, la figlia del protagonista, e come faceva la vittima de Il capitale umano. Ma anche metaforicamente, perché tutti sembrano muoversi in salita, con il fiatone, per raggiungere il proprio obiettivo, che sia il successo alle elezioni, un amore antico, o recente. O semplicemente per raggiungere la verità. Come ne Il capitale umano, ogni strada non è solo in salita, ma è continuamente incrociata ad altre. Tutte insieme formano un dedalo, un labirinto dove è difficilissimo trovare l'uscita. Ogni personaggio è una di queste strade che, all'improvviso, conducono ad un'altra strada collegata ad essa. Ogni persona ne chiama in scena un'altra, svela un tassello di un mosaico, svela il segreto suo e di qualcun altro. Anche qui, al centro di tutto, c'è un fattaccio al quale ne sono legati molti altri.

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Security: Marco D'Amore e Valeria Bilello in una scena

Un thriller con dentro un'operetta morale

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Security: Fabrizio Bentivoglio, Maya Sansa e Marco D'Amore in un'immagine

Security, pur essendo una storia nata altrove, sembra raccontare bene l'Italia di oggi. La paura che la gente ha dell'altro, di quella "gentaglia", di quegli "indesiderabili" (che però non ci sono o non si vedono mai) come li chiama la politica che li strumentalizza. La sicurezza, che diventa l'unico e ossessivo tema di dibattito. E la ricchezza, che si unisce alla politica ineluttabilmente, e che sembra esulare da ogni discorso morale. E dall'altro lato, gli ultimi, gli stigmatizzati, i reietti, i capri espiatori che sembrano già condannati in partenza, perfetti colpevoli designati per chiudere un quadro che soddisfi tutti. Come vi abbiamo detto in apertura, Security è un thriller con dentro un'operetta morale calata dentro i tempi che stiamo vivendo.

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Non è Paolo Virzì...

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Security: un'immagine dal set

O, almeno, dovrebbe essere questo. Per esserlo completamente, fino in fondo, servirebbe altro. Se l'intreccio della storia intriga, incuriosisce, per essere credibile, reale, per fare entrare il pubblico in empatia con i personaggi dovrebbe avere, prima di tutto, una scrittura più attenta. I dialoghi sono spesso banali, didascalici, con un po' troppe semplificazioni e luoghi comuni. In parte per questo motivo, in parte probabilmente a causa della direzione degli attori, alcuni momenti della recitazione sono troppo carichi, enfatici, eccessivi. È inevitabile fare il confronto con Paolo Virzì che ne Il capitale umano aveva tenuto una materia molto simile a freno, aveva raffreddato qualcosa che era incandescente, aggiungendo un'ironia leggerissima e tagliente che aveva fatto del suo film anche una satira sociale. Qui non c'è traccia di ironia, non c'è la giusta distanza per far risaltare la storia, dove tutto è troppo carico, troppo enfatico. Resta allora una trama avvincente, che si segue volentieri per scoprire come va a finire. Ma non molto di più. Il thriller probabilmente non è nelle corde di Peter Chelsom, che finora aveva girato soprattutto commedie sentimentali, come Shall We Dance? e Serendipity - Quando l'amore è magia.

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Security: il cast in un'immagine

Marco D'Amore e un grande cast femminile

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Security: Marco D'Amore e Ludovica Martino in una scena

È un peccato perché il cast è ottimo, e in alcuni ruoli riuscito. Marco D'Amore, ingrassato 15 chili per la parte, è un personaggio da noir, stanco, insonne e tormentato. Accanto a lui c'è Valeria Bilello, che era l'incantevole ragazza innamorata di Happy Family, sembra ieri, e oggi fa sempre più spesso ruoli da madre (vedi la serie Curon), in cui riesce a trovare un suo modo, dolente e intenso, di esserlo. Ci sono piaciute le giovanissime, Beatrice Grannò e Ludovica Martino, intense, enigmatiche e sempre controllate. Molte altre interpretazioni, come detto, ci sono sembrate a volte un po' cariche, eccessive. Altre, soprattutto in alcuni giovanissimi, un po' incerte.

Siamo in un eterno, sconfinato set

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Security: una scena con Marco D'Amore

"Il mare d'inverno è un film in bianco e nero visto alla tv", diceva quella canzone. E uno degli aspetti più affascinanti di un film non completamente riuscito sono proprio quelle immagini in bianco e nero. Sono quelle della tv a circuito chiuso, quelle delle videocamere di sorveglianza. Immagini sgranate, meno definite rispetto alle immagini cinematografiche della storia a cui stiamo assistendo, ma che, con il loro linguaggio, dialogano continuamente con loro. Il discorso è molto interessante. Perché le immagini delle videocamere di sorveglianza riprendono - senza essere viste - il vero, e siamo soliti associarle alla realtà. Eppure anche quella realtà può essere manipolata: resettando, omettendo, eliminando certe immagini. Ma sono anche videocamere che ormai sono ovunque. Ormai la nostra vita, grazie alle telecamere che ci riprendono, o ai localizzatori dei nostri smartphone, è un eterno, sconfinato set dove siamo perennemente in scena. E, come in un film, la nostra vita può essere montata, smontata, rimontata a comporre il film delle nostre azioni. E, attenzione, rivederlo - e rivederci - potrebbe non piacerci.

Conclusioni

Nella recensione di Security vi abbiamo raccontato un film che, come Il capitale umano, è un thriller che nasconde un'operetta morale. Solo che Peter Chelsom non è Paolo Virzì, il thriller non è evidentemente nelle sue corde, e neanche la capacità di farne una satira sociale. Quello che resta è un racconto con una trama avvincente.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.4/5

Perché ci piace

  • La storia di Stephen Amidon è avvincente e intricata, e si segue molto volentieri.
  • I temi di Stephen Amidon sembrano adatti a raccontare l'Italia di oggi.
  • Il discorso sulle videocamere di sorveglianza, e del nostro essere sempre dentro a un film, è interessante.
  • Gran parte del cast è ottimo...

Cosa non va

  • ... ma alcune interpretazioni sembrano essere troppo cariche, eccessive.
  • Una scrittura piuttosto banale e didascalica non permette al film di elevarsi.
  • Manca il tocco in più per fare del film anche una satira sociale.