Per un giovane Donald Trump, raccontato in The Apprentice di Ali Abbasi, era tutta questione di killer instinct. O ce l'hai o non ce l'hai. O sei destinato a diventare qualcuno o continuerai a mischiarti nella folla. Capelli biondi e lisci con un ciuffo da accarezzare ossessivamente, completi di alta sartoria, labbra arricciate. Il tycoon di New York, che quest'anno corre per le presidenziali statunitensi contro Kamala Harris, ha il volto di Sebastian Stan nel film presentato a Cannes 77. E, nel prendere in prestito le parole del repubblicano, quel killer instinct l'attore ha dimostrato di averlo. La sua carriera lo testimonia.
Un cavallo di Troia chiamato Bucky
Una passione iniziata da ragazzino, a scuola, grazie a West Side Story e la Piccola bottega degli orrori, proseguita poi all'università - con tanto di anno passato a studiare al Globe Theatre di Londra - e culminata con una laurea in arti teatrali presa in un'università statale del New Jersey. E, come ogni attore che si rispetti, il battesimo del set arriva nel 2003 con Law & Order - I due volti della giustizia, leggendaria seri tv da cui sono passate praticamente tutte le aspiranti star di base a New York agli albori della loro carriera.
Il primo ruolo a dargli popolarità arriva qualche anno dopo, nel 2007, quando firma per interpretare Carter Baizen in Gossip Girl. Da lì si presentano due occasioni importanti: Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme (2008) e Il cigno nero di Darren Aronosky (2010). Ma è l'anno successivo a cambiare le carte in tavola. Sebastian Stan viene scelto per prestare il volto a James "Bucky" Barnes, l'(ex) migliore amico di Steve Rogers in Captain America - il primo Vendicatore di Joe Johnston. Il ruolo capace di modificare la traiettoria della sua carriera - da lì arriverà un contratto per nove film con la Marvel -, ma che Sebastian Stan userà come una sorta di cavallo di Troia.
Sebastian Stan: generi e registi sempre diversi
Perché è vero che titoli come Captain America: The Winter Soldier o Captain America: Civil War di Anthony e Joe Russo passando per Black Panther di Ryan Coogler fino al doppio capitolo di Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame o la serie tv The Falcon and the Winter Soldier gli hanno dato una popolarità su scala mondiale enorme, ma è anche vero che Sebastian Stan non ha lasciato che fosse quel solo ruolo a definirlo. Lo dimostra la serie di film a cui ha preso parte parallelamente e la varietà di generi e registi con i quali si è confrontato.
Ridley Scott con Sopravvissuto - The Martian, Steven Soderbergh con La truffa dei Logan o Craig Gillespie che lo vuole in Tonya al fianco di Margot Robbie - e che lo richiamerà anche in Dumb Money - con la quale fa letteralmente scintille in un film che gli permette di essere tragico e grottesco. E poi c'è il titolo che non ti aspetti: Monday. Una riflessione sulle relazioni e sul colpo di fulmine diretta dal greco Argyris Papadimitropoulos. Stan è Mickey, americano di base in Grecia dove fa il dj, Chloe un'avvocatessa pronta a fare ritorno negli Stati Uniti dopo un periodo di vacanza. Ma l'incontro tra i due è destinato a lasciare in segno nelle reciproche esistenze. Un film "piccolo" eppure esplicativo della bravura di Sebastian Stan. Mickey è una faccia da schiaffi, incostante e incapace di prendersi una responsabilità. Nelle mani dell'attore quel personaggio apparentemente superficiale diventa dinamite.
Personaggi bigger than life
Per Mimi Cave diventa un cannibale in Fresh, commedia tinta di horror sulle insidie delle relazioni moderne in cui l'attore fa coppia con Daisy Edgar-Jones. Sempre nel 2022 si ricopre di tatuaggi e pearcing per interpretare il batterista dei Mötley Crüe, Tommy Lee, in Pam & Tommy. La serie Disney+ ambientata sul finire degli anni Novanta che racconta lo scandalo nato dalla diffusione del video intimo girato con Pamela Anderson (Lily Collins) durante la loro luna di miele. Un ruolo che gli regala una candidatura agli Emmy, ai Golden Globe e ai Critics' Choise Award.
La consacrazione definitiva arriva proprio quest'anno con due film, il già citato The Apprentice - Alle origini di Trump di Ali Abbasi e A Different Man di Aron Schimberg in cui interpreta un aspirante attore affetto da neurofibromatosi di tipo 1. Una malattia che prova la crescita di tumori non cancerosi sul tessuto nervoso e che ne ha sfigurato il volto. Due film per due festival prestigiosi, Cannes e Berlino (dove ha vinto l'Orso d'argento per la migliore interpretazione da protagonista) e la riprova che Sebastian Stan ha in mente un percorso preciso. I suoi sono personaggi bigger than life, che si tratti di una rock star o di un'aspirante tycoon. Uomini controversi, sfrenati, machiavellici o tragicomici.
Personaggi complessi, ricchi di ombre e sfumature grazie ai quali indagare l'animo umano e portare sullo schermo una profondità di pensiero che coinvolge il pubblico. Senza dimenticare mai la controparte più "pop". Il prossimo anno, infatti, lo vedremo ritornare nel MCU al fianco di Florence Pugh in Thunderbolts* di Jake Schreier. Anche se all'orizzonte lo aspetta già un nuovo progetto dalle tinte più oscure: Let the Devil Go West di Christian Tafdrup (il regista di Speak No Evil) horror in cui ritrova Lily James e in cui interpreta un operaio delle ferrovie che si imbatte in una fortuna in circostante profondamente disturbanti. Da quel momento strane visioni e apparizioni lo fanno scivolare verso la pazzia convincendo sua moglie che una presenza malvagia si sia attaccata alla loro famiglia.