Se l'amore morto ritorna
Dylan Kidd ritorna a Venezia dopo il fulminante Roger Dodger - Roger schivaguai e propone una riflessione sui sentimenti di ogni tipo, quelli passati e da ripescare, quelli disordinati e quelli che fungono da ancora di salvezza.
La storia è quella di Louise Harrington (una Laura Linney più brava che mai), una donna di quasi 40 anni responsabile delle ammissioni alla Scuola d'arte della Columbia University, traumatizzata dal recente divorzio dal marito Peter (Gabriel Byrne) ma soprattutto per una tragedia avvenuta ai lontani tempi del liceo, quando il suo fidanzato, un giovane pittore di talento, scomparve in un incidente stradale. E' una donna che sembra essersi ritirata dalle emozioni, quando arriva la richiesta di ammissione di un ragazzo (Topher Grace) che ha lo stesso nome e assomiglia anche fisicamente al fidanzato scomparsi anni prima. Louise lo chiama e in poche ore ci finisce a letto, convinta che F. Scott sia la reincarnazione del suo fidanzato.
Kidd confeziona con un certo buon gusto la voglia di riacciuffare e rivivere le cose perdute, anche quelle impossibili. Soprattutto se intorno a sè, come succede a Louise, tutto sembra grigio e cadente, e il mondo dei coetanei appare un fallimento totale, insicuro e aggrappato al sesso solo per non invecchiare (il marito che le confessa la sua "bulimia" nel settore e l'amica sempre pronta a ogni esperienza).
Una riflessione dal sottofondo amarognolo, felicemente condita da numerose gag e dialoghi molto divertenti. Il problema è che forse ce ne sono troppi, visto che alla fine resta soprattutto l'impressione di una commedia romantica e misteriosa fatta molto bene, ma alla quale è mancato qualcosa per riuscire a raggiungere il punto fin dove voleva scavare.