Dopo aver portato il pubblico nelle sale a partire da gennaio, adesso Scream (quinto episodio della saga, ma con titolo privo di numerale, per motivi spiegati nel film stesso) è pronto a stuzzicare la curiosità dei fan in home video, in tre diverse versioni disponibili nei migliori store online e anche su Fan Factory, lo store ufficiale di Koch Media: Steelbook 4K UHD + Blu-ray, Blu-ray e DVD, con sfiziosi extra quali scene inedite e il commento audio dei registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, che hanno avuto l'onore/onere di raccogliere l'eredità di Wes Craven (a cui il nuovo lungometraggio è dedicato) e torneranno per il sesto capitolo, confermato per il 31 marzo 2023 negli Stati Uniti (le riprese inizieranno a giugno). Per l'occasione, abbiamo voluto cercare di capire i motivi del successo di questo nuovo inizio per il franchise, soprattutto alla luce dell'esito commerciale deludente del quarto film, uscito nel 2011.
Causa ed effetto
Anche se molti considerano Scream 4 il migliore dei tre sequel firmati da Wes Craven, ai tempi dell'uscita non ebbe particolare successo, portando la Weinstein Company a sospendere i piani per un quinto e sesto episodio, per i quali lo sceneggiatore Kevin Williamson era già sotto contratto. Forse l'effetto del precedente Scream 3, ritenuto il più debole della saga, che aveva lasciato l'amaro in bocca ai più, ma anche il fatto che il quarto capitolo fosse in anticipo sui tempi, mettendo in scena già nel 2011 l'effetto deleterio della vita virtuale e dei social, che spingono i giovani a fare cose folli in nome della fama. Col passare degli anni, il film è cresciuto nella memoria degli spettatori, rendendo più appetibile l'idea di un nuovo sequel cinematografico dopo che il franchise era migrato in televisione con la serie trasmessa da MTV. E il successo del nuovo Scream ha confermato che l'intuizione dei produttori era quella giusta: il pubblico aveva fame di brividi sul grande schermo.
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The Scream Awakens
Non c'è il numero 5 nel titolo, omaggiando il primo Scream, quello del 1996. Ma è anche una scelta precisa legata alla nuova moda horror presa di mira dal film: il legacyquel, il seguito dove i veterani interagiscono con nuove generazioni, come in Halloween o Non aprite quella porta, anch'essi privi di numerali (in parte per il semplice motivo che i rispettivi franchise hanno varie linee temporali incompatibili fra di loro). E così, oltre a rivedere i tre protagonisti storici (Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette), gli spettatori hanno potuto fare la conoscenza di un nuovo gruppo di personaggi, attorno ai quali è possibile costruire nuove storie che rimangono fedeli al DNA della saga ma trovano anche altri modi per portare avanti la tradizione inaugurata ai tempi da Craven e Williamson. Tra questi lo stravolgimento della moda dei camei nostalgici: rivedendo il film a casa, sarà un bell'esercizio scovare le apparizioni vocali, in ruoli diversi da quelli che interpretavano nel 1996, di veterani come Matthew Lillard e Drew Barrymore.
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The Fandom Menace
Oltre alla questione dell'eredità, c'è anche quella del rapporto che i fan hanno con i franchise di successo, e lì si cela uno dei grandi ingredienti del successo di questo film: i killer del quinto episodio sono infatti legati al fenomeno dei fandom tossici, quelli che contestano qualunque decisione creativa minimamente non in linea con le aspettative - a volte fuori luogo - di chi è cresciuto con i film originali. Queste contestazioni sono spesso condite con insulti e/o minacce, e il quinto capitolo del franchise craveniano lo riconosce apertamente con un omaggio spassoso a Rian Johnson, cineasta che ne ha lette di cotte e di crude dopo l'uscita di Star Wars: Gli ultimi Jedi. Forse non un argomento strettamente legato all'horror, la cui cerchia di appassionati tende ad essere molto pacifica, ma un elemento importante per portare la saga nel nuovo decennio e approfondire il discorso iniziato nel quarto capitolo, sugli effetti negativi di internet.
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For Wes
La scomparsa di Craven nel 2015 ha reso necessario un passaggio di consegne per la regia, affidata al duo composto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, noti e apprezzati per la commedia horror Finché morte non ci separi. Due cineasti che conoscono bene le varie tendenze del genere, avendo messo le mani a più filoni, dal found footage all'antologia, e quindi sanno come metterlo all berlina con la giusta dose di affetto. Affetto che appare per tutta la durata del film, a cominciare dalla sequenza d'apertura che reinventa il classico incipit della saga e arrivando fino all'omaggio più esplicito e sincero, tramite uno dei giovani personaggi che ha ricevuto il nome di Wes per onorare il ricordo di un maestro del brivido che se n'è andato troppo presto. E la dedica a Craven all'inizio dei titoli di coda conferma la buona intenzione dietro il film, che è un divertito e divertente nuovo approccio al franchise e non un cinico esercizio di nostalgia commerciale.