"Sbatti il mostro in prima pagina anticipava il concetto di fake news”. L'intervista a Marco Bellocchio

La semplicità della scrittura, Gian Maria Volonté (e Laura Betti), l'attualità e la politica della menzogna: Marco Bellocchio spiega il ritorno in sala di Sbatti il mostro in prima pagina.

Gian Maria Volonté in un dettaglio della locandina di Sbatti il mostro in prima pagina

La grandezza di un film si misura dalla sua capacità di resistere nel tempo. Resistenza, attualità, lungimiranza narrativa, che si allunga verso epoche diverse, applicando il passato ad un metro presente. Anzi, presentissimo. E magari non è un caso che in un'epoca di menzogne e fake news, torni al cinema uno dei capolavori di Marco Bellocchio, Sbatti il mostro in prima pagina. Una versione restaurata in 4K curata dalla Cineteca di Bologna, che riporta in sala il film del 1972 con protagonista l'enorme Gian Maria Volonté nel ruolo di Giancarlo Bizanti, capo redattore de Il Giornale, alle prese con un omicidio a sfondo sessuale che si legherebbe con il clima politico reso asfissiante dagli anni di piombo. La pellicola restaurata, tra l'altro presentata con enorme successo a Cannes 2024 (sezione Cannes Classic), è stata scritta da Sergio Donati e Goffredo Fofi, colpendo, all'epoca, Albero Moravia, che criticò aspramente "la facciata menzognera dei giornali che difendono con consapevolezza gruppi di potere".

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Volonté nel ruolo di Giancarlo Bizanti

E proprio a Cannes, festival da sempre legato al regista (e viceversa), Marco Bellocchio ha spiegato quanto Sbatti il mostro fosse "Un film semplice, con una serie di triangolazioni semplici. C'è un intreccio diretto, con questo capo redattore di un giornale cosiddetto dei 'padroni' che sfrutta un delitto per attribuirlo ad giovani di estrema sinistra. Con alcune profondità non casuali che sono state determinate grazie a Gian Maria e Laura Betti, grande attrice dimenticata. E poi c'è Fabio Garriba, un non attore che ha saputo dare verità ad un giornalista che crede al proprio lavoro. Una pellicola che ho rivisto da poco, cercando di capire se ci fosse ancora interesse da parte del pubblico. Mi ha fatto pensare all'oggi, veniamo bombardati dalle fake news, in un modo in cui tutti si sento in diritto di parlare dicendo cose orribili. Questi haters hanno un'impunità totale".

Sbatti il mostro in prima pagina e il progetto su Enzo Tortora

L'incontro con Marco Bellocchio, organizzato all'interno dell'Italian Pavillion, punto di riferimento per la stampa e gli addetti ai lavori italiani durante le settimane di Cannes, è stata l'occasione da parte del regista di tracciare un parallelo tra Sbatti il mostro in prima pagina e l'eterno progetto legato ad Enzo Tortora. "Spero si farà, ci sono ancora dei tasselli da comporre, non posso ancora rivelare troppo. Certo il rapporto con Sbatti il mostro in prima pagina è casuale, anche se il pubblico è cambiato. La storia di Tortora non è contenibile in un solo film, nonostante io voglia fare cinema..."

Certo, nella visione poetica di Marco Bellocchio non c'è nostalgia, né retorica politica legata all'estremizzazione di certi ideali. "Se ho una qualità, non sono mai stato nostalgico. Nel film perà la politica è presente. Nè io né Goffredo Fofi siamo mai stati dei rivoluzionari. Eravamo parte di una certa sinistra radicale, non più militante. Il discorso è ampio, e la politica era frammentata. Ora i mezzi sono più veloci e aggressivi, prima più complicati e macchinosi. Riuscimmo però a filmare gli eventi che avvennero in quel periodo, come i funerali di Feltrinelli. Anche le ultime due sequenze vennero acchiappate per caso. Non c'erano scritte in sceneggiatura. Immagini importanti che chiudevano il film".

La censura sui media e le figure femminili

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Una famosa scena di Sbatti il mostro in prima pagina

La lucidità di Marco Bellocchio, nel corso dell'incontro con la stampa, ha poi affrontato il tema del cosiddetto bavaglio ai media, in un'Era in cui la censura piomba coma una tagliola. Ciononostante, il regista spiega che "Non sono sufficientemente preparato per dire che siano attacchi alla libertà di stampa. Ho già avuto qualche incidente con la destra, e non vorrei fare provocazioni su qualcosa che non conosco bene. L'età mi suggerisce di parlare solo quando sono conscio di ciò che dico". La risposta però è pronta a chi gli chiede perché i suoi film si concentrino essenzialmente su figure maschili. "Ho diretto Vincere, un film sottovalutato, che aveva delle donne protagoniste. Il momento è fluido, ma non cerco meccanicamente di girare un film su una donna. Posso dire che per un periodo avevo in mente un film su Marie Curie. Un film molto europeo, con una protagonista straniera. Peccato non esserci riusciti. Ci stava già pensando qualcun altro. Se non ci fossero stati ostacoli improvvisi, si sarebbe fatto". Sulle sue pellicole che vorrebbe rivedere in sala, "Il gabbiano, un film presentato in tv in due serate, a cui sono molto affezionato. E anche lì ritroviamo Laura Betti, in un'interpretazione straordinaria".