Il Festival di Sanremo 2024 prenderà il via il 6 febbraio e tra gli artisti in corsa per la vittoria in questa 74esima edizione c'è anche Diodato, al suo ritorno al Teatro Ariston dopo la vittoria ottenuta nel 2020 con Fai Rumore.
Le partecipazioni del cantautore all'importante kermesse musicale salgono quindi a quota quattro dopo 10 anni dalla sua prima apparizione all'evento: era infatti il 2014 quando ha presentato il brano Babilonia.
Il ritorno a Sanremo
Al Festival di Sanremo il cantautore Diodato presenterà in gara Ti Muovi, un brano - di cui è autore, compositore, arrangiatore e produttore artistico in collaborazione con Tommaso Colliva - che è particolarmente legato alla sua esperienza personale e al percorso compiuto negli ultimi anni. La canzone viene descritta come "una ballad intensa ed energica, un prezioso viaggio nell'animo di un essere umano che si trova ad affrontare emozioni inaspettate. E l'emozione, partendo dall'etimologia della parola stessa, è qualcosa che crea movimento, che scuote equilibri e rimette in discussione le verità che avevamo con fatica costruito. È il riaffiorare di sensazioni e visioni che sembravano essere lontane, ma che riemergono con forza forse anche per volontà".
Parlando della nascita della canzone, Diodato ha spiegato: "Sento delle vibrazioni molto belle, che sono cominciate con questa canzone, un po' anche in questo periodo. Vengo da anni di splendidi tour, sono stato in giro per il mondo a suonare. E, sempre di più, ho capito come per me la musica sia come una compagna di vita, ma anche proprio un mezzo per ampliare i miei confini, per ampliare la visione, per conoscere cose che sono anche molto lontane da me. Ed è accaduto tutto in maniera molto naturale. Penso che questa canzone sia anche figlia di questi anni, di questa mia volontà di immergermi in un flusso emotivo che condivido con tante persone, a partire proprio anche dai miei compagni di viaggio, la band, musicisti eccezionali con cui ho fatto centinaia di concerti"
Nel momento in cui pensava di aver raggiunto un equilibrio è però giunta la necessità di compiere una riflessione e dare spazio all'introspezione: " Improvvisamente ho cominciato a sentire delle sensazioni che portavano ovviamente anche a degli squilibri, a fare dei ragionamenti. Squilibri intesi anche come movimento, cioè l'inizio di un movimento. In quei giorni ho ascoltato delle storie, anche di amici molto cari, molto vicini, che mi raccontavano delle cose molto simili. Nelle loro storie, nel loro vissuto, c'erano un sacco di punti in comune con le mie... Ascoltando la canzone, secondo me, in tanti possono trovare delle cose che hanno anche nelle loro storie, in ciò che hanno vissuto. E allora ho capito, in quel momento lì, che forse quella canzone che avevo accennato soltanto, che avevo come un seme ancora da da piantare nella terra, mi stava chiamando e quindi mi sono chiuso in casa qualche mese fa e ho provato a realizzare ciò che si muoveva dentro di me".
La creazione è nata quindi in solitudine, lavorando nel suo studio casalingo: " Ho cominciato a registrare e devo dire che è stato un brano che pian piano, giorno dopo giorno, cresceva sempre di più, fino ad arrivare a quello che, secondo me, è un punto cardine di questa canzone: la parte strumentale con questi archi. Mi ricordo proprio che ho sentito l'esigenza di fare questa parte strumentale, di andare altrove, improvvisamente, di crescere, crescere, crescere... Poi dire: 'Ma sì, abbandoniamoci a queste sensazioni pienamente. Proviamo a scoprire se riusciamo a esprimerle, anche musicalmente'".
La parte del brano con lo spazio agli archi ha rappresentato quasi 'una luce' necessaria che ha portato alla parte finale del brano. Diodato ha ricordato: "Mi ha condotto alla conclusione di questo di questo piccolo viaggio che rappresenta questa canzone. L'ho ascoltata per un po' di giorni. Sarebbe stato bello avere dei video di quei momenti. Ci penso un sacco di volte: 'Ma perché non c'è uno che mi segue?'. Sarebbe bellissimo vedere quanto sono cretino quando sono solo a casa! Sentivo proprio un trasporto molto forte e allora ho pensato: 'Forse su quel palco potrebbe essere bella. Potrebbe raccontare molto di ciò che umanamente sto vivendo e che sto provando a mettere anche nella mia musica da un po di tempo'".
La decisione di tornare a Sanremo non è stata immediata, richiedendo qualche riflessione, ma il Festival ha rappresentato per il cantautore un'esperienza positiva, che ha lasciato splendidi ricordi e ha permesso di crescere umanamente e a livello professionale. L'artista ritorna così all'Ariston senza il peso delle aspettative e, forse, meno ansie: "L'importante è tornare con una 'foto' abbastanza veritiera di quello che sono in un momento come questo, perché è bello anche provare a raccontare a un pubblico che si è affezionato anche a te, e all'immagine di te, su quel palco. Dire: 'Guardate. Adesso sono in questa fase, adesso sono questa cosa'. E mi piacerebbe un sacco riuscire a godermela appieno perché ciò che ho seguito è stata la luce che mi mi ha un po' guidato in questi anni. In questo periodo, anche per le privazioni che abbiamo avuto, a un certo punto si è intensificata ancora di più quella ricerca musicale e umana".
Ti muovi diventerà quindi un modo per rappresentare un viaggio tramite la musica, "comunicando con chi è a casa uno stato d'animo".
Il cantautore ha ribadito: "Questa canzone rappresenta anche un momento della mia vita ed è un momento in cui io credo fortemente sempre di più nella musica, di grandissima condivisione. Sono stati anni proprio di grande condivisione con tante, tante persone. Lo so che è una cosa che ripeto spesso, ma è ciò che mi ha cambiato proprio la vita. Ed è anche un momento di trasformazione, di liberazione, di apertura".
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Il nuovo progetto
Dall'esperienza vissuta in tour nasce così un nuovo progetto: alcuni giorni fa il cantautore è entrato nello studio di registrazione Officine Meccaniche con la sua band, decidendo di incidere questo 'viaggio' in cui hanno spazio anche brani che negli album hanno avuto meno risconti, ma nei live sono stati protagonisti. Diodato ha raccontato: "Ho registrato le canzoni in presa diretta con la band. Un po' come si faceva una volta e perché volevo 'fotografare' quelle sensazioni. Devo dire che in questi giorni sto ascoltando i mix di questi brani - che sono quindi editi, ma in una versione inedita perché nei dischi non si trovano in quelle in quella forma - e sto pensando che forse ci sono riuscito, c'è proprio quell'energia. C'è anche una versione di Ti muovi unica, fatta proprio per per quell'album che dovrebbe uscire dopo il Festival".
Non si tratterà comunque di un live 'tradizionale', pur offrendo le sensazioni e l'energia dei concerti, e i fan troveranno anche qualche sorpresa. Le canzoni avranno così un'altra veste, anche grazie al contributo dei suoi collaboratori: "Io scrivo sempre più o meno in solitudine, poi arrivo a fare le prove con la band, composta da musicisti eccezionali che voluto fortemente con me. Le cose, quindi si trasformano, troviamo insieme - anche grazie alla gente che viene ai concerti, e ai luoghi in cui devo suonare - dei 'vestiti' diversi, delle vibrazioni differenti. E tutte queste vibrazioni si sono sommate. Ho provato a portarle in uno studio di registrazione, dando vita a un disco in studio che spero però sia anche un corpo vivo".
I brani sono stati registrati in presa diretta, alcune semplicemente suonando la chitarra, e in alcune tracce si percepirà il suono tipico delle interpretazioni dal vivo, un po' 'sporco', come ha sottolineato l'artista.
La reazione a Ti Muovi
Diodato ha avuto occasione di leggere alcuni dei riscontri al nuovo brano in gara a Sanremo ed è felice per essere riuscito a trasmettere l'intenzione alla base del brano: "Credo sia in qualche modo già arrivata con un ascolto, sia stata percepita l'energia. Spero che si riesca ad andare sempre più verso quella direzione: vorrei non avere più nessun confine tra quello che sono e quello che faccio".
Fare le prove con l'orchestra di Sanremo è stata poi un'esperienza importante: "La ritengo un po' la prova del nove. Pensi: 'Ora capiamo se quel film che ti sei fatto in testa mentre eri in camera da solo era vera, oppure no'. Ed è stato bellissimo. L'applauso dell'orchestra è sempre bello. Sono quelle cose su cui non puoi mentire. Le senti subito. Ho detto 'Sono scemo, ma a volte capisco qualcosa'".
Ti Muovi è un brano scritto, composto e prodotto da Diodato e l'artista ha spiegato perché ama scrivere da solo interamente un pezzo: "Per me la musica è una sfida personale, un misurarmi, un conoscermi. Anche il trovarmi davanti a un muro e dire 'Okay, vediamo come riuscire a buttarlo giù'... E cominciare a spingere da una parte e poi dall'altra, e poi con più forza e poi più delicatezza, e a volte i muri cadono con la delicatezza, a volte cadono con con più impeto. Mi piace andare a questo Festival di Sanremo con un pezzo scritto totalmente da me, perché rappresenta quello che sto facendo, come accaduto anche con l'ultimo album. Non voglio con questo dire che l'attitudine che vedo sia sbagliata: ognuno si fa rappresentare da ciò che vuole e se sente di trovare in quella condivisione con altri una ricchezza, e sicuramente c'è una ricchezza, fa benissimo a farlo. Io sento che, adesso, preferisco portare le mie fragilità, quelli che sono i miei valori e le mie mancanze, quello che in qualche modo mi rappresenta completamente".
La cover presentata a Sanremo
Nella serata di venerdì dedicata alle cover, Diodato si esibirà sul palco del Teatro Ariston con Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De Andrè. Al suo fianco ci sarà Jack Savoretti, cantautore di origine genovese, che lo accompagnerà in quest'esibizione unica per omaggiare De Andrè a 25 anni dalla sua scomparsa. L'artista ha spiegato il motivo della sua scelta ricordando: "Amore che vieni, amore che vai è una canzone per me importantissima. È stato il mio primo grande amore con De André. È stato ciò che mi ha avvicinato alla sua poetica, era il punto di contatto perché inizialmente io la sentivo molto distante da me. Ci ho messo un po' a capirlo. Poi un giorno ho preso la chitarra e ho provato a cantare questa canzone. Ho pensato che fosse grandissimo e poi 'Queste parole sono anche mie, cioè mi raccontano di me'.
L'ammirazione ha quindi portato a una cover, inserita successivamente nella colonna sonora del film Anni felici, offrendone un approccio molto personale, tenendo conto anche delle proprie caratteristiche vocali: "Ho cantato in un altro modo e ho probabilmente dato anche un altro significato ad alcune parole. con quel mio modo di cantare. Ho provato a farne una versione mia. Riascoltandola, oggi, devo dire che sono stato molto coraggioso perché comunque ho spinto tanto. È diventato un brano molto rock. Ed è stato immediatamente un punto di riferimento per quello che stavo cominciando a fare per il mio primo album, anche per le sonorità, per la band, per tutto il gruppo di lavoro. Quella canzone, e tutto quell'album, l'ho fatta ascoltare a Daniele Luchetti. Mi ricordo che lui disse: 'Sai che quella cover che hai fatto di De Andrè mi racconta tantissimo di te, mi fa capire tanto di te e anche di tutte le altre canzoni di questo album?'. Mi fece riflettere questa sua affermazione. Poi mi richiamò e mi chiese: 'Ma è un problema se lo metto nel mio ultimo film?'. Ha dato il la alla mia prima collaborazione cinematografica, ed è probabilmente anche il brano che un po' mi ha portato al Festival di Sanremo".
Diodato ha infatti ricordato come Luchetti dovesse andare a presentare il suo film nella trasmissione condotta da Fabio Fazio e aveva quindi provato, tramite il suo ufficio stampa, a ottenere una piccola partecipazione per presentare la canzone, richiesta rifiutata.
Fazio e il suo entourage, tuttavia, stavano preparandosi al Festival di Sanremo e gli hanno chiesto se volesse proporre una canzone. Inizialmente Diodato aveva pensato di non essere molto adatto a quell'evento musicale, ma in quel periodo ha composto Babilonia e ha iniziato a immaginare di portare quella canzone sul palco dell'Ariston: "La mia partecipazione di 10 anni fa esatti al Festival deriva quindi anche da quella canzone. E, oltretutto, a 25 anni dalla scomparsa di De André mi sembrava un bell'omaggio e un bel modo per raccontare un viaggio che nella mia testa abbiamo fatto insieme".
Il cantautore ha poi pensato a Savoretti per l'esibizione durante la serata delle cover: "Quando ho comunicato la volontà di fare Amore che vieni, amore che vai eravamo in studio alle Officine con Tommaso Colliva e tutta la band, ed è venuto subito fuori il nome di di Jack. E io ho interagito con lui un po' di volte negli ultimi anni, ci siamo visti, ci siamo conosciuti, siamo stati anche in studio insieme, abbiamo portato delle idee... E ho sentito una vicinanza immediata con lui, ha un'attitudine molto simile alla mia. Quando è stato fatto il suo nome ho sentito subito la vibrazione giusta". Diodato lo ha quindi contattato, pensando che fosse perfetto anche perché genovese: "Sembrava qualcosa di perfetto. Mi ha risposto con un messaggio e mi ha detto: 'Sentiamoci domani. Assolutamente sì, sono felicissimo'".
Michele Riondino, Palazzina LAF e la classe operaia che non va in paradiso
La collaborazione con Michele Riondino
A gennaio, Diodato ha vinto il Rockol Award per il miglior album con Così speciale e il Ciak d'Oro per la categoria Miglior canzone originale con il brano La mia terra, parte della colonna sonora del film Palazzina LAF, diretto da Michele Riondino con cui condivide la direzione artistica dell'Uno Maggio Taranto Libero e Pensante.
Il cantautore, parlando della collaborazione, ha sottolineato: "Sono felicissimo per Michele e spero sia l'inizio di una lunga serie di premi che quel film merita, e che lui merita per la delicatezza, l'intelligenza, la forza con cui è riuscito a raccontare questa storia con un film che io non mi aspettavo. Lo conosco molto bene, lottiamo da anni insieme, quindi mi aspettavo un film molto più legato alla sua passionalità... Invece ha voluto parlare di una cosa ben specifica, ma che forse è la madre di tutti i problemi che oggi noi continuiamo a vivere nella nostra terra. Sono molto felice, quindi, di aver avuto l'occasione di poter partecipare a questa sua opera prima con una canzone che mi ha dato l'occasione, finalmente, di dover parlare chiaramente di quell'argomento. Poi ho trovato il mio modo per farlo, mettendoci dentro anche il mito della fondazione di Taranto".
Diodato ha ricordato: " Ho vissuto tanto in giro da ragazzino e poi a un certo punto sono arrivato a Taranto, terra dove è nata mia madre. E ho vissuto lì anni importantissimi. A un certo punto ho scelto la mia terra. E ho cominciato a lottare per la mia terra e a farlo al fianco di Michele. Tutto questo era un bellissimo modo, secondo me, per raccontarci e per definire anche artisticamente un impegno che va avanti da tantissimo tempo. Spero davvero questo film venga visto da da più gente possibile perché non solo è importante, ma è veramente molto, molto bello e sorprendente. E spero vinca ancora molti premi".