Il Festival di Sanremo, dal lontano 1951, è parte integrante della storia televisiva italiana, un evento che ha sempre avuto un'importanza notevole a livello musicale e, con il passare degli anni, ha accresciuto anche il suo valore culturale, trasformando il palcoscenico dell'Ariston in un concentrato di arte, politica, sport, cinema. Specialmente nelle ultime tre edizioni, da quando Amadeus è conduttore della kermesse canora, si può intravedere un approccio più massificato e multigenerazionale che non si traduce solo in un ampliamento del target di riferimento (con tanti giovani che sempre di più sono incollati allo schermo), ma anche con un taglio decisamente fresco e progressista che, per quanto possa far storcere il naso ai tradizionalisti, non può che essere una diretta conseguenza di un mondo che sta cambiando e Sanremo con lui, anche se un po' in ritardo. Nell'edizione di quest'anno, c'è stata l'occasione di respirare un'aria travolgente, con uno spettacolo in cui "un vecchio e un bambino si preser per mano" per parafrasare una nota canzone di Guccini.
Una gara tra vecchie glorie e auto-tune
Parlando di Sanremo, non si può che cominciare dai cantanti e gruppi in gara di quest'anno, una sfilata di grandi ritorni e inedite promesse della musica del nostro paese. Proprio il cuore dell'evento ha esplicato già perfettamente questa compenetrazione generazionale con il debutto di artisti come Will, Lazza, LDA, Mara Sattei e vecchie glorie come Anna Oxa, Gianluca Grignani, Giorgia, Paola e Chiara, i Modà. Tra l'altro è significativo il fatto che, a vincere la kermesse ligure, sia stato Marco Mengoni, uno dei più talentuosi cantautori italiani che racchiude la perfetta via di mezzo tra le nuove leve e le leggende della musica. Davanti a lui, nella top 5, un trionfo di giovani che, con l'eccezione di Ultimo (già vincitore a Sanremo, nella categoria Nuove Proposte, nel 2018) hanno dominato la classifica. Ed in questo c'è stato il rinnovamento: simbolicamente il palco dell'Ariston ha rappresentato il luogo ideale del passaggio ereditario tra la vecchia e la nuova canzone italiana.
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La rivoluzione social di Chiara Ferragni
Chiara Ferragni, in questo Sanremo 2023, ha fatto discutere ancor prima della sua effettiva presenza nelle cinque giornate di Festival, co-conducendo in particolare il primo e l'ultimo giorno. La famosa influencer milanese si è fatta notare per diversi aspetti, uno su tutti un monologo mascherato da dialogo interiore che però non è riuscito perfettamente nel suo intento, destando parecchi dubbi e comunicando meglio i concetti espressi nel testo con un outfit già più centrato. Detto questo, l'elemento che più ha spiazzato il pubblico a teatro e quello sul divano è stato il suo lancio social del profilo Instagram di Amadeus, che è passato dal profilo di coppia con sua moglie Giovanna Civitillo ad uno tutto suo. Un passaggio clamoroso che, nonostante abbia perso di mordente nelle serate successive (a tal punto da diventare un tormentone fastidioso) ha raggiunto il suo massimo splendore quando la Ferragni, in compagnia del conduttore, ha dato il via ad una diretta Instagram dal doppio canale, televisivo e per l'appunto social, in cui è stato esemplificato il potere dei nuovi media.
Gli Highlander e i ragazzi di Mare Fuori
L'esibizione dei tre Highlander della musica italiana - così li ha definiti scherzosamente Fiorello -, ovvero Massimo Ranieri, Al Bano e Gianni Morandi (anche co-conduttore di questa edizione) durante la seconda serata del Festival è stato l'emblema della classicità, un momento amarcord imprescindibile all'evento. La tripletta di cantautori, che tra l'altro ha regalato al pubblico una performance canora da brividi, va in aperto contrasto, anche se contestualmente e tematicamente diversa, con l'apparizione del cast di Mare fuori, prodotto blasonato della Rai che con la terza stagione ha raggiunto su Rai Play record vertiginosi. I giovani attori dell'opera, che hanno cantato la canzone di apertura della serie, sono stati un efficace contraltare all'egemonia dei tre immortali della canzone nostrana: una presenza decisamente meno ingombrante ma che, in pochi minuti, ha catturato gli spettatori. Anche in questo caso, è evidente che la produzione ha voluto fortemente costruire Sanremo su più livelli di target così da renderlo più flessibile e apprezzabile da più palati.
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I casi Fedez e Blanco: lo specchio del paese
Veniamo a due momenti caldissimi di Sanremo 2023 che hanno registrato polemiche un po' dappertutto. Cominciamo con l'inaspettato gesto di Blanco, giovane cantautore italiano che ha vinto l'anno scorso il Festival con Mahmood, che, nel bel mezzo della sua esibizione, ha iniziato a distruggere la scenografia di rose sul palco, facendosi odiare fortemente dal pubblico dell'Ariston. Un'immagine potentissima, di pura catarsi quella dell'artista che ha colpito con violenza i simboli propri della città ligure, i fiori e che probabilmente era stata preparata a tavolino (anche se si è lasciato prendere un po' troppo la mano in quanto non sentiva in cuffia). Di tutt'altra natura il freestyle rancoroso di Fedez che, in piena diretta televisiva in Eurovisione, ha messo in primo piano la storia di un membro della lega che ha indossato in passato un vestito da nazista. E lì, le polemiche hanno assunto contorni feroci e magniloquenti: le scuse immediate e la presa di responsabilità del cantautore hanno avvelenato ancora di più gli animi, con gli attuali partiti di governo di destra che si sono espressi duramente non solo contro Fedez, ma anche contro la dirigenza Rai che ha permesso ciò, minacciando tra l'altro un licenziamento di massa ai vertici. Due specchi del paese, due reazioni ugualmente conservatrici e rigide quelle degli spettatori e dei politici che, nel loro dissentire, l'hanno data vinta alla trasgressione e all'innovazione.
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Un ciclone chiamato Rosa Chemical
Come se non bastasse, Fedez è stato anche il bersaglio - più o meno involontario - di un ulteriore "scandalo" avvenuto durante la serata finale del Festival. Rosa Chemical, giovane artista di Rivoli, ha scelto coraggiosamente di portare sul palco dell'Ariston una canzone che si scaglia contro l'attuale governo, Made in Italy e ha chiuso la sua esibizione in modo inusuale. Dapprima twerkando di fronte a Fedez e poi accompagnandolo sul palco, chiudendo il tutto con un bacio appassionato. Un gesto che ha avuto un eco fortissimo e che ha unito pubblico e politica sotto un'unica bandiera critica. Ancora una volta, in questa 73esima edizione del concorso, la trasgressione e anche la multigenerazionalità (che si rispecchia in Sanremo inteso come spettacolo corale) sono emerse con una potenza mai vista. Un ultimo tassello di un mosaico già messo in piedi all'inizio, dalla prima volta in cui tutti hanno ascoltato il brano con un dissenso che è cresciuto esponenzialmente fino al bacio galeotto. Ed ecco che quindi il vero vincitore, il trionfatore morale e perverso di questo Sanremo non può che essere Rosa Chemical, il provocatore delle masse e delle tribune politiche.