A trovarselo di fronte, si capisce subito che Rutger Hauer è uno dei quei personaggi larger than life. Imponente in tutti i sensi, il Roy Batty di Blade Runner ricorda aneddoti della propria sterminata carriera infiorettandoli con qualche parolaccia in italiano là dove necessario. Spigliato, diretto, ironico, Rutger ha la risata pronta, ma dietro l'aria gioviale traspare un piglio di ferro. Quella stessa determinazione ha trasformato un anonimo attore olandese di bell'aspetto in una star di fama mondiale.
A lanciare la carriera del biondo Rutger Hauer è stato il connazionale Paul Verhoeven. Insieme i due artisti hanno mosso i primi passi nel cinema collaborando a cinque film e una serie tv. "Con lui ho imparato a camminare, ma Ridley Scott mi ha permesso di ballare. Come con lui, non ho ballato con nessuno. Quel ruolo resterà tatuato nella mia anima" esordisce Hauer, celebrato dal Lucca Film Festival ed Europa Cinema con il premio alla carriera per un'occasione molto speciale. Il 2019 è l'anno preconizzato in Blade Runner e la storica pellicola è al centro dell'omaggio di Effetto Cinema Notte, il cui spettacolare evento di punta ha visto coinvolto lo stesso Rutger Hauer.
Rutger Hauer e l'Italia: una lunga storia d'amore
Proprio nel 2019 Rutger Hauer celebra cinquant'anni di carriera e le celebrazioni lucchesi giungono a proposito. "Mi piace festeggiare con gli italiani, i vostri premi sono belli anche dal punto di vista estetico. Non è sempre così" confessa l'attore sottolineando il concetto con mimica eloquente. "La prima volta che sono stato in Italia è stato per girare Ladyhawke. Dopo la fine del film sono rimasto due mesi per esplorare il paese, sono affascinato dall'Italia, ho lavorato più qui che in qualsiasi altra parte del mondo". Nel nostro paese Rutger Hauer ha scritto pagine indimenticabili di cinema interpretando il protagonista de La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi, calandosi nei panni dell'oscuro Arcivescovo Marcinkus ne I banchieri di Dio - Il caso Calvi di Giuseppe Ferrara e tornando anni dopo nel ruolo di Van Helsing nel Dracula 3D di Dario Argento. "Su questi tre autori potrei scriverci un libro. Quando Giuseppe Ferrara mi ha chiamato, voleva farmi recitare in italiano, ma avevo troppo poco tempo per imparare e abbiamo rinunciato. Il Dracula di Dario Argento è stato un esperimento, eravamo interessati all'utilizzo delle camere 3D. Dario non parla inglese quindi sul set usavamo il traduttore, ma mi bastava vederlo da lontano quando dava il cut per capire se la ripresa era andata bene. Nel film c'era Asia Argento, la figlia, un'attrice molto interessante".
L'incontro cruciale, per Hauer, è però quello con Ermanno Olmi: "Quando l'ho conosciuto avevo già una carriera in Olanda, una in Germania, una in America, ma erano soprattutto ruoli d'azione. Nella mia mente sapevo che un attore è altro, ma non sapevo come tirarlo fuori. Ermanno Olmi mi ha visto in un'intervista su The Hitcher e mi ha voluto per il suo film. Quando l'ho incontrato mi ha detto 'E' un action movie, ma si svolge sulla tua faccia'. Anche lui aveva un pessimo inglese. Sul set avevamo due copioni, lui usava quello in italiano e io quello in tedesco. Saper bene il tedesco mi ha salvato la vita. Non sapevo perché, ma ho capito che dovevo lavorare con lui. Il perché l'ho scoperto 25 anni dopo, seduto in un cinema di Bologna mentre premiavano Olmi, quando ho rivisto il film. Ci siamo ispirati a vicenda e ci siamo sollevati. Questo mi è capitato anche col monologo di Blade Runner, 'come lacrime nella pioggia' è una mia creazione, mi è uscita spontaneamente. Sono momenti impossibili da descrivere a parole". Non manca un pensiero a Lina Wertmüller, con cui Rutger ha girato In una notte di chiaro di Luna: "Lina è un'artista rivoluzionaria, una boccata d'aria fresca".
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Sam Peckimpah, Nicolas Roeg e il futuro di cui non sappiamo niente
Tra gli autori che hanno segnato la carriera di Rutger Hauer vi sono anche il grande Sam Peckinpah, autore di Osterman Weekend, e l'enigmatico Nicolas Roeg, che lo ha diretto in Eureka: "Osterman Weekend è stato il mio primo film da protagonista, ho lavorato con il dialogue coach per il mio accento americano. Sam era fantastico, ma era anche perfido, lo adoravo, non sapevi mai se scherzava o era serio. Dirigeva con le sopracciglia, gli bastava un'alzata per far capire ciò che voleva, ma non era facile lavorare con lui, beveva talmente tanto. Per il film di Roeg ho girato in Giamaica, la storia era molto interessante. Roeg era una persona strana, ti diceva 'La scena va bene, ma rifalla facendo qualcosa di diverso'. Ho imparato che a fare le cose in modo diverso si scoprono gemme".
In una tale pletora di film, non sono mancati gli insuccessi. Rutger Hauer non fa fatica ad ammette la bruttezza di certi suoi film tedeschi esclamando sornione: "Si impara dagli errori, dai successi non si impara niente". Riflettendo sul suo rapporto con l'arte e con il suo metodo di scelta dei film, l'attore spiega: "Di solito cerco qualcosa che mi coinvolga, mi attirano le opere d'arte che non comprendo, ma quando si tratta di cinema non mi piace la realtà creata in pixel, amo i film in carne ed ossa". Ben lontano dalla visione astratta e futuristica veicolata da Blade Runner ("non so cosa ci accadrà e non cosa faremo, anche l'aver fotografato un buco nero non ci aiuta, non ci capiamo niente"), Rutger Hauer rivela un senso pratico che lo ha aiutato nel corso della sua carriera: "Da giovane ho imparato ad andare a cavallo, a vela, a tirare di scherma... tutte abilità che ho riutilizzato in seguito, per dare concretezza ai miei personaggi. Ogni volta mi chiedo 'quanto è reale l'illusione che lo spettatore sta vivendo? Come posso farle per renderla più reale?'"
I falchi della notte: quella volta sul set con Sylvester Stallone
Nel suo sterminato viaggio a ritroso nella memoria, il volto di Rutger Hauer si accende quando l'attore ricorda l'esperienza sul set de I falchi della notte, primo film americano: "Ero appena arrivato negli Usa. Ho scoperto di non poter lavorare senza agente così ne ho assunto uno e dopo due settimane mi è arrivata un'offerta. Mi pagavano 100 mila dollari, poi il film non è stato fatto e avendo un ottimo avvocato ho guadagnato 50 mila dollari senza fare niente. Poi mi sono stati offerti due script: il primo era una storia d'amore ambientata in Egitto con una caccia al tesoro, ma lo script era piatto; il secondo era I falchi della notte, quando l'ho letto mi ha spaventato. Mi pagavano meno della metà, ma ho scelto quel film".
Rutger Hauer ricorda divertito: "Il primo regista è stato licenziato in tronco dopo un mese. Era un tipo alto 1,90, con gli stivali e il cappello da cowboy. Andavamo d'accordo, ma dopo una serie di scene notturne lo hanno cacciato. Sul perché circolano varie storie, c'è chi dice che Sylvester Stallone lo abbia fatto licenziare perché era troppo alto. Nella prima settimana di riprese sono morto non so quante volte, ho beccato 5 pallottole nel fianco, avevo un'enorme cicatrice sulla pancia, in una scena mi hanno fatto morire mentre declamavo una poesia in tedesco e nessuna capiva una parola. Ma sul suo licenziamento ho una mia idea: una notte ci hanno fatto girare una scena dell'inseguimento. Al secondo ciak il regista mi ha detto 'Ripetiamo, ma stavolta corri più forte. Sono andato veloce e ho seminato tutti, compreso Stallone, anche la cinepresa mi ha perso. Il giorno dopo quel regista è sparito". Il divo torna serio ripensando a quanto accaduto in quel periodo: "Durante la lavorazione sono morti mia madre e il mio migliore amico. Ero triste e arrabbiato, credo di aver interiorizzato parte di quella rabbia e di quel dolore nel mio personaggio, forse è per questo che tutti lo ricordano ancora".
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Le battaglie ambientali e lo sguardo a Netflix: "Il web? sarà il futuro del cinema"
Non solo cinema per Rutger Hauer. Nel tempo libero l'attore si dedica a una serie di progetti umanitari di cui va fiero, sottolineando come il mestiere dell'attore non permetta di fare niente di pratico per cambiare il mondo e così lui ha sentito il bisogno di agire portando avanti battaglie ambientali e culturali. Per tre anni Rutger Hauer ha diretto il festival milanese I've Seen Films, che aveva la missione di lanciare i talenti del futuro. "E' stata un'esperienza fenomenale, abbiamo mostrato 360 film, l'ingresso era gratuito, la città ci ha sostenuto, un po' meno Berlusconi e la sua stampa". C'è poi la Rutger Hauer Starfish Association, che aiuta donne e bambini malati di AIDS e c'è il sostegno a Sea Sheperd, per cui Rutger Hauer ha girato anche un corto. "Oggi Paul Watson è mio amico, non fa per me fare l'attivista sulle sue navi, ma occuparsi dell'oceano non è una cattiva idea. Siamo umani e dobbiamo volgere lo sguardo su come aiutare il pianeta. Per fortuna i giovani sembrano aver capito che il futuro non è scritto sulla pietra e che stiamo affondando".
Le molteplici attività di Rutger Hauer sono documentate nel sito ufficiale rutgerhauer.org, che raccoglie 50 anni di impegno ed è fonte primaria di informazioni con lo scopo di sensibilizzare il pubblico. "E'questo il vero futuro, l'arrivo di internet che in Blade Runner non c'era. Il web ha la capacità di connettere persone ai quattro angoli del mondo, ci ha rivoluzionato l'esistenza e ancora non conosciamo la portata di questa rivoluzione". Parlando di internet, il pensiero dell'attore va a Netflix e ai cambiamenti che stanno avvenendo nell'industria cinematografica: "Lo streaming è grandioso, ma in questo momento parliamo di due piattaforme e mezzo, la concorrenza è ancora poca. Credo che il web sia il futuro del cinema, YouTube sta migliorando la qualità del suono, succederà anche per l'immagine e questo accadrà anche per le piattaforme. Perché non ci ho ancora lavorato? Non ce la faccio fisicamente, dovrei lavorare il doppio per guadagnare la metà".