A quanto pare mi sbagliavo sul tempo. Pensavo di poter cambiare le cose se fossi tornata abbastanza indietro. Invece posso fare solo ciò che è sempre stato fatto.
Tre anni fa nella nostra recensione di Russian Doll chiedevamo a gran voce a Netflix di non ordinare una stagione 2, pur essendo ben consapevoli che sia la piattaforma che la creatrice e interprete Natasha Lyonne avrebbero potuto volerla. Ci ritroviamo tre anni dopo (e quattro anni trascorsi nella storia racconata) a scrivere la recensione di Russian Doll 2 dal 20 aprile su Netflix, contenti che la Lyonne non sia caduta nella trappola della ripetitività, almeno non del tutto, anzi sia diventata più ambiziosa, ricercata, insomma che non si sia disunita, per dirla à là Sorrentino.
Questione di tempo
Il mio passato. Il tuo futuro. Viene da chiedersi se sono io a tormentare te o tu me
La tematica al centro della storia è ancora una volta il tempo ma gestito questa volta in modo diverso e strizzando l'occhio alla fantascienza del viaggio nel tempo, tra Ritorno al futuro e altri classici di genere. Se nel ciclo inaugurale Nadia (Natasha Lyonne) si ritrovava bloccata in un loop temporale il giorno del suo 36esimo compleanno, in questi nuovi sette episodi siamo a una settimana dal suo 40esimo compleanno, data importante, simbolica e momento di bilancio della propria vita, quando si guarda istintivamente al proprio passato anche familiare. Quattro anni sono passati e lei e Alan (Charlie Barnett) hanno tenuto d'occhio la linea temporale (neanche fossimo nella TVA di Loki), senza scossoni fino a questo momento, quando si ritrova improvvisamente catapultata nel passato dopo aver preso la metro.
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Una storia generazionale
Le gambe sono la bicicletta nel giro della vita
Mentre cerca di capire come tornare nel presente Nadia ha la possibilità di vivere nei panni della madre Leonora (una scusa per ripescare e utilizzare maggiormente Chloë Sevigny). Uno degli aspetti di questa stagione che saltano subito all'occhio è infatti l'aver voluto puntare maggiormente sulle star che erano state "relegate" a guest star negli episodi finali della prima stagione, che qui diventano protagoniste e via via alter ego di Nadia. Non per questo Nadia e Alan sono meno centrali, anzi avranno ognuno la propria storyline che andranno poi, com'era prevedibile perché già successo in passato, a incontrarsi. Russian Doll 2 finisce per essere una storia generazionale al femminile, questa volta per la maggior parte scritta e diretta dalla stessa Lyonne, che aveva debuttato dietro la macchina da presa nel finale della prima stagione. I dialoghi, le suggestioni visive e i movimenti di macchina continuano ad essere ricercati e non banali, tentando di aggirare il cliché del viaggio nel tempo e di ciò che questo comporta per i personaggi. Per non parlare delle sempre impeccabili scelte di colonna sonora. Il cast è ancora una volta scelto con cura dalla Lyonne, a partire dalla comica Annie Murphy nei panni di una giovane Ruth (proprio lei, che in Kevin Can F**k Himself aveva già dimostrato di sapere mescolare dramma e commedia). Ciò nonostante alcune scelte appaiono un po' "ruffiane" nel far tornare alcuni personaggi o alcune loro versioni, approfittando del gioco temporale in atto.
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Questione di prospettive
Quando l'universo scherza con te, lascialo fare.
Tentando di cambiare le carte in tavola e alzare l'asticella del racconto senza banalizzare se stessa, Lyonne mette ancora una volta alla prova se stessa e i propri attori per parlare del tempo che passa e di come inesorabilmente il destino tenda a compiersi, ad essere ciclico e non lineare, come se la storia sia già scritta in un certo senso. Senza andare a scomodare titoli come Interstellar o Tomb Raider: Legend, ciò che va da indagare questa seconda stagione di Russian Doll, il cui episodio finale si intitola "Matrioska" non a caso, è il concetto di eredità familiare, di ciò che lasciamo ai nostri figli e nipoti e in generale dopo di noi, e i 40 anni sono l'occasione perfetta per un bilancio di "metà percorso". Siamo destinati a commettere gli stessi errori e quelli del passato non si possono correggere, sembra voler dirci questo rispetto al primo ciclo la serie. Ma parla anche dell'incapacità di stare al mondo di alcune persone: Alan ad un certo punto dirà commosso "Siamo il prodotto di cose che non possiamo cambiare. Nessuno di noi è un originale. Eppure sembra tutto così facile per gli altri". Per non parlare di un episodio in cui a livello di messa in scena ci si è sbizzarriti per rendere il più possibile il caos temporale in cui si trovano invischiati i personaggi. E sempre per bocca di Alan, il cui punto di vista è uguale e contrario a quello di Nadia, come in una forza equilibrata della fisica: "Non possiamo passare la nostra vita avendo così paura di fare la scelta sbagliata da non vivere per nulla" Ma d'altronde noi umani "vogliamo solo risposte. Vogliamo solo sapere". La vera domanda: è giusto conoscere il nostro futuro?
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Russian Doll 2 contenti che Natasha Lyonne non abbia dormito sugli allori e si sia messa alla prova con questa seconda stagione, non riuscendo sempre nei propri intenti ed essendo fisiologicamente meno innovativa del ciclo inaugurale, ma rimanendo originale e con una messa in scena evolutasi rispetto alla prima stagione, e riunendo un cast ancora una volta azzeccato.
Perché ci piace
- Natasha Lyonne cura sceneggiatura e regia mettendosi alla prova.
- Le new entry del cast come Annie Murphy sono ben inserite.
- Le tematiche proposte, a partire dalla storia generazionale al femminile e il concetto di eredità.
Cosa non va
- La serie è fisiologicamente meno innovativa della prima stagione.
- È un po’ ruffiano il modo in cui tornano alcuni personaggi.