Una tenace agente federale sta indagando su alcune morti misteriose legate ad una partita di droga tagliata male. La donna, coinvolta personalmente dopo che la sua nipotina è rimasta orfana, è pronta a tutto pur di scovare i responsabili dietro a questo narcotraffico che dal Messico ha le sue diramazioni fino in Canada, ma si trova alle prese con un ambiente organizzato nei minimi dettagli dove tutto è studiato meticolosamente.
Nel frattempo in Colombia un contadino locale sta trasportando, zaino in spalla, un carico di cocaina che prima di arrivare negli Stati Uniti aumenta costantemente il proprio valore: dai 1.600 dollari iniziali, quando finisce nelle mani del gangster conosciuto come The Boss sale ad oltre quindicimila. Proprio questi incarica uno dei suoi uomini più fidati, il proprietario di un ristorante, affinché indaghi sul perché alcune delle spedizioni di droga subiscano un dirottamento e arrivino in quantità ridotta a destinazione.
Di tutto e di più
Come avrete potuto notare nella sinossi esposta nel precedente paragrafo, non abbiamo usato nessun nome proprio nella descrizione dei personaggi e questo perché il film stesso li etichetta in base al ruolo che questi svolgono: dallo spacciatore al gangster, dal cuoco all'agente federale, sono tutti semplici e anonime pedine di un gioco più grande di loro.
Perché d'altronde Running with the Devil - La legge del cartello non è altro che una complessa partita a scacchi che ci introduce - in maniera più o meno superficiale - alle dinamiche che hanno luogo nel traffico di droga internazionale. Dai coltivatori che vivono nelle immense foreste e producono la materia prima a chi questa la spaccia poi nelle strade, fino ai poliziotti incaricati di sventare l'attività illegale, i novanta minuti di visione mostrano i molteplici personaggi e le relative situazioni dove questi sono coinvolti al fine di formare il quadro generale.
I 27 film da vedere sulla droga
Una corsa con l'affanno
Proprio nella sua coralità eccessiva il film perde progressivamente la bussola, giacché viene difficile seguire tutti i vari passaggi - con alcune figure che entrano ed escono di scena nell'arco di un paio di scene - e non vi è una narrazione coesa e uniforme a traghettare il pubblico verso quella linearità di fondo che un progetto di intrattenimento, quale Running with the Devil è (o meglio vorrebbe essere), deve necessariamente avere per appassionare al racconto.
E invece la sceneggiatura, ad opera dello stesso regista esordiente Jason Cabell, si perde in questa sua molteplicità di sguardi, senza mai trovare la giusta chiave di lettura e finendo per rendere il tutto non solo estremamente semplicistico ma anche terribilmente noioso, con le sequenze d'azione e la tensione canonica a tema limitate ad una manciata di scene nella mezzora finale.
I due volti del crimine
Ecco allora che i pochi motivi di interesse vanno ricercati nel cast, che vede in due dei ruoli maggiori volti conosciuti del calibro di Nicolas Cage e Laurence Fishburne: se il primo qui è in un'interpretazione più morigerata rispetto al suo istrionico modus operandi, è proprio il secondo a fare ironicamente il Nicolas Cage della situazione, con diversi passaggi in overacting che risultano anche i più divertenti del film.
Col prologo che si collega al finale prima del risolutivo epilogo, tutti i nodi vengono infine al pettine ma l'ora e mezzo di visione è una sorta di improvvisato collage, una forzata comunione di segmenti che nel loro tentativo di formare un quadro unitario finiscono per uscire fuori strada in più occasioni, trasformando quella che sulla carta era un'operazione potenzialmente originale in un'occasione mancata.
Conclusioni
I vari passaggi del narcotraffico internazionale, dalla coltivazione fino alla distribuzione nelle strade cittadine - con chi l'assume a pagarne le più care conseguenze - sono al centro di questo atipico thriller corale, che vorrebbe mostrare la complessità di quest'attività criminale di Paese in Paese salvo perdersi in un nugolo di personaggi e relative sottotrame poco ispirate, con un Nicolas Cage più moderato del solito e un Laurence Fishburne invece fuori di testa nelle vesti di guest-star. Running with the Devil - La legge del cartello paga la sua disomogeneità in un ammasso segmentato e poco coeso, che si perde nelle sue pur potenzialmente interessanti ambizioni di partenza.
Perché ci piace
- La presenza di Nicolas Cage e Laurence Fishburne aumenta l'aura piacevolmente scult di certe scene.
Cosa non va
- La sceneggiatura si perde in sottotrame e personaggi secondari sostanzialmente inutili.
- L'idea di raccontare il narcotraffico dalla A alla Z richiede ben altri mezzi e sceneggiature per essere credibile.