"E se a furia di ascoltarlo questo pezzo mi stancasse e all'improvviso non fosse più il mio preferito? Funzionerebbe ancora o Kate Bush, sai, perderebbe il suo potere magico?" "Kate Bush? Mai!"
Quando, nell'estate 2016, Stranger Things fece scattare un immediato colpo di fulmine in milioni di spettatori, uno dei momenti più toccanti era un semplice dialogo fra Jonathan e Will Byers, uniti dal peso della separazione fra i genitori e dalla comune passione per il rock. Il mixtape registrato da Jonathan per il fratellino diventava così il simbolo di un legame in grado di superare qualsiasi prova, mentre Should I Stay or Should I Go dei Clash avrebbe assunto un ruolo narrativo assai maggiore rispetto alla semplice rievocazione d'epoca. A sei anni di distanza, qualcosa di molto simile è accaduto nella quarta stagione della popolarissima serie Netflix. In una soundtrack che trabocca di brani più o meno celebri degli anni Ottanta, una singola canzone si è guadagnata un posto speciale all'interno della storia firmata dai Duffer Brothers, ma ancor di più nel cuore (e nelle cuffiette) degli spettatori: Running Up That Hill (A Deal with God), composta e interpretata nel 1985 da Kate Bush.
Se la musica degli Eighties ha contrassegnato fin dalle origini una serie nata come un caleidoscopico omaggio alla cultura di quel decennio, il pezzo in questione non si limita però a far leva sull'effetto-nostalgia per il 1986, anno di ambientazione delle nuove avventure di Mike, Undici e degli altri protagonisti di Stranger Things. Dopo aver risuonato dal walkman di Max Mayfield (Sadie Sink) nella puntata inaugurale della stagione, Running Up That Hill ritorna con prepotenza nella climax del quarto episodio, Caro Billy, quando la cassetta dell'album Hounds of Love si rivela un'arma provvidenziale nella lotta per la sopravvivenza di Max contro la mostruosa entità soprannaturale conosciuta come Vecna. La voce di Kate Bush irrompe così nella cornice apocalittica del Sottosopra, richiamando - letteralmente - la giovanissima Max alla realtà e fornendole la forza necessaria per sconfiggere Vecna.
Da Stranger Things alle classifiche: il fenomeno Running Up That Hill
La musica, come aveva suggerito poco prima lo psicopatico Victor Creel, è l'unica ancora di salvezza della mente umana contro quel male strisciante e oscuro che, per Max, si concretizza nel senso di colpa per la morte del fratello Billy. Lo era, probabilmente, già prima del suo faccia a faccia con Vecna: ovvero quando Max, alle prese con l'alienazione e il malessere di un'adolescenza inquieta, percorreva i corridoi del liceo lasciandosi cullare dall'arcana melodia di Running Up That Hill. E in qualche modo, l'incanto di questo splendido pezzo ha oltrepassato la barriera dello schermo per contagiare anche il pubblico della serie, composto per buona parte da membri della Generazione Z; la riprova è che, ad appena quattro giorni di distanza dal rilascio di Stranger Things 4, la canzone di Kate Bush è schizzata in cima alle classifiche dei brani più ascoltati negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in molti altri paesi su Spotify e sulle principali piattaforme di streaming, e da oltre una settimana mantiene saldamente i primi posti.
Con una media di otto milioni di ascolti giornalieri solo su Spotify, Running Up That Hill si sta imponendo come il più inaspettato successo della primavera del 2022. Non si tratta della prima volta che una hit del passato diventa un fenomeno virale in grado di entusiasmare le nuove generazioni (era capitato due anni fa a Dreams dei Fleetwood Mac, adoperata come sottofondo in un video di TikTok), ma mai con queste proporzioni: è bastato qualche giorno per rilanciare di colpo Kate Bush, oggi sessantatreenne, verso la sommità delle classifiche di Gran Bretagna, Canada e Australia, nonché per regalarle un primo, storico ingresso nella Top 10 degli Stati Uniti. Merito dell'efficacissimo utilizzo del brano nel contesto della serie, ma anche - e soprattutto - di una canzone in cui certe sonorità synth tipiche degli anni Ottanta sono ammantate di un fascino senza tempo, frutto di un approccio che trascende gli stili e le mode di un'epoca.
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Kate Bush, fra le cime tempestose e i segugi dell'amore
Insomma, cosa ha spinto milioni di persone, perlopiù under 20, a (re)innamorarsi di una popstar che si è ritirata quasi del tutto dalle scene (il suo album più recente, 50 Words for Snow, risale al 2011; le sue ultime, rarissime performance dal vivo al 2014) e che, se in Europa è considerata un'icona, in America non aveva mai goduto di un vasto appeal commerciale? Il successo di Kate Bush, a dir la verità, è stato fin dall'inizio il risultato di una formula imprevedibile: quella che, nella primavera del 1978, aveva portato una fanciulla del Kent non ancora ventenne a conquistare il primo posto nella natia Gran Bretagna (e da lì a breve anche in Italia) rievocando l'amore di Catherine per Heathcliff dalle pagine di Emily Brontë (il suo singolo d'esordio, la mitica Wuthering Heights); e che, da lì a un paio d'anni, l'avrebbe riconfermata star in ascesa dell'art rock con canzoni ispirate a film e libri horror, allo spettro del nucleare o perfino alla mitologia degli aborigeni australiani.
Proprio quest'ultimo elemento era al centro di The Dreaming, title-track di un disco del 1982 in cui Kate Bush, galvanizzata dalle potenzialità del sintetizzatore Fairlight CMI, si tuffava in uno sperimentalismo innervato dalle suggestioni più variegate, ma a dir poco lontano dalle tendenze della neonata MTV Generation (nota a margine: The Dreaming, per chi non lo conoscesse, è un disco magnifico). Da allora ci sarebbero voluti quasi tre anni di attesa prima che l'intrepida Kate, senza rinunciare alle proprie ambizioni artistiche, si chiudesse nello studio discografico della casa di famiglia, nel bel mezzo della campagna londinese, per realizzare il titolo più celebrato della sua carriera. Trainato, sul finire dell'estate del 1985, da Running Up That Hill, l'album Hounds of Love sarebbe balzato al primo posto in Gran Bretagna e avrebbe fatto conoscere la voce di Kate Bush pure al di là dell'Atlantico, suscitando un'ammirazione che è andata consolidandosi con il passare degli anni (nel 2020, la rivista Rolling Stone l'ha inserito alla posizione numero 68 nella lista dei più grandi dischi di sempre).
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A Deal with God: la magia di Kate
Con un lato A aperto da Running Up That Hill e chiuso dalla commovente Cloudbusting e un lato B, dal titolo The Ninth Wave, costruito come una suite onirica e allucinata (le sue sette canzoni raccontano le visioni di una donna durante un naufragio), Hounds of Love rimane la testimonianza del talento senza compromessi di una popstar tuttora unica nel suo genere. Un talento di cui Running Up That Hill, a partire dal ritmo marziale dell'incipit, rappresenta un saggio superbo: avvolta fin dalle prime note da un'atmosfera di cupo romanticismo, a cui corrisponde nel video la sensuale danza con il ballerino Michael Hervieu, la canzone illustra il "patto con Dio" che esaudirebbe il desiderio di una donna di autentica connessione con l'uomo di cui è innamorata. "Let me steal this moment from you now", supplica Kate nella strofa in cui, con struggente intensità, esprime il desiderio di scambiare il proprio corpo con quello dell'amato, in preda all'anelito di una simbiosi che forse è solo una chimera.
Alfiera, fin dall'incursione sulle "cime tempestose", di un sentimento vissuto come esperienza totalizzante e quasi mistica, Kate Bush compone canzoni con la vivida enfasi di un romanzo dell'Ottocento e le interpreta con il pathos di un'attrice consumata: basti ascoltare la sua voce in Running Up That Hill, che da una dolcezza carezzevole ("Tell me we both matter, don't we?") si innalza per inseguire l'impeto drammatico del ritornello, per poi scivolare di nuovo su un terreno più languido. Spirito e carnalità sembrano fondersi costantemente nel passaggio da un verso all'altro, secondo un'alchimia tanto misteriosa quanto irresistibile; un'alchimia che, come l'amore e come la stregoneria, non può essere decifrata razionalmente, ma richiede di mollare gli ormeggi e di abbandonarsi alla meraviglia. Specie se, come ci ricorda Max, tutto quel che ci serve è premere il tasto play e pronunciare la frase-chiave: "Work your magic, Kate!".
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