"Who Run The World? Girls" cantava Beyoncé e ora il brano ci viene in mente scrivendo la recensione di Run The World, la nuova serie dal 16 maggio su StarzPlay con un nuovo episodio ogni domenica. Una comedy in otto puntate che racconta la storia di un gruppo di donne afroamericane - migliori amiche, intelligenti, ironiche ed energiche - che vivono e lavorano ad Harlem, impegnandosi quotidianamente per affermare il proprio posto nel mondo.
MIGLIORI AMICHE
Il cuore del racconto è l'amicizia fra le quattro protagoniste, proprio come nella serie cult di Darren Star, che le aiuta non solo come àncora emotiva ma anche a migliorarsi vicendevolmente. Amiche che ci sono sempre l'una per l'altra, amiche che parlano di qualsiasi cosa, sesso compreso, senza peli sulla lingua, non vedendolo come un tabù ma piuttosto come uno scambio di opinioni, un confronto costruttivo. Lo stesso vale per le relazioni e per le decisioni lavorative. Amber Stevens West (Greek - La confraternita, The Carmichael Show) interpreta Whitney, la più giovane del gruppo, che si sta affermando come PR, sta per sposare il suo amore del college, futuro medico, ma inizia ad avere qualche ripensamento. Andrea Bordeaux (NCIS: Los Angeles) è Ella, giornalista di cui è apprezzata la penna più che i modi, di ritorno da un "periodo buio" e che cerca di non ricadere nei vecchi schemi sentimentali.
Bresha Webb (Marlon) è Renee, il cui matrimonio sta volgendo al termine: la più sguaiata e scenografica del gruppo, ma allo stesso tempo la più sincera e schietta, "perché è nata senza filtri", come la descrivono le amiche. Last but not least Corbin Reid (Valor) presta il volto a Sondi, da tempo impegnata con un uomo e la figlia di lui, pur senza essere sposati. La famiglia che hanno costruito è tanto reale al di fuori della sfera legale quanto motivo di conflitto per le idee estremamente femministe della donna. Ognuna di loro è forte, determinata, pronta a conquistare il mondo, come recita il titolo della comedy. Non vogliono farsi mettere in testa i piedi da nessuno, che sia il proprio compagno oppure una persona bianca. Perché essere nere oggi è una strada irta di micro aggressioni e discriminazioni, in cui si deve fare i conti ogni minuto col colore della propria pelle, pur vivendo in una città progressista e cosmopolita come New York.
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ESSERE NERE OGGI
Cuore pulsante della serie è Harlem, il quartiere nero per eccellenza, ma che non fa troppi sconti in quanto a discriminazione. Run the World rientra in tutti i canoni della comedy al femminile, classica e allo stesso tempo nuova grazie allo sguardo nero delle protagoniste come della creatrice Leigh Davenport, autrice nera emergente. I colori, le luci al neon, gli abiti griffati, un certo tenore di vita medio-alto mostrano una Harlem in cui tutti bene o male vorremmo vivere, circoscrivono in un certo senso la serie a un determinato tipo di pubblico, il che non è necessariamente un male ma allo stesso tempo limita il raggiungimento di un più ampio raggio di donne nere meno abbienti che avrebbe potuto sentirsi rappresentato, o anche LGBTQ+.
Whitney, Ella, Renee e Sondi non vogliono essere banalmente le nuove Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte (da loro stesse citate), ma piuttosto un nuovo sguardo all black sull'affermazione di sé, già visto in modo comico più "soft" ad esempio in Girlfriends. Più vicina al realismo e allo humour da rete cable, la comedy è pur sempre un intrattenimento che segue le (dis)avventure amorose e lavorative delle protagoniste, senza però andare troppo oltre. Alti e bassi della vita vengono filtrati attraverso i dialoghi serrati e l'umorismo contagioso di queste quattro giovani donne. Come si fa a non tifare affinché conquistino il mondo?
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Run The World ricordando come questa sia una serie che vuole replicare lo schema narrativo di Sex and the City con punto di vista nero sulla vicenda. Tra dialoghi al fulmicotone, abiti altisonanti e serate tra amiche, relazioni, lavoro, la serie non riesce a distinguersi adeguatamente.
Perché ci piace
- Le quattro protagoniste sono tutte in parte e ben caratterizzate.
- Harlem è una location suggestiva e ben sfruttata…
Cosa non va
- …ma allo stesso tempo mostra solo il lato cool e abbiente del quartiere.
- Sarebbe stato interessante vedere altri lati, non vip e magari lgbtq+ nella comunità nera.