Ad un certo punto della chiacchierata telefonica, un po' come se fossimo in una puntata di Call my Agent, ammettiamo con Romana Maggiora Vergano la realtà delle cose: intervistare un'attrice o un attore under 30 è molto più stimolante che intervistare un interprete, diremmo, navigato. Il motivo? Questa nuova generazione, che rappresenta al meglio il cinema italiano, ha un'obbiettiva marcia in più. Sarà la costante "sovraesposizione dovuta ai social", sarà che ogni opportunità non viene data per scontata, bensì valutata con la giusta consapevolezza; sarà che hanno anche la giusta dose di intraprendenza nel criticare (e smuovere), quando è giusto, l'intero apparato di un'industria fondamentale. Insomma, sono a tutti gli effetti "parte in causa, e non solo sul set", come ci dice appunto Romana Maggiora Vergano, classe 1996, e nome tra i più rappresentativi di questa straordinaria primavera che cerchiamo di sostenere e stimolare, dando loro il sacrosanto spazio - dimostrando una profondità di pensiero, oltre che talento.
Certo, il nostro è un lavoro di corredo, anche perché l'attrice è protagonista di quel tripudio intitolato C'è ancora domani. L'esordio di Paola Cortellesi si è rivelato fondamentale, tanto nel successo al box office quanto nella sua perfetta trasversalità narrativa. Nel film, arrivato in digitale, Romana Maggiora Vergano interpreta Marcella, figlia di Delia e di Ivano. Un personaggio complesso, declinato in una conflittualità in grado di artigliare la scena, facendoci arrivare tutta l'emozione di un ruolo che l'attrice definisce "un simbolo". E se di simboli si tratta, con la Maggiora Vergano abbiamo parlato di tutto: di Roma, di Yorgos Lanthimos, dell'impegno con l'Associazione UNITA, e di quanto sia complicato afferrare il giusto equilibrio. Complicato, ma forse anche relativo. In fondo, come ci illumina Romana, "Che male c'è ad essere irrisolti?".
Romana Maggiora Vergano, la nostra intervista
Romana, leggendo il copione di C'è ancora domani, ti sei subito resa conto di quanto fosse esplosivo?
La sensazione che fosse un copione importante l'ho sentito nel momento della lettura, raccontava una storia specifica di quegli anni, ma aveva un respiro universale, anche verso chi non ha vissuto le forme di violenza che vediamo riversarsi sulla protagonista. Però devo dire che la potenza del mio personaggio, Marcella, è arrivato con la visione del film. Il finale mi ha devastata, e ricordo l'emozione provata in sala, sentendo il calore delle persone. Marcella è divenuta una sorta di simbolo.
C'è ancora domani: il successo del film di Paola Cortellesi è questione di equilibrio
C'è ancora domani ci porta nel primo Dopo Guerra. Hai fatto riferimento a qualche foto d'epoca per costruire Marcella?
Personalmente sì, quando ho iniziato a preparare il ruolo ero fidanzata con un ragazzo, e ricordo che andavamo a pranzo da sua nonna. Una donna strepitosa, che raccontava i suoi pregressi d'adolescente, nel Dopo Guerra. Le ho chiesto se potesse farmi vedere le fotografie, e molta ispirazione è arrivata da quegli scatti, e dalle storie che ricordava. Mi raccontava che tante sue amiche coetanee non andavano avanti negli studi, ma facevano scuole d'avviamento che l'avrebbero poi portate ad ottenere un lavoro. I classici soldi da portare a casa...
Un personaggio sfumato. Dolce, ma arrabbiato.
Marcella è molto arrabbiata ma anche vulnerabile, e sono grata a Paola per il peso di questo personaggio. Mi ha regalato la possibilità di attraversare diverse sfumature, riportando sullo schermo la tenerezza e la rabbia, partendo da un impossibilità di reazione. Marcella è all'apparenza ordinaria, ma ha anche una sensibilità complessa e contraddittoria. È arrabbiata con la madre, ma perché la ama. Lei non userebbe l'aggressività verbale se non volesse smuoverla: poi è molto giovane, ha un fuoco dentro, che riversa sulla madre proprio per amore, e non su quel padre terribile e violento. Non lo fa perché ha paura, ma anche perché non lo stima. Devo dire che ero un po' spaventata da questa aggressività di Marcella, avevo timore di essere odiata dal pubblico, e invece Paola non ha mai avuto dubbi. Del resto, C'è ancora domani è un film che cerca l'azione, e l'azione non sono solo gli effetti speciali. L'azione è soprattutto emotiva ed intellettuale.
Il cambiamento di una generazione
A proposito di azione, oggi c'è un nuovo moto di pensiero, capace di scendere in piazza. Ti senti parte di questo cambiamento?
I cambiamenti si fanno lentamente, e si fanno insieme. Ho sempre avuto paura di esprimere la mia paura, anche su determinati aspetti politici, sociali e culturali. Paura di non esserne convinta, di non sapermi spiegare. Se si ha qualcosa da dire ci si informa, e non si deve temere nulla. Poi si possono fare dei passi indietro, si può cambiare idea. Bisogna avere il coraggio di parlare senza il timore di essere giudicati. E C'è ancora domani mi ha spinto a fare rete, gruppo, circuito. La più grande sicurezza acquisita? Non sono sola in tante lotte.
E dell'industria cinematografica italiana, cosa cambieresti?
Sicuramente cercherei di entrare in contatto con le associazioni di categoria. Mi viene in mente UNITA, che ha creato una coscienza collettiva tra di noi. Troverei rifugio in queste associazioni, e diffonderei la natura del nostro lavoro, che porta avanti il nostro paese, anche all'estero. Quindi è importante che si diffondano certe cose al di fuori del nostro universo. Si fa fatica a pensare al cinema come un'industria, e quindi è importante far vedere quello che c'è dietro. Dico spesso ai miei amici che non fanno parte di questo mondo: fermatevi a leggere i titoli di coda! Dietro un film ci sono tante persone che lavorano, ed è importante farle conoscere.
C'è ancora domani, Testaccio e il cuore di mamma Roma: alla scoperta delle location del film
Mi chiedevo, cosa differenzia la tua generazione tra quella di Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea?
I social hanno fatto la differenza. Siamo sovraccaricati, anche perché quello che leggiamo sui social non contenuti solo superficiali. I social non sono solo fuffa. C'è l'informazione ad esempio, ed è bene che ci si informi su più testate. I social hanno acceso la miccia, e questa stimolazione eccessiva ha differenziato la nostra generazione di attori da quella precedente.
I tuoi genitori sono dottori. Tu fai l'attrice. Un cambio netto, e rappresentativo del discorso che stai facendo.
Vero, ci sentiamo più audaci e liberi, prendendoci dei rischi. Sento tanti i ragazzi tra i venti e trent'anni che si sentono persi, con un percorso di studi interrotto dopo anni all'università. È una cosa che fa paura, ma è anche eccitante, suggerisce una grande libertà. È una cosa positiva essere irrisolti.
Se l'equilibrio vive di paradossi
Dunque, sei ancora lontana dal trovare un tuo equilibrio.
Fare l'attrice sposta l'equilibrio, e per non perdersi bisogna lavorare molto su di sé, è un momento di grandi cambiamenti, e forse ho perso il fuoco. Prima era più facile, ma ora che lavoro di più mi sento più sballottata, come se non avessi un posto dove tornare. È un punto su cui sto lavorando.
Equilibrio, una strana parola per chi è di Roma. Come vivi la città di cui porti il nome? Roma è la mia città, e non la cambierei mai. Sono fiera di portare il nome che ho. Mi piacciono le sue contraddizioni. È una città caotica ma veloce ma anche lenta. È eterea, rozza, sporca. Ricca di storia ma contemporanea. L'equilibrio tra i suoi paradossi...
Oltre C'è ancora domani, ci sono film che rappresentano Roma meglio di altri?
Il film che me la ricorda maggiormente, oltre La dolce vita di Fellini, beh... dico Mamma Roma di Pasolini. Roma è una mamma che ti abbraccia, ma che sa anche respingerti quando devi cavartela da sola.
Ultima cosa: è un caso che nella scorsa stagione siano usciti Barbie, Povere Creature! e C'è ancora domani? Tre film diversi ma molto simili...
Non credo sia un caso. È evidente che oggi si senta forte un punto di vista femminile. Ed è importante che a dirigere questi film ci siano due donne ma anche un uomo con uno sguardo lucido sul femminile. Yorgos Lanthimos è sensibile e visionario, e si può imparare molto da lui. Sarebbe bello farlo dialogare sullo stesso tavolo di Paola Cortellesi e Greta Gerwig!
La foto in copertina è di Riccardo Ghilardi. Outfit di Federica Tosi