Il 17 marzo 2006 debuttò su Rai Due la prima stagione di Roma, già andata in onda in America su HBO e in Inghilterra su BBC Two. Reduce da due nomination ai Golden Globe (per la miglior serie drammatica e la performance di Polly Walker nei panni della spietata Atia), la serie era nota anche come la produzione televisiva più costosa di sempre all'epoca (il budget era intorno ai 110 milioni di dollari per la realizzazione di dodici episodi), mentre per l'Italia, oltre allo statuto di co-produttore tramite la Rai (fatto successivamente messo in dubbio da HBO e BBC), l'elemento più prestigioso era la scelta di Cinecittà come luogo privilegiato per ricostruire la capitale italica nel periodo pre-imperiale. Eppure il pubblico nostrano non si fece conquistare dal serial, che invece fu oggetto di diverse controversie, alcune delle quali legate proprio alla versione mostrata su Rai Due. Ma qual è stato il percorso di questa produzione prestigiosa e (forse troppo) ambiziosa, dalla genesi alla cancellazione?
L'espansione di HBO
L'idea per ciò che divenne Roma fu proposta a HBO, come miniserie, nel 2002, dal produttore William J. MacDonald e dallo sceneggiatore-regista John Milius (ai due si unì poi Bruno Heller, creatore di The Mentalist e Gotham). Approvata nel 2003, la serie fu poi prodotta in collaborazione con la BBC, inaugurando una mentalità più ambiziosa per l'emittente cable americana che è culminata, negli ultimi anni, nella realizzazione de Il trono di spade. L'esistenza del progetto contribuì anche alla nascita di Deadwood, che è arrivata sullo schermo nella sua incarnazione western solo perché David Milch, che inizialmente aveva proposto una serie ambientata a Roma nei primi anni del Cristianesimo, riuscì a modificare l'ambientazione senza dover sacrificare le tematiche che gli interessavano.
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Girata a Cinecittà, su un set usato anche per altre produzioni dal sapore "romano" (vedi l'episodio di Doctor Who intitolato Le fiamme di Pompei) e poi parzialmente distrutto da un incendio, la serie vantava una grande partecipazione locale, con comparse chiamate in alcuni casi a ricreare i loro veri mestieri al fianco di attori affermati come James Purefoy, Ciarán Hinds, Kevin McKidd e Ray Stevenson, le cui carriere internazionali devono molto a Roma. Per quanto concerne il cast vero e proprio, la presenza italiana più notevole fu quella di Chiara Mastalli, che nel periodo in cui la serie arrivò in Italia era anche al cinema in Notte prima degli esami, dove interpretava Simona. Per la regia furono coinvolti diversi veterani della HBO, come Allen Coulter e Alan Taylor, ma i primi tre episodi vennero affidati a Michael Apted (Gorilla nella nebbia, 007 - Il mondo non basta).
Il caso italiano
Come gran parte dei prodotti HBO, Roma non è a corto di sesso, violenza e parolacce. Un dettaglio pressoché irrilevante per la messa in onda americana, ma già più problematico per la trasmissione in chiaro in Inghilterra (e la situazione non è cambiata molto negli ultimi dieci anni, a giudicare dalle reazioni a priori nei confronti di Versailles, prossimamente in onda su BBC Two), e soprattutto in Italia. Mentre le serie HBO tradizionalmente sono di competenza di Mediaset, in seconda o addirittura terza serata, per Roma si decise di mandarlo in onda su Rai Due, e in prima serata. Fu quindi necessario un bel lavoro di lima, con l'eliminazione di tutti i nudi frontali maschili (sostituiti, in alcuni casi, da inquadrature alternative), e la soppressione totale di scene contenenti stupri, incesto o omosessualità. Furono accorciate anche certe sequenze particolarmente truculente, e le espressioni più colorite vennero rese neutre in sede di doppiaggio (anche se qualche perla rimase, come quando Marc' Antonio dà a Bruto del "gran coglione").
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Un tentativo vano, poiché fu comunque necessario apporre il famigerato bollino rosso e, sulla falsariga di altre decisioni controverse (vedi la messa in onda, sempre in prima serata, di film come L'esorcista e Eyes wide shut), introdurre il programma con un prologo esplicativo sui contenuti non adatti ai bambini (persino la fascetta del DVD, teoricamente esente dal visto di censura in quanto programma televisivo e non film per il cinema, vanta la scritta "sconsigliato ai minori di 14 anni"). Le lamentele da parte dei genitori non si fecero attendere, così come articoli sulla presunta scarsa qualità della serie, in particolare a causa di varie licenze poetiche rispetto alla correttezza storica. Ancora più grave, però, fu l'indifferenza del pubblico, a causa della quale la seconda stagione, andata in onda in America nel 2007, non vide mai la luce su un canale generalista in Italia. Solo nel 2009 fu possibile vederla, e senza tagli, su Rai 4, che nel frattempo aveva anche trasmesso la prima stagione senza censure.
Il futuro di Roma
Nelle intenzioni degli autori la serie doveva durare cinque stagioni, dalle guerre galliche fino alla nascita dell'Impero. Per via dei costi proibitivi e la decisione da parte della BBC di abbandonare il progetto dopo la seconda stagione, quest'ultima divenne l'annata conclusiva, il che costrinse Heller a raccontare in appena dieci episodi quello che doveva durare il triplo (la guerra fra Marc' Antonio ed Ottaviano avrebbe dovuto occupare la terza e la quarta stagione). Da anni si parla di una possibile prosecuzione cinematografica, scritta sempre da Heller, ma senza un annuncio ufficiale da parte di HBO o chi di dovere, per ora ne parliamo come del revival di Deadwood: aspettiamo e speriamo.
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