Basata sull'omonimo libro firmato a quattro mani da Luigi Cannavale e Giacomo Censini, e in uscita il mese prossimo con la distribuzione di Teodora, è stata presentata questa mattina al Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione "Cinema d'Oggi", la nuova pellicola di Alessandro Piva: I milionari, narrazione dell'ascesa e della caduta di un clan criminale nella Napoli a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta.
In occasione dell'anteprima del film, Piva ha incontrato la stampa insieme ai due protagonisti de I milionari, Francesco Scianna e Valentina Lodovini, che interpretano i ruoli di Marcello Cavani, giovane gregario della Camorra soprannominato Alen Delòn, e di sua moglie Rosaria, che si ostina ad ignorare le attività criminali del marito e padre dei suoi figli.
Romanzo (criminale) napoletano
Alessandro, come ti sei trovato ad immergerti nella realtà di Napoli?
Alessandro Piva: Ho trovato uno scenario che mi era confacente e mi sono immerso in una città come Napoli, straordinaria in tutti i sensi. Quella de I milionari è una storia ambienta fra anni Ottanta e Novanta: un decennio in cui si è verificata la progressiva accettazione di una serie di compromessi, caratterizzato dal desiderio di arricchirsi a scapito di ogni valore. Una "cultura globale" molto evidente a Napoli, ma che appartiene in realtà a tutto il paese.
Valentina, come ti senti ad essere protagonista al Festival di Roma prima con Buoni a nulla e oggi con I milionari?
Valentina Lodovini: Sono molto fortunata, perché alle attrici raramente richiedono ruoli così vari e addirittura con accenti e dialetti diversi, ma non mi sono mai soffermata molto su questo aspetto linguistico, quanto piuttosto sul carattere dei personaggi. Rosaria non è una criminale ma la donna di un criminale: non si sente parte di questo mondo e non è lei a gestire il potere. Rosaria sceglie di non sapere, ovvero un altro tipo di omertà. Da attrice, insomma, mi interessano i caratteri più che gli accenti.
Come vi siete accostati ai vostri personaggi e che giudizio avete su di loro?
Francesco Scianna: Non ho giudicato Marcello; credo che nel nostro lavoro sia fondamentale avvicinarsi al proprio ruolo dimenticandoci chi siamo, in modo da poter 'abitare' il personaggio che dobbiamo interpretare. Marcello è ispirato a un uomo realmente esistito e tuttora in vita; non ho avuto possibilità di avvicinarlo perché oggi vive sotto copertura, ma ho avuto comunque molto materiale su cui lavorare e consigli da amici e colleghi, e devo ringraziare i miei coach per l'aiuto che mi hanno fornito. Ho cercato di rendere la figura di Marcello evitando i cliché sul criminale, e provando invece a capire chi è davvero in modo da riportarne luci e ombre, partendo dal presupposto del suo conflitto di fondo: Marcello è attratto dal potere, ma la sua natura lo porta verso un'altra direzione. Lui è come la cera di una candela che si scioglie, e spero che gli spettatori arrivino a provare il senso di angoscia e di solitudine del protagonista. Il mio giudizio su di lui è arrivato solo alla fine, dopo le riprese. E voglio ringraziare pubblicamente Piva perché se oggi siamo qua è merito suo: ha combattuto per risolvere tutti i problemi nella realizzazione del film.
Valentina Lodovini: Questo ruolo mi ha portato a chiedermi come si prendano determinate scelte: a volte infatti per decidere è necessaria una capacità intellettuale che molti personaggi non hanno. Rosaria si sposa quando è ancora molto giovane, e inoltre proviene da un background culturalmente arretrato: in un certo senso non si rende conto di avere una libertà di scelta, non possiede una moralità. Rosaria è una donna a cui interessa esclusivamente la famiglia: detta al marito la regola "Fai quello che vuoi, ma non portare i tuoi affari a casa", pensando in questo modo di avere il controllo, quando invece finirà per essere travolta dagli eventi. È un personaggio in cui c'è anche una grande sofferenza.
Carmine Recano: Questo film ha l'ambizione di esplorare certe tematiche in maniera originale: si tratta di un dramma all'americana con una grande attenzione alle psicologie. Spero che il pubblico, guardando il film, riesca a trovare al suo interno un livello di lettura ancora più profondo.
Un ritratto della Camorra
Come vi siete posti rispetto al confronto con altri prodotti cinematografici e televisivi incentrati sulla Camorra e sulla criminalità organizzata?
Alessandro Piva: Questo film non è uguale agli altri: il cinema ha tempi diversi da quelli della TV, e I milionari lo abbiamo girato prima della realizzazione di Gomorra. Non ci vedo una sovrapposizione, piuttosto è stata un'occasione per approfondire i temi del libro. Il cinema italiano è diventato un hobby molto costoso purtroppo, ed è un mestiere che comporta grandi rischi. Il contributo degli attori e della troupe è diventato un aiuto indispensabile per il film, e nonostante tutti gli ostacoli non mi sono voluto sottrarre allo sforzo di portarlo a termine, superando le varie difficoltà. Mi sono occupato anche del montaggio, ispirandomi ai grandi maestri del cinema americano. Per il resto, non mi interessano i numeri, non faccio blockbuster; mi interessa che i miei film possano essere rivisti più volte e che lascino qualcosa negli spettatori, e spero che sarà così anche stavolta.
Dopo aver terminato questo lavoro, qual è la vostra opinione su Napoli?
Francesco Scianna: Napoli è un mondo ricchissimo e di assoluta bellezza, e questo film mi ha offerto la possibilità di comprendere che napoletani e siciliani non sono poi così diversi! È una terra che amo e girare questa pellicola è stata un'avventura stupenda.
Alessandro, secondo te qual è il messaggio principale de I milionari?
Alessandro Piva: L'idea di fondo è che la vita criminale, nella sua rincorsa al conseguimento di un potere fine a se stesso, non può che implodere. La vita criminale, infatti, non può convivere con la dimensione familiare e borghese, e speriamo che un giorno nel nostro paese possa finalmente essere sconfitta la tolleranza nei confronti della criminalità.