Di premi a coronamento di un'impareggiabile carriera, Ennio Morricone ne ha ricevuti tanti, compreso il tanto sospirato Oscar arrivato nel 2007, consegnatogli dal "suo" Clint Eastwood; il riconoscimento più importante, però, è il grande affetto del pubblico e la venerazione da parte dei registi di mezzo mondo che alle mani del compositore capitolino hanno affidato le loro storie. Per questo è perfino riduttivo parlare di omaggio reso dal Festival Internazionale del Film di Roma, nell'ambito degli eventi speciali. L'incontro curato da Antonio Monda che si è tenuto ieri al Teatro Studio dell'Auditorium (tutto esaurito, naturalmente) è stato un intimo e toccante faccia a faccia con un genio delle sette note, un artista che in maniera del tutto personale ha saputo accompagnare le immagini dei film più disparati: dall'opera omnia di Sergio Leone, ai musicarelli di Ettore Maria Fizzarotti, gli spaghetti western di Duccio Tessari, i poliziotteschi di Umberto Lenzi (celebre la partitura per Milano odia: la polizia non può sparare) per finire con i primi vagiti autoriali di Marco Bellocchio (I pugni in tasca e la Cina è vicina) e gli esordi di Dario Argento (L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio e più tardi Il fantasma dell'Opera). Non vanno dimenticate neanche le collaborazioni con Elio Petri, Pier paolo Pasolini e Bernardo Bertolucci e le incursioni hollywoodiane con Terrence Malick (I giorni del cielo), John Carpenter (La cosa) e Brian De Palma (Gli intoccabili e Vittime di guerra). Una sterminata produzione (450 le opere musicate, tra film, documentari e sceneggiati televisivi e la vena creativa del maestro non si è ancora esaurita) marchiata a fuoco da uno stile unico e riconoscibile.
E' stato dunque lo scrittore e regista Antonio Monda, autore del libro Lontano dai sogni, a guidare il pubblico presente nei molteplici percorsi della carriera di un uomo semplicemente innamorato della musica e del cinema. La lunga intervista è stata puntellata dalle sequenze di alcuni celebri film musicati dal compositore, a partire da Allonsanfan, lungometraggio dei fratelli Paolo Taviani e Vittorio Taviani (presenti in sala assieme a Carlo Verdone, Saverio Costanzo e Folco Quilici), la cui colonna sonora è stata ripresa da Quentin Tarantino per i titoli di coda del suo Bastardi senza gloria. "Tarantino avrebbe voluto che componessi l'intera colonna sonora del suo film - spiega Ennio Morricone -, ma stavo lavorando a Baaria e non potevo proprio accettare l'offerta. E poi non so se mi piacerebbe lavorare con lui. Ne avrei paura, perché lui prende la musica e la mette nei film senza coerenza. E' una cosa che funziona, per carità, ma potrebbe andargli male qualunque mia proposta. Ecco, dovrebbe scriversela da solo la musica". Impossibile per Morricone non soffermarsi con la collaborazione della sua vita, quella con l'amico Sergio Leone. "Era un uomo con molte incertezze. Solo la moglie Carla e i suoi collaboratori più stretti riuscivano a fugare i suoi dubbi. Questo fa capire quanto fosse modesto, nonostante la sua grandezza", racconta il musicista, che poi si è lasciato andare ai ricordi soffermandosi sulla colonna sonora de Il buono, il brutto, il cattivo. "La sequenza del cimitero è stata difficilissima da realizzare. Tanto più che le frammentazioni erano tante e il tema che avevo scelto era molto corto. E soprattutto era più classico, pieno di campane, figuriamoci. Leone, infatti, mi rimproverò perché disse che lo avevo scritto senza vedere la scena. E aveva ragione da vendere". Una delle vette raggiunte dalla premiata ditta Morricone-Leone è certamente C'era una volta in America. "Il tema di Deborah lo avevo scritto per un altro film, un film molto importante che chiaramente non rivelerò per correttezza. Lo avevo buttato giù in un albergo di Los Angeles in attesa che il regista si facesse vivo. Quando ho saputo da questo signore che avrei dovuto inserire un pezzo di Lionel Ritchie, mi sono rifiutato di andare avanti. Io non faccio sottofondi, sbottai al regista, scrivo la musica per le scene madri. Così misi da parte tutto. Quando raccontai la storia a Sergio lui mi fece promettere di fargli sentire tutto quello che avevano scartato gli altri!". Altro gustoso retroscena riguarda la colonna sonora di Giù la testa. "Sergio voleva che nel tema usassi il nome del protagonista. Gli ho detto che andava bene e così è nato Sean Sean. Ricordo che nella proiezione fatta per i familiari ed i collaboratori, Sergio si mise a guardare le reazioni della gente in sala. Sul primo flashback del finale, mio cognato si alzò per uscire e Sergio tagliò la scena perché pensava che non funzionasse. Secondo me ha fatto un grande errore. Nella versione non italiana, però, la sequenza c'è". Ennio Morricone ascolta le sequenze dei film scelte da Antonio Monda in religioso silenzio, neanche prova ad indirizzare il suo sguardo sul grande schermo alle spalle. E parlando della partitura per Il clan dei siciliani di Henri Verneuil rivela un segreto celato nella misteriosa partitura. "Purtroppo nel cinema noi compositori siamo schiavi dei temi. Ed è una grossa limitazione perché alla lunga sono motivi che si ripetono - dice - Allora ho deciso di riscattarmi da questo condizionamento scrivendo una musica che riprendesse il Preludio e fuga in La minore di Bach. E ad ogni lettera del cognome del musicista tedesco corrispondeva una nota ben precisa. Era il mio modo di dire che il materiale non conta niente. Conta solo quello che ci fa l'elaboratore".Di una cosa, poi, Morricone è certo: l'ispirazione non esiste. "E' un'idea romantica superata - rivela - C'è un'idea che nasce, prendo appunti, poi ci rifletto sopra, poi butto e ricomincio da capo. Tenendo conto che il parere del regista è fondamentale".
"Se telefonando, ad esempio, l'ho composta pagando la bolletta del gas. Volevo ridurre il più possibile il materiale musicale per fare una melodia ed è uscita fuori questa canzone". Morricone scoppia in un pianto a dirotto, poi, ricordando la lavorazione di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri. "Eravamo grandi amici, ma mi fece uno scherzo davvero atroce - racconta - Mi fece vedere i primi dieci minuti del film accompagnati da una musica che non avevo scelto. Ero distrutto da questa cosa. Poi mi disse che dovevo prenderlo a schiaffi. A Morricò imbocchi sempre, mi ha detto in romanesco. Capii in maniera drammatica che il regista è il padrone del film e la lotta che il compositore fa con se stesso è quella di creare la musica che vuole e che allo stesso tempo piaccia al regista". La parte finale dell'incontro è dedicata alla collaborarione con Giuseppe Tornatore per Nuovo cinema paradiso. "Il tema della scena dei baci tagliati lo ha scritto mio figlio Andrea. Io l'ho solo aggiustato e strumentato. Quando dopo mille tentennamenti rivelai la cosa a Peppuccio lui è stato felicissimo di mettere il nome di Andrea come co-autore della colonna sonora".