Rolling Thunder Revue, la recensione: Martin Scorsese racconta Bob Dylan su Netflix

La recensione di Rolling Thunder Revue, documentario di Martin Scorsese per Netflix sulla leggendaria tournée di Bob Dylan del 1975, tra realtà e invenzione.

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Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese: Bob Dylan e Joan Baez in una scena

Nell'autunno del 1975, mentre gli Stati Uniti d'America si accingono a festeggiare il loro bicentenario, Bob Dylan, che ha appena terminato le registrazioni dell'album Desire e le riprese del film Renaldo e Clara, dà inizio al Rolling Thunder Revue, destinato a diventare uno degli eventi musicali più significativi del decennio. Partita il 30 ottobre da Plymouth, la tournée proseguirà per i successivi sette mesi, per terminare il 25 maggio a Salt Lake City. La nostra recensione di Rolling Thunder Revue: Martin Scorsese racconta Bob Dylan è dedicata appunto al documentario diretto dal grande regista newyorkese per Netflix, in cui si rievoca questa spettacolare serie di concerti tra filmati di repertorio e spezzoni di interviste.

Non è la prima volta che Martin Scorsese, già autore nel 1978 de L'ultimo valzer, si confronta con Bob Dylan, con la sua musica e con il suo mito: per tutti gli appassionati del cantautore del Minnesota è impossibile non rimandare alla visione di No Direction Home: Bob Dylan, il monumentale ritratto firmato nel 2005 da Scorsese allo scopo di delineare l'ascesa di Dylan sulla scena folk dell'America dei primi anni Sessanta, la sua folgorante trasformazione in icona e il suo impatto sulla cultura popolare di quel periodo. Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese si presenta come un progetto meno ambizioso, ma in grado di offrire un'immersione in un momento irripetibile nella storia del rock.

America 1975: Bob Dylan in tour

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Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese: Bob Dylan in un'immagine del documentario

Gli entusiasmi per l'imminente bicentenario, l'amarezza per il disastro del Vietnam e il tramonto politico di Richard Nixon: l'America alla metà degli anni Settanta è lo scenario tratteggiato da Martin Scorsese come sfondo del leggendario tour di Bob Dylan, aperto nel film dall'esibizione di uno dei cavalli di battaglia di Dylan, Mr. Tambourine Man. Rolling Thunder Revue offre ovviamente un saggio magnifico del repertorio di Robert Allen Zimmerman: One Too Many Mornings, One More Cup of Coffee (Valley Below), Isis, It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry, A Hard Rain's a-Gonna Fall, Simple Twist of Fate, Just Like a Woman sono solo alcune delle canzoni interpretate da Dylan sul palcoscenico fra l'autunno del 1975 e la primavera del 1976, con il volto dipinto di bianco (l'ispirazione, racconta, gli fu data da Gene Simmons dei Kiss).

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Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese: Joan Baez e Bob Dylan in una scena del documentario

Un posto di rilievo, nel film, è occupato poi dalla splendida Hurricane, composta nel 1975 come invettiva contro il razzismo e in omaggio al pugile Rubin Carter, ma Rolling Thunder Revue contiene anche altri momenti musicali memorabili, come i duetti fra Bob Dylan e la sua storica amica e collega Joan Baez: dall'intramontabile inno pacifista Blowin' in the Wind alla commovente I Shall Be Released. Joan Baez non è stata l'unica "ospite illustre" della tournée di Dylan, come il documentario di Scorsese non manca di sottolineare: Bob Dylan è spesso affiancato dalla violinista Scarlet Rivera e dalla star del country Ronee Blakley e, verso il finale, intona il suo classico Knockin' on Heaven's Door insieme a Roger McGuinn dei Byrds.

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Un documentario tra realtà e invenzione

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Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese: Bob Dylan in un concerto

Il Rolling Thunder Revue, però, è anche Allen Ginsberg che recita le proprie poesie, Patti Smith che declama versi visionari (è lo stesso periodo in cui vedeva la luce il primo disco della sacerdotessa del punk, Horses) e un'elegantissima Joni Mitchell, con il suo basco nero, che decide di unirsi alla tournée: in una delle scene più belle del film, Joni imbraccia la chitarra al fianco di Dylan per cantare uno dei suoi brani più celebri, Coyote. Non si tratta di una performance sul palco, ma di un dietro le quinte del tour, per questo forse ancora più prezioso; così come il momento in cui, mentre Dylan è alla guida del pullman verso la destinazione del prossimo concerto, Joni Mitchell, Roger McGuinn e i musicisti Rob Stoner e Ramblin' Jack Elliott si lanciano in coro sulla melodia di Love Potion No 9.

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Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese: Joni Mitchell e Bob Dylan in una scena

Questa è la realtà del Rolling Thunder Revue, ma non basta: perché se Bob Dylan è stato ed è tutt'oggi uno dei massimi narratori dei nostri tempi, anche il film di Scorsese abbraccia l'amore per l'invenzione creativa. Ecco dunque che la verità si mescola alla finzione: alcune sequenze di Rinaldo e Clara sono intrecciate con i filmati del tour; Sharon Stone, intervistata, si inventa un passato da costumista nella band di Dylan; e l'ottantunenne Michael Murphy, con un guizzo cinefilo da applausi, torna a vestire i panni del fittizio politico Jack Tanner, protagonista del mockumentary televisivo Tanner '88 di Robert Altman.

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Conclusioni

Come evidenziato nella recensione di Rolling Thunder Revue, il nuovo progetto di Martin Scorsese si colloca a metà strada fra il documentario tradizionale e il film-concerto, contravvenendo tuttavia al principio della fedeltà storica per inseguire un obiettivo diverso: dipingere uno spaccato della cultura (musicale, ma non solo) dell’America degli anni Settanta e riproporre, con qualche pennellata di fantasia, un capitolo importantissimo della straordinaria parabola artistica di Bob Dylan.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La capacità di Martin Scorsese di far immergere il pubblico nell’atmosfera della scena folk e rock di metà anni Settanta.
  • L’inconfondibile magnetismo di Bob Dylan, protagonista di molti formidabili momenti musicali.
  • L’interessante amalgama fra la ricostruzione del Rolling Thunder Revue e alcuni elementi frutto di invenzione.

Cosa non va

  • La natura ibrida dell’opera, che potrebbe spiazzare chi si aspetta un tradizionale film-concerto.