Uscirà il 28 febbraio in duecentocinquanta copie Tutti contro tutti, il film diretto dall'attore Rolando Ravello frutto della prima storica collaborazione tra la Fandango di Domenico Procacci e la Warner Bros Italia che, a dispetto del titolo, sembra aver messo tutti d'accordo, giornalisti compresi. Molti gli apprezzamenti e gli applausi tributati dopo i titoli di coda agli autori del film, ma tante anche le risate in sala durante la proiezione, un'ilarità spezzata qui e là da qualche intenso momento di commozione. Sullo schermo scorre la storia di Agostino, un artigiano imbianchino che vive in affitto in un piccolo appartamento della periferia romana con la moglie Anna, che lavora ad ore come donna delle pulizie, i due figli e il polemico nonno Rocco. Ben presto quello che doveva essere un giorno di festa si trasforma in un incubo perché al ritorno dalla chiesa dove il piccolo Lorenzo ha appena fatto la prima comunione, Agostino e la sua famiglia scoprono che qualcuno si è introdotto in casa, ha cambiato la serratura calpestando ogni loro diritto. Inizia così una vera e propria guerra tra poveri per la riconquista del focolare domestico e di quella serenità che solo un tetto sulla testa può dare. Scritto a quattro mani insieme a Massimiliano Bruno, Tutti contro tutti è il frutto di sette anni di lavoro che hanno portato il soggetto originale (tratto da una storia vera) prima in teatro, sempre diretto e interpretato da Ravello, poi in un documentario intitolato Via Volontè n. 9, diretto da Ravello e scritto con Emilio Marrese e poi al cinema in questa commedia dolce amara interpretata dal regista e sceneggiatore insieme a Lidia Vitale, Stefano Altieri, Kasia Smutniak, Marco Giallini con le piccole ma significative apparizioni di Lorenza Indovina, Massimiliano Bruno, di Ivano De Matteo e di Paolo Sassanelli. Questo quello che ci hanno raccontato i protagonisti, accompagnati dal produttore Domenico Procacci e dal direttore generale di Warner Bros. Italia Nicola Maccanico, durante la conferenza stampa di presentazione.
Com'è nata l'idea di fare un film sul questo argomento che coinvolge fortemente l'attualità delle periferie disagiate delle nostre grandi città?Rolando Ravello: Il soggetto nasce sette anni fa, nel momento in cui il 'vero' Agostino, un amico che aveva avuto questa brutta sorpresa tornando a casa, mi chiamò al telefono per chiedermi cosa poteva fare. Io dal mio canto ho cercato di consigliarlo e poi ho chiamato subito Massimiliano Bruno per cercare di capire se poteva venirne fuori una sceneggiatura. Alla fine il vero Agostino è riuscito a rientrare nella sua casa ma noi abbiamo provato a pensare a cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente. Ne abbiamo fatto uno spettacolo teatrale e poi la storia è tornata ad essere quello per cui era stata concepita originariamente e cioè un film.
In che zona di Roma è stato girato il film?
Rolando Ravello: Volevamo scegliere un posto che potesse identificarci tutti ma non una zona di Roma troppo riconoscibile bensì una zona (tra Vigne Nuove e Tufello ndr.) che potesse essere scambiata come la periferia di Milano, di Torino o di qualsiasi città italiana.
Rolando Ravello: Non posso parlare per altri ma posso dire che sia io che Massimiliano Bruno e Ivano De Matteo abbiamo la stessa sensibilità rispetto a certi argomenti e vediamo il mestiere del cinema come lo si vedeva una volta. Nel mio caso dipende molto dal modo in cui sono cresciuto cinematograficamente, non dimenticate che io ho fatto quattro film con Ettore Scola, un grande autore che per me è stato un papà in tutti i sensi, un'esperienza quella al suo fianco che mi ha formato soprattutto eticamente e non solo umanamente. Senza la fiducia di Fandango e Warner, che hanno creduto in questo film in assoluta incoscienza, questo film non sarebbe stato possibile. Per me era in assoluto la prima volta dietro la macchina da presa e ricevere un simile riconoscimento di cuore e passione da due grandi aziende di cinema mi ha portato più volte a commuovermi. Com'è stato lavorare fianco a fianco con il suo amico Rolando Ravello?
Massimiliano Bruno: Non è stato facile, primo perché quando decidi i trattare questi argomenti in cui la realtà non è troppo edulcorata non si aprono solitamente molte possibilità, anche per questo ci abbiamo impiegato sei anni a farne un film, secondo Rolando è soprannominato "mister insicurezza" e ogni due giorni mi chiamava per chiedermi se questa o quella cosa avrebbe funzionato o meno col pubblico, non è stato facile da sopportare. Poi si è convinto che veramente ce la potevamo fare quando, dopo una lettura del soggetto del film organizzata con l'accompagnamento musicale di Daniele Silvestri, il pubblico aveva dimostrato molto molto interesse. Da quel momento in poi è arrivato il monologo teatrale e poi questo film, grazie a Domenico Procacci che ha creduto in noi e non si è fatto condizionare da nulla e da nessuno.
La parola al produttore, com'è andata questa prima collaborazione con Warner Bros. e con Ravello?
Domenico Procacci: E' andata bene, tanto che è già in preparazione la seconda e cioè il nuovo film di Giovanni Veronesi (dal titolo L'ultima ruota del carro ndr.) e non posso che essere contento di come è andata finora. Tutti contro tutti mi ha reso molto contento, oggi è molto difficile fare film che non siano commedie e quando ci si riesce usando argomenti interessanti e di grandissima attualità come quello del diritto dalla casa è sempre un bene. Credo che sia molto più facile in questi casi veicolare certi temi.
Nicola Maccanico: E' una cosa rara quella che è accaduta tra noi e la Fandango, non tutti i produttori ti accompagnano durante il percorso del film, il più delle volte anzi ti lasciano al destino di distributore e quel che succede succede, molto spesso si arriva alla conclusione sbagliata che se il film va bene il merito è della produzione e se va male è colpa della distribuzione. Quello con Procacci è stato un lavoro condiviso in tutto e per tutti, dall'inizio fino alla fase di promozione sui social network, insomma un grande lavoro di squadra. Tutti contro tutti è a mio avviso un film anticiclico, attirerà di meno a livello di immagine ma soddisferà molto di più il pubblico rispetto a quel che accade con la maggioranza delle commedie che affollano le sale ma poi deludono lo spettatore. Secondo me è un film che farà bene al cinema italiano.
Come ha lavorato sulla colonna sonora, parte integrante delle emozioni dei film, con Alessandro Mannarino che è autore delle musiche?
Rolando Ravello: Quello che ho chiesto a tutti i reparti, trucco, costumi, musiche e scenografie, era di mantenerci sul confine tra una favola urbana e neorealismo di periferia, ad Alessandro in particolare ho chiesto di raccontare una sorta di substrato del film, di tuffare tutti personaggi in una specie di circo. Sono molto soddisfatto della musicalità del film, credo che aiuti molto la lettura del film da parte del pubblico.
Rolando Ravello: Mi piacerebbe molto continuare, ne stiamo parlano da un po' anche con Massimiliano, ma al momento non posso dire nulla perché sono ancora troppo preso da questo primo film. L'intenzione c'è e per me è già importante.