La storia ci insegna che le opere d'arte più ispirate nascono da situazioni di sofferenza e disagio. Sarà questo il segreto del fascino di Rocky? Una delle pellicole a sfondo sportivo più celebri, di cui viene riconosciuto il valore artistico ma che, al tempo stesso, si è trasformata in un fenomeno pop senza precedenti, lanciando il suo creatore e interprete Sylvester Stallone nell'olimpo delle star, ha tra i numerosi pregi quello di non invecchiare. Sarà merito della genesi particolarmente travagliata? Facciamo un salto indietro nel tempo.
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Nel 1975 Stallone ha 106 dollari sul conto in banca, una moglie incinta, un cane affamato e non sa come pagare l'affitto del suo squallido appartamento di Hollywood. Leggenda vuole che una sera, in un cinema, assista all'incontro di pugilato tra la leggenda Muhammad Ali e Chuck Wepner, il 'sanguinatore di Bayonne'. Ali vincerà per KO tecnico alla 15° ripresa, ma il suo sfidante fa un'ottima figura resistendo ai suoi colpi. Ispirato dal suo coraggio, Stallone torna a casa e in tre giorni e tre notti scrive (a mano, ribattuto a macchina poi dalla moglie) il copione di Rocky. In seguito la star negherà di essersi ispirata a Wepner, ma dopo essere stato citato in tribunale si metterà d'accordo con il pugile risarcendolo con una cifra non meglio precisata... ma questa è un'altra storia.
A questo punto il prode Sylvester Stallone si trova nelle mani un copione in cui crede ciecamente e anche i produttori a cui lo mostra si dichiarano interessati. Il problema è che vorrebbero affidare il ruolo del protagonista a una star nota; tra i papabili vi sarebbero Burt Reynolds, James Caan, Ryan O'Neal e Robert Redford. Stallone, però, non molla. Pur essendo un illustre sconosciuto, vuole essere lui a interpretare Rocky Balboa. "Se il film si fosse rivelato un successo e io me lo fossi lasciato sfuggire non me lo sarei mai perdonato" ammetterà in seguito. Così, nonostante le difficoltà economiche, arriva a rifiutare un'offerta di 265.000 dollari pur di non cedere i diritti della sua sceneggiatura, confessando alla moglie che piuttosto preferirebbe seppellire lo script nel cortile, lasciando che siano i vermi a interpretare Rocky. Alla fine la sua lungimiranza verrà premiata. Rocky, realizzato in soli 28 giorni con un budget di poco più di un milione di dollari, incasserà 117 milioni solo negli Usa diventando un successo senza precedenti e conquistando tre Oscar. La sua interpretazione dello stallone italiano tutto muscoli e cuore gli frutterà qualche costola incrinata, una carriera senza precedenti e la fama imperitura. Andiamo allora a scoprire quali sono gli ingredienti che rendono Rocky un evergreen ancora oggi, a quarant'anni di distanza dalla sua creazione.
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1. Il pugile di celluloide più vero del vero
Pur affondando le radici in figure realmente esistenti, Rocky non è certo un biopic. Sylvester Stallone sfrutta dettagli ed eventi reali per deviare dalla cronaca infondendo nel film quei concetti e valori che gli stanno più a cuore. Quando il rivale di Apollo Creed dà forfait, lui decide di offrire una possibilità a un pugile sconosciuto mettendo in pratica i precetti che rendono grande l'America. Il suo promotore, più tardi, chiederà a Rocky se crede che l'America sia il paese delle possibilità. Questa figura fictional conquisterà l'America e il mondo con il suo grande cuore ottenendo un curioso record. Grazie a Rocky Balboa, nel 2011 Stallone è entrato a far parte della International Boxing Hall of Fame senza essere un vero pugile. Questa è la prima volta nella storia. Il personaggio di Rocky è stato, inoltre, inserito nella World Boxing Hall of Fame.
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2. Un duro dal cuore tenero
Stallone si cuce addosso il personaggio di Rocky Balboa. Non troppo intelligente, ma generoso e sensibile quanto basta per intenerire il pubblico: premuroso con la ragazza di cui è invaghito, e incapace, una volta sceso dal ring, di portare a termine il suo lavoro di recupero crediti per conto di un boss. Per tutto il film lo vediamo nutrire una particolare passione per gli animali di ogni genere, dalle tartarughe e dal pesce rosso che tiene a casa, suoi unici coinquilini, agli animali del negozio in cui lavora Adriana. Butkus, il cane che vediamo nel negozio, in realtà era il vero cane di Stallone, venduto per 15 dollari ai tempi in cui l'attore non riusciva più a mantenerlo e poi ricomprato per una cifra ben più alta.
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3. La colonna sonora
Le note immortali di Bill Conti che inaugurano la pellicola diretta da John G. Avildsen resteranno nella storia, ma nel 1976 era difficile prevederlo. Pochi brani sono associati così strettamente a un film - e a un personaggio - come le musiche di Conti all'indomito Rocky Balboa. Gonna Fly Now è uno dei brani più celebri al mondo e ha accompagnato il mito di Rocky fino a oggi. Ciò che il pubblico non sa è che ne esiste una cover suonata dal trombettista canadese Maynard Ferguson, contenuta nell'album Conquistador, pubblicato prima della soundtrack vera e propria. Grazie a questo colpaccio, Ferguson realizzò il suo maggior successo arrivando al numero 28 nella classifica di Billboard. La settimana successiva la versione di Bill Conti finì prima nella stessa classifica. La versione di Gonna Fly Now registrata sui dischi di Conti differisce da quella usata nel film, dove i cori e le chitarre sono maggiormente enfatizzati.
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4. Il cast
Abbiamo già parlato delle vicissitudini di Sylvester Stallone e della sua determinatezza nel voler interpretare il suo Rocky Balboa nonostante il parere contrario dei produttori. A quanto pare anche il casting per gli altri personaggi non è stato una passeggiata. Per il ruolo di Apollo Creed era stato contattato in un primo tempo il vero pugile Ken Norton. Curiosamente, nel corso della sua carriera, Norton aveva incrociato i guantoni tre volte con Muhammad Ali (a cui il personaggio di Creed sarebbe ispirato), ma alla fine, con un discreto ritardo, gli fu preferito Carl Weathers. Ken Norton si consolò interpretando il sequel di Mandingo, Drum - L'ultimo mandingo. Anche trovare l'attrice perfetta per interpretare la timida Adriana Pennino non fu semplice. In un primo tempo era stata scelta Carrie Snodgress, ma l'attrice abbandonò l'ingaggio per via di una disputa sul compenso. Susan Sarandon sostenne l'audizione per il ruolo, ma venne ritenuta troppo carina per il personaggio. Dopo l'eccellente audizione di Talia Shire il regista e i produttori rimasero folgorati, tanto da insistere per averla a tutti i costi nel film. Impossibile non citare anche l'incredibile Burgess Meredith, che cambia voce, postura e camminata per dar vita al macilento Mickey, ex pugile e mentore di Rocky.
5. L'ambientazione
Rocky Balboa, alias "lo stallone italiano", è il re dei bassifondi di Philadelphia. La città viene mostrata per lo più in versione notturna, o alle prime luci dell'alba, quando Rocky si alza per andare a correre. Grigiore e mediocrità dominano in un ambiente in cui ambizioni e prospettive scarseggiano e l'atmosfera va di pari passo con la messa in scena delle location. Rocky si sposta tra casa sua, quella di Paulie e Adriana, la palestra in cui si allena, il negozio di Adriana e le vie del quartiere, ma c'è spazio anche per l'iconica scalinata del Museum of Art di Philadelphia e per lo Spectrum, dove Rocky si scontrerà con Apollo. Scarseggiando i soldi, la produzione sfrutta errori e incidenti di percorso rendendoli funzionali alla storia. Uno dei principali riguarda il maxiritratto di Rocky che campeggia allo Spectrum insieme a quello di Apollo Creed. All'artista che lo realizzerà viene mandata una foto di Stallone con indosso i pantaloncini del colore sbagliato. Non potendo correggere l'errore, Stallone modifica il copione ironizzando proprio sul disguido. Stessa cosa accade con l'enorme vestaglia indossata da Rocky prima di salire sul ring. Il costume di scena arriva solo il giorno delle riprese e, pur essendo troppo largo per Stallone, non c'è tempo per cambiarlo. Anch'esso verrà inserito nel copione.
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6. L'uso della steadycam
Rocky è uno dei primissimi film, insieme a Questa terra è la mia terra e Il maratoneta, a poter usare la steadycam. Visto il budget risicato, la produzione mai si sarebbe potuta permettere uno strumento così sofisticato (seppur in versione ancora rudimentale), ma fortuna volle che l'inventore Garrett Brown fosse un cameraman di Philadelphia. La steadycam, manovrata da Garrett Brown in persona, è parte integrante del film permettendo grande dinamismo nelle riprese di allenamento, nel macello e nelle lunghe sequenze di corsa lungo le strade di Philadelphia su per la scalinata del Museum of Art, ma anche durante il combattimento finale. Rocky, tra l'altro, uscì prima di Questa terra è la mia terra battendo sul tempo la concorrenza.
7. La storia d'amore tra Rocky e Adriana
Quello tra Rocky e Adriana è uno dei rapporti sentimentali più teneri e improbabili mai visti al cinema. Lui bulletto di quartiere, pugile dilettante fallito che non ha trovato di meglio che lavorare come esattore "spacca dita" per un boss locale. Lei trentenne timida e sciatta che lavora in un negozio di animali, si nasconde dietro un paio di occhialoni e parla a fatica. Il corteggiamento di Rocky passa attraverso visite quotidiane al negozio di animali e barzellette che non fanno ridere, ma sarà l'intervento radicale (e indelicato) di Paulie, fratello della donna, a darle la spinta definitiva per uscire con Rocky. Epico il primo appuntamento sulla pista da pattinaggio deserta (la produzione non aveva i soldi per permettersi le comparse) in cui lei inforca i pattini e lui la segue corricchiando sul ghiaccio o quando, più tardi, a casa di lui, Rocky si toglie il maglione mettendo in mostra i muscoli, ma anche la canottiera bucata. Proprio la scena del primo, struggente bacio nell'appartamento, è la sequenza preferita da Stallone dell'intera saga. Sul copione la scena era completamente diversa, ma la sera delle riprese Talia Shire aveva l'influenza e non voleva contagiare il collega Stallone. La sua esitazione e la sua ritrosia sono state apprezzate da John G. Avildsen che ha deciso di usarle nel film.
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8. Gli allenamenti di Rocky
Nella saga di Rocky, gli allenamenti del pugile e dei suoi rivali avranno uno spazio fondamentale, ma i più veri e toccanti sono quelli a cui assistiamo in questo primo capitolo. La prima volta che lo stallone italiano esce a correre in una Philadelphia sonnacchiosa, decisamente fuori forma dopo aver bevuto cinque uova crude (!), è costretto a fermarsi prima di essere arrivato in cima alla celebre scalinata. Gli ci vorrà un po' prima di farla tutta di corsa con tanto di saltelli finali e braccia al cielo. Ma la scena più iconica del film, probabilmente, è quella in cui Rocky decide di allenarsi nel macello dove lavora Paulie usando i quarti di bue al posto del sacco. Durante le riprese Stallone colpì così duramente e per così tanto tempo la carne da piallare le proprie nocche. Le scene di corsa furono tutte improvvisate, anche quella in cui Rocky corre nel mercato italiano e afferra al volo un'arancia che gli è stata lanciata. Nessuno dei presenti era consapevole che sarebbe comparso in un film che avrebbe fatto la storia.
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9. I combattimenti sul ring
Lontani dai combattimenti spettacolari e iperbolici che vedremo nei film sul pugilato a venire, gli incontri di Rocky sono sanguigni e coinvolgenti, da quello iniziale con Spider Rico, sgangherato e confuso, a quello finale, epico, tra Rocky e Apollo Creed. Interpretare un pugile porterà a Sylvester Stallone tanto successo, ma anche diversi infortuni. Sotto questo aspetto, però, la futura star è irremovibile, gli incontri devono sembrare veri. Dando cazzotti veri, sia Stallone che Carl Weathers, durante le riprese del combattimento finale, si infortunano; Stallone si procura delle contusioni alle costole, costringendo la produzione a uno stop di tre settimane, e Weathers si rompe il naso. Rocky Balboa è un peso massimo ed è mancino. Il suo stile di combattimento è ispirato a quello di Rocky Marciano, caratterizzato da attacchi potenti al viso o al corpo e da una postura a testa bassa per diminuire l'allungo dell'avversario. Tecnicamente rozzo, soprattutto all'inizio, Rocky è però un incredibile incassatore e lo dimostrerà ampiamente resistendo in piedi fino alla quindicesima ripresa ai potenti colpi di Apollo Creed.
10. Rocky, un perdente di successo
La morale americana del vincente a tutti i costi viene ribaltata. Dopo due ore di drammi, allenamenti, sudore, lacrime e sangue, Rocky perde l'incontro della vita. A differenza delle pellicole successive del franchise, uniformate alla logica commerciale, lo stallone italiano esce da quindici riprese col volto tumefatto e un verdetto ai punti in favore di Apollo Creed. La vera vittoria di Rocky è quella di aver resistito fino alla fine, di aver messo in difficoltà il campione ricco e famoso, che era certo di sconfiggere lo sconosciuto rivale in quattro e quattr'otto. Ma il primo pensiero di Rocky alla fine dell'incontro va alla sua Adriana, di cui invoca a gran voce il nome ignorando le domande del giornalista, nel più romantico dei finali.