Le vicende della saga di Twilight, che ha reso un divo Robert Pattinson, sono ambientate nello stato di Washington, nel nordovest degli Stati Uniti. Anche i Nirvana, la band di Kurt Cobain, è nata in quello stato, nella capitale, Seattle, che per qualche anno è diventata anche la capitale del rock. Tutto torna, e, dopo essere stato il vampiro Edward Cullen in una delle saghe cinematografiche più amate dai teenager, Robert Pattinson è diventato definitivamente grande con il suo ruolo in The Batman, un uomo pipistrello, un Bruce Wayne ispirato proprio a Kurt Cobain. Something In The Way, la canzone dei Nirvana che risuona, cupa e sofferente, mentre la macchina da presa vola sopra una Gotham City malata come la New York dei tempi di Taxi Driver, rende tutto più esplicito. Da vampiro a pipistrello, il passo sembrerebbe breve, a pensare ai vecchi horror. In realtà da Edward, quell'essere soprannaturale la cui pelle riluceva a Bruce, quell'uomo che ha il volto nero anche quando smette la maschera di Batman, c'è la grande evoluzione, la sfida, il coraggio di un attore.
Edward Cullen, vampiro alla James Dean
"Ho spesso interpretato ruoli che in qualche modo avevano qualcosa dentro che faceva paura" ha dichiarato l'attore. Ecco, è forse questo l'anello di congiunzione tra due personaggi agli antipodi come Edward Cullen e Batman. Robert Pattinson è diventato un vero idolo delle ragazze di tutto il mondo grazie alla saga di Twilight. La carta vincente è aver messo in scena il suo Edward con un'aura alla James Dean, attore simbolo in fatto di ribellione giovanile. Edward è tormentato, e vive la sua condizione come un peso nel momento in cui si innamora. La ragione del suo successo, e quello di Twilight, è stata sì racchiudere in sé il concetto di "paura". Ma non quella che associamo ai vampiri, quella di essere morsi e morire. No, qui la paura è quella della prima volta, di un amore che pare impossibile, di iniziare una storia con qualcuno che ci appare molto lontano da noi. Che, se volete, è l'antica storia di Romeo e Giulietta. Il suo aspetto fisico, unito all'aura romantica del suo personaggio, ha fatto centro nel cuore di molte ragazze. E il suo look è rimasto iconico. Quella pelle che brilla alla luce è qualcosa agli antipodi del profondo nero di Batman, ed è l'inizio di un arco che ha portato Pattinson da divo scintillante ad attore vero, cavaliere oscuro in grado di evocare le nostre più profonde paure.
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La "mutazione" grazie a David Cronenberg
"Come attore cerco sempre di trovare parti che mi permettano di trovare sensazioni che nella vita non ho mai provato" ha dichiarato l'attore. Poteva decidere di fare la star a vita, il bello, il protagonista di storie d'amore, Robert Pattinson. Ha scelto di "mutare" pelle e di è affidato ad autori in grado di valorizzarlo. Ad esempio, a chi di "mutazioni" se ne intende. La prima svolta nella carriera di Robert Pattinson è stata Cosmopolis di David Cronenberg. È un giovane uomo, un miliardario, che attraversa la città in limousine per recarsi nel quartiere dov'è nato e tagliarsi i capelli, mentre nel frattempo, intorno alla sua automobile, sembra stia per finire il mondo. Quello di Cosmpoplis è un Robert Pattinson che ci ha sorpreso: la sua recitazione è volutamente straniata, alienata, come se non fosse una persona ma un alter ego virtuale, come quelli generati dai gamepod di eXistenZ. Robert Pattinson è freddo e distante, e attraversa tutto il film con questo aplomb. Per chi era abituato a conoscerlo dai film sentimentali, è stato uno shock, o una sorpresa, a seconda dei punti di vista. Con David Cronenberg ha girato anche il successivo Maps To The Stars. Poi ci sono stati Civiltà perduta di James Gray, Good Time dei fratelli Josh e Benny Safdie, High Life di Claire Denis, The Lighthouse di Robert Eggers e Le strade del male di Antonio Campos, tutti film dove serviva l'attore prima che il divo. Tenet di Christopher Nolan è un esempio lampante del nuovo Pattinson: un attore che accetta di fare la spalla, l'aiutante del protagonista, il comprimario. Si mette al servizio della storia. E lo fa benissimo.
Quel Batman che è come Kurt Cobain
Parte Something In The Way, in The Batman, e noi vediamo Bruce Wayne dopo essersi tolto la maschera dell'uomo pipistrello. Ha quei capelli che cadono sul volto proprio come nell'iconografia di Kurt Cobain. E ha gli occhi bistrati di nero, proprio come il cantante dei Nirvana in certe immagini. Ha quello sguardo vuoto, quell'espressione da disadattato, da ragazzo senza protezione. "Il guscio non protegge le tartarughe: se cadono e si rompe il guscio loro muoiono" diceva Kurt Cobain. Così la tuta e la maschera forse non proteggono Batman. Non proteggono il suo corpo, che vediamo pieno di cicatrici. Ma soprattutto non lo proteggono dalle sue ferite interiori. Robert Pattinson, con una grande prova, riscrive Batman ma soprattutto Bruce Wayne. Mentre eravamo abituati a vedere l'alter ego del pipistrello come un miliardario affascinante e brillante, Robert Pattinson in The Batman non sorride mai. È chiuso in se stesso, nella sua rabbia, nel suo dolore. Matt Reeves, il regista, ha raccontato che lo ha immaginato quasi come "un tossicodipendente che cerca di nascondersi ai suoi incubi".
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Bruce Wayne non è elegante
Il Bruce Wayne di Pattinson non è neanche elegante come quelli precedenti. Abbiamo negli occhi soprattutto l'ultimo, quello di Christian Bale, che a tratti (non è un caso, essendo in un film di Nolan) sembrava quasi James Bond. Quando indossa i panni di Bruce Wayne, Robert Pattinson spesso è trasandato, e indossa una semplice t-shirt nera. Ma anche quando indossa un completo, giacca, camicia e cravatta, non dà l'impressione di eleganza, non dà mai l'impressione di essere a suo agio. In fondo, quel vestito elegante che indossa per andare al funerale, è un'altra maschera, forse è la vera maschera che deve indossare. Per nascondere tutto il nero che ha dentro di sé.