Alla premiere di Damsel al Sundance, Robert Pattinson e Mia Wasikowska sono stati accompagnati sul red carpet da un'adorabile pony femmina di nome Butterscotch, regalo di matrimonio per la promessa sposa che il personaggio di Pattinson aspira a impalmare nel selvaggio West. Portare Daisy (questo è il vero nome della cavallina) a Berlino era più complicato, ma le numerose fan di Pattinson stipate fuori dal Berlinale Palast perdoneranno il loro idolo. Quarta volta alla Berlinale, che lui definisce "un festival divertente", per il divo di Twilight che stavolta punta sulla commedia con uno stralunato western in cui veste i panni di un giovane innamorato della fidanzata lontana, pronto a tutto per raggiungerla. Niente è come sembra, lo scopriremo nel corso del film. Fatto sta che nel suo avventuroso viaggio, ad accompagnare l'innamorato Samuel vi è un (finto) predicatore in crisi esistenziale interpretato da David Zellner, co-regista e autore insieme al fratello Nathan Zellner, anche lui interprete.
Perché un western e perché una commedia? "Volevamo fare un film che saremmo andati a vedere al cinema noi per primi, qualcosa di originale" spiegano i fratelli Zellner. "Damsel è un esperimento, abbiamo cercato di infrangere il canone puntando sull'effetto comico. Abbiamo lavorato molto sull'aspetto visivo, volevamo ricreare il look anni '50 e il technicolor del western, così abbiamo cercato l'ambientazione giusta. Non volevano realizzare un western desertico, volevamo che la natura selvaggia invadesse lo schermo, diventando un altro personaggio".
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Western mon amour
Nel ruolo del romantico Samuel Alabaster, Robert Pattinson dimostra una buona dose di autoironia. Il ruolo richiede la capacità di non prendersi troppo sul serio e a quanto pare, in questo, l'attore sembra essere bravissimo. Lo vediamo cavalcare, ballare e imbracciare la chitarra mugolando versi sull'anima gemella anche se il vampiro rubacuori di Twilight mette le mani avanti spiegando di non credere nell'amore vero perché "la vita è più complicata di così". Per fortuna l'attore, sempre più richiesto, trova soddisfazione nel lavoro e spiega come avviene la scelta dei ruoli. "È difficile trovare commedie con personaggi interessanti, di solito le commedie hanno sceneggiature rigide, predeterminate. Non permettono grande evoluzione nel corso del film. Ho scelto Damsel perché è versione astratta di una commedia, mi ha colpito perché mutua molti aspetti del dramma, ma è stata molto divertente da girare".
La damigella del titolo, nonchè l'oggetto del desiderio di Samuel è Penelope, interpretata da Mia Wasikowska. E dal momento che niente è canonico in Damsel, anche il personaggio di Penelope ha di che stupire lo spettatore. Come spiega la dolce Wasikowska, che torna a condividere il set con Pattinson dopo Maps to the Stars di David Cronenberg, "Penelope è una proiezione del desiderio degli uomini, ma lei combatte per evitare questo incasellamento. Quando la conoscerete scoprirete che non può essere controllata da nessuno". Quando le viene chiesto se anche lei, come il suo personaggio, è stata oggetto di stalking nella vita, l'attrice australiana si imbarazza lasciando intendere che, seppur in modo soft, le attenzioni degli uomini non le sono mancate. Parlando del ruolo di Penelope, David Zellner mette i puntini sulle i: "Siamo fan del western fin da piccoli, ma abbiamo cercato di schivare certi cliché. Nei western classici i ruoli femminili sono noiosi, le donne sono oggetti del desiderio, premi per l'eroe. Noi volevamo renderla un essere umano complesso".
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Infrangere i canoni con una donna fuori dal comune
David e Nathan Zellner sono consapevoli di aver deciso di infrangere i canoni confezionando una pellicola che omaggia il genere, ma che, al tempo stesso, se ne discosta con decisione. "Il western è il genere dell'eroismo, pensiamo ai modelli classici, ai film con John Wayne, l'eroe solitario per eccellenza. Dagli anni '60 il genere è cambiato, quello classico è sparito. Noi siamo stati ispirati da western più moderni, moralmente complessi. Se pensiamo a un modello ci viene in mente Johnny Guitar, film progressista per l'epoca che noi amiamo molto, oppure a Quaranta pistole con Barbara Stanwyck, film che ci hanno ispirato per la figura femminile forte".
Parlando di donne, Mia Wasikovska viene invitata a raccontare il suo pensiero sul #MeToo Movement. "Credo che sia fantastico. Sono stata in Australia quasi tutto lo scorso anno quindi ho seguito da lontano. Sono tornata negli USA per la prima volta al Sundance e ho percepito un'energia incredibile, credo che sia in corso un cambiamento significativo. I film dovrebbero aiutare a cambiare la coscienza civile attraverso la rappresentazione di personaggi femminili potenti, con una voce forte, capaci di infrangere le aspettative della società. Un po' come la mia Penelope".