Road Diary: Bruce Springsteen and E Street Band, la recensione: storie e canzoni dell'ultimo vero americano

Dal New Jersey fino in capo al mondo: vita, morte e miracoli del tour che ha segnato il ritorno del Boss con la leggendaria E Street Band. Il documentario di Thom Zimny (sì, ancora lui) ne racconta il backstage. Su Disney+.

Il boss, Bruce Springsteen

Sì, un altro documentario su Bruce Springsteen. E sì, un altro documentario su Bruce Springsteen firmato da Thom Zimny, collaboratore di lunga data del boss, nonché regia di tutti i suoi film-concerto. Tuttavia, 'sta volta, il materiale a disposizione è ben diverso. O meglio, sono diversi i significati grammaticali di un'operazione che diventa testimonianza. Musica, parole, le vene e l'adrenalina. La voce roca del New Jersey, l'ultimo vero americano, cantastorie popolare di quell'immaginario sociale e umano. E quindi il tono, alla lunga, cambia. C'è una storia da raccontare, c'è una storia da ritrovare (nonostante la seconda parte del docufilm sia fin troppo ridondante). Tappa dopo tappa, ciò che Springsteen rappresenta per il suo pubblico (e più nel profondo, per l'America) diventa un metro narrativo concentrato in poco più di novanta minuti.

Road Diary Bruce Springsteen And The E Street Band Sequenza
Bruce Sprinsteen e Steven Van Zandt

Una presa di coscienza da parte di Springsteen (e ci scommettiamo, anche dei fan), tornato con la E Street Band dopo che "la musica aveva smesso di suonare". Sei anni dopo, rieccoli. Più forti, più consapevoli, straordinariamente più vulnerabili. Perché il tempo passa per tutti. Anche per le leggende. Di questo, essenzialmente, racconta Road Diary: Bruce Springsteen and E Street Band, arrivato in streaming su Disney+. Racconta del Boss e dei suoi musicanti, alle prese con "la vita, la morte e tutto quello che c'è in mezzo". Racconta della simbiosi tra il Boss e il palcoscenico, nell'osmosi catartica di quel rito rock, tra le lacrime e il sudore.

Road Diary: Bruce Sprinsgteen e il valore dello storytelling musicale

Eppure, il diario di viaggio di Bruce Springsteen, si rivela in qualche modo catartico, profondamente intimo. Un documentario nato dalla voglia di testimoniare, se vogliamo, un cambiamento immutabile. Essenzialmente, Road Diary, passato al Toronto Film Festival e poi alla Festa del Cinema di Roma, nasce per raccontare il backstage del tour iniziato a Tampa nel febbraio 2023. Il primo tour post-Pandemia, il primo tour in sei anni con i granitici membri della E Street (seguendo lo stand-alone a Broadway del 2017-2018 e poi del 2021). Qualcuno non c'è più (e la commozione è tangibile quando si parla di Danny Federici e Clarence Clemmons), qualcun altro, invece, è appena arrivato (e citiamo Anthony Almonte alle percussioni).

Road Diary Bruce Springsteen And The E Street Band Scena
Il boss sul palco

Un tour diverso, sotto molti aspetti. Quello più lampante, e che accompagna la contro-narrazione documentaristica scelta da Zimny, troppo classica nei toni (potremmo dire che i prodotti di Zimny sono tutti troppo somiglianti) ma ancora efficace nel suo valore iconografico (del resto, parliamo di Bruce Springsteen), risiede nel fatto che il tour in questione è in parte diverso dagli altri tour del Boss: ogni data ha avuto una set list precisa, ben definita. Una particolarità, in quanto i concerti del cantautore sono spesso istintivi, lontani da essere pre-stabiliti. Il motivo? I concerti del tour 2023 non sono solo concerti, bensì sono dei grandi romanzi americani, dove il passato, il presente e il futuro si incontrano in mezzo al riff di una vecchia chitarra che suona la rabbia di Badlands, oppure seguendo l'armonica di quel capolavoro che è Thunder Road.

Tra rivelazioni e tradizioni

Road Diary Bruce Springsteen And The E Street Band Foto
Durante il tour

Ancora, un diario di viaggio che, tra scarabocchi e nuove sonorità (ed è una scoperta ascoltare gli arrangiamenti di No Surrender o Backstreets, che quasi sembrano ristrutturate nel loro valore sonoro senza tempo), si confronta con l'età di una banda che gira, suona, canta e balla da cinquant'anni. Per la prima volta, e tramite materiale d'archivio e un lungo flusso di riprese dietro le quinte, Springsteen e la E Street iniziano a fare i conti con la propria eredità, agganciandosi ad un presente marcatamente precario, e forse inquieto, come dimostra l'esecuzione dolente e straziante di I'll See You in My Dreams. Per questo ogni canzone presente nel documentario è il punto di partenza per una riflessione che, appunto, prende per mano tanto la vita quanto la morte.

Road Diary Bruce Springsteen And The E Street Band
Road Diary: Springsteen e la E Street Band

Ed è significativa la rivelazione di Patti Scialfa, quando confida di non poter più vivere solo di musica dopo che le è stato diagnosticato un mieloma multiplo. Frammenti, attimi, inflessioni e rivelazioni. Il midollo musicale degli Stati Uniti d'America che, d'un tratto, si rivela mai così umano e mai così mortale. E dunque, ancora una volta, meglio cantarci su, tutti insieme, come una vecchia famiglia che non molla e che continua a correre, mano per mano. Certezza immutabile in un mondo delirante. E noi dall'altra parte, sotto il palco o davanti ad uno schermo. Noi ancora qui, nonostante tutto, a credere nel rock, a credere in quella terra promessa cantata da Bruce Springsteen e la E Street Band.

Conclusioni

Quasi due ore di parole, musica ed emozioni per un documentario che immortala il ritorno del Boss con la E Street Band. Arrivato su Disney+, il film di Zimny, storico collaboratore di Bruce Springsteen, affronta il ritorno del musicista sul palco dopo lo stop dato dalla Pandemia, soffermandosi sulla scaletta di ogni concerto. Una scaletta per la prima volta immutabile, ma che rappresenta una schema di racconto che si inserisce al meglio nella poetica dell'autore.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Bruce Springsteen!
  • Alcuni passaggi di backstage, particolarmente incisivi.
  • Ovviamente, le immagini del tour.

Cosa non va

  • A tratti ridondante.
  • Aggiunge forse poco, ed è poco originale rispetto alle precedenti operazioni di Thom Zimny.