Dal 26 gennaio 2017 va per la maggiore sul canale americano CW la serie Riverdale, adattamento moderno dei fumetti della Archie Comics, casa editrice che si è imposta nel cuore dei lettori statunitensi con le avventure quotidiane di Archie Andrews e dei suoi amici (e, in un secondo tempo, con quelle della giovane strega Sabrina Spellman). Lo show è un prodotto tipicamente CW, che gode anche di un discreto successo internazionale grazie a Netflix, che ne detiene i diritti nella maggior parte dei mercati stranieri e rende disponibili i nuovi episodi, uno per volta, poche ore dopo la messa in onda statunitense. La terza stagione si è conclusa in patria il 15 maggio, mentre in Italia, dove le prime due annate sono disponibili su Infinity, la messa in onda è tuttora in corso su Premium Action. Ecco 5 motivi per recuperare Archie e appassionarsi a questo teen drama.
1. Non il solito Archie
Diversi fan dell'originale hanno inizialmente storto il naso quando fu annunciato che Riverdale sarebbe stata una rilettura più dark e matura del fumetto, noto per il suo tono generalmente allegro e spensierato. Si sono poi ricreduti quando la serie è effettivamente andata in onda, poiché l'approccio dello showrunner Roberto Aguirre-Sacasa (supervisore creativo della Archie Comics) è affettuosamente irriverente: i personaggi sono quelli che conosciamo e amiamo, ma si muovono in un mondo leggermente diverso, fatto di complotti, omicidi e una sana dose di autoironia. La prima stagione si apre con una morte misteriosa, espediente ideale per mettere in scena, sulla falsariga de I segreti di Twin Peaks (che lo show omaggia in più momenti, anche a livello di casting), diverse dinamiche da soap opera con un taglio apertamente adolescenziale, aggiornato al panorama televisivo contemporaneo, complice l'intervento produttivo di Greg Berlanti.
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2. La musica
L'apparato sonoro e la musica della serie sono una componente fondamentale, che si tratti dei brani originali composti da Blake Neely (veterano della CW in quanto autore delle musiche dell'intero Arrowverse) o della rilettura di canzoni storiche. Particolarmente significativo, nel secondo caso, l'ormai annuale tradizione dell'episodio musical, dove i protagonisti portano sul palcoscenico liceale la loro interpretazione delle versioni teatrali di celebri film: nella seconda stagione è toccato a Carrie - Lo sguardo di Satana, nella terza a Schegge di follia. Anche se per gli appassionati dell'Archie classico il vero momento di culto è nel secondo episodio dello show, dove Josie e le Pussycats (altra storica creatura della casa editrice) trasformano in numero da cheerleader l'immortale Sugar, Sugar. Esperimento ripetuto nella terza annata con Jailhouse Rock, come potete vedere nel video sotto.
3. Ricambio generazionale
La scelta del cast adulto della serie è fortemente, volutamente nostalgica, con diversi volti dei film e della televisione d'altri tempi nei panni dei genitori di Archie e compagnia bella: Mädchen Amick, Skeet Ulrich, Gina Gershon, Molly Ringwald, Marisol Nichols. Tutti perfettamente disposti a stare al gioco e in ottima sintonia con i rispettivi figli catodici, fino all'apoteosi citazionistica che è il quarto episodio della terza stagione: The Midnight Club (il titolo, come quasi tutti quelli dei singoli episodi, omaggia un film del passato), un lungo flashback ambientato nel 1992 dove gli attori giovani interpretano le versioni adolescenti dei genitori, trasformandosi nelle copie (quasi) sputate di come erano ai tempi. E a tal proposito...
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4. Luke Perry
Inizialmente i produttori non erano sicuri di voler scritturare idoli adolescenziali di ieri per interpretare la popolazione adulta di Riverdale. Poi arrivò Luke Perry, mitico Dylan di Beverly Hills, 90210, che si impose sulla concorrenza per poter incarnare il padre di Archie, Fred Andrews. Fu il primo dei genitori ad essere assunto per lo show, e diede il via al casting nostalgico di cui sopra. La sua si rivelò fin da subito una delle presenze più preziose, andando oltre il fattore metatelevisivo per dare a Fred una profondità e una saggezza che lo resero amatissimo da tutti, sul set e nella serie. La scomparsa prematura dell'attore pochi mesi, prima che si concludessero le riprese della terza stagione (Aguirre-Sacasa ha già confermato che l'eventuale dipartita di Fred sarà affrontata all'inizio della quarta), ha lasciato un vuoto di non poco conto nello show, dove la sua gentilezza e la sua maturità artistica erano un ingrediente imprescindibile.
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5. Archieverse?
Vale la pena recuperare la serie anche perché non è un caso isolato, bensì il primo tassello di ciò che potrebbe diventare un vero e proprio universo, tra CW e Netflix. Nel primo caso, nei prossimi mesi debutterà lo spin-off Katy Keene**, dramedy musical dove l'omonimo personaggio cerca di farsi una vita a New York. Nel secondo invece c'è già Le terrificanti avventure di Sabrina, che pur non essendo ufficialmente nato da una costola delle vicende di Archie è teoricamente situato nello stesso universo, a detta di Aguirre-Sacasa che spera di poter fare un vero e proprio crossover, possibilmente sotto forma di film (dato che le due serie hanno calendari di lavorazione e distribuzione diversi). Il titolo? Afterlife with Archie.