21 Ottobre, Ritorno al futuro Day, un appuntamento che si celebra ogni anno a partire dal 2015 e che anche noi della redazione di Movieplayer.it abbiamo voluto omaggiare con un articolo collettivo, un ricordo condiviso, come è normale che sia per un film che ha fatto la storia del cinema diventando un cult amato da tutte le generazioni. Per il Back to the Future Day del 2023 il film torna anche in sala per una data unica e in edizione 4K: un'occasione importante per la generazione di oggi che potrebbe non aver mai potuto guardare il film di Robert Zemeckis con Michael J. Fox e Christopher Lloyd sul grande schermo. Ritorno al futuro è uno dei cult degli anni '80, uno di quelli che sono oggetto dell'ondata di nostalgia degli ultimi anni. Ed è proprio attorno a questa nostalgia che ruotano i commenti e ricordi di tanti dei nostri redattori. Vediamo cosa hanno evidenziato.
Un cult intramontabile
Scrivere qualcosa a proposito di Ritorno al Futuro significa scrivere di noi stessi, perché questo film rappresenta diverse generazioni. Certamente chi è nato negli anni Settanta ed era un giovanissimo spettatore nel 1985, anno di uscita della pellicola: ma anche chi è nato negli anni Ottanta e ha scoperto il film sull'onda del successo dell'intera trilogia. Ma, a ben vedere, Ritorno al futuro ha da sempre coinvolto un pubblico così ampio da diventare un cult che appartiene a tutti.
Una storia intramontabile tra paradossi temporali e avventure sul filo delle 88 miglia orarie, un cast artistico inimitabile e battute semplicemente formidabili (che sono tali anche nella versione italiana del film). Ancora adesso, la magia di Ritorno al Futuro si rinnova continuamente, rendendo il film un gioiello unico sotto molti aspetti: è la forza del grande cinema.
(Giuseppe Causarano)
Sweet and Fabulous
Come tanti magici e amatissimi e indimenticabili cult del cinema contemporaneo, prima di arrivare al successo ed entrare nella storia del cinema Ritorno al Futuro dovette sbracciare a lungo. All'epoca della sua concezione non convinse infatti tanti produttori differenti, tanto che la sceneggiatura venne rigettata più di 40 volte fnché Spielberg non si interessò al progetto, a Robert Zemeckis e al potenziale dell'idea. Un racconto famigliare di stampo fantascientifico ambientato tra i favolosi anni '80 e i dolci '50, a cavallo di due epoche sociali differenti, ironico, energico, ispirato (da un albo studentesco dello sceneggiatore Bob Gale), trasformativo. Un film dedicato alla scoperta, alla curiosità, al coraggio e al cambiamento, pensato per contenere gli stereotipi sweet and faboulous tra swing e rock'n'roll, tra bulli e pupe, in un concentrato di genere seminale, spassoso e illuminante. Il tempo lo ha velocemente trasformanto in un'icona sci-fi della Settima Arte, anche grazie alle vitali interpretazioni di Michael J. Fox e Christopher Lloyd, una delle coppie cinematografiche più affiatate di sempre. Il paradosso nel vedere, rivedere e rivedere ancora Ritorno al Futuro oggi è la sua grande capacità di riportarci in quel glorioso passato in cui il cinema aveva un coraggio e un ardore differente, in cui i blockbuster si ragionavano prima di tutto col cuore e dove ogni sequenza possedeva la giusta latenza di grandezza e memorabilità. E poi è uno dei quei titoli che ha fidelizzato così a lungo il proprio pubblico da essere divenuto parte integrante e ciclica della loro esistenza; un confortevole compagno perisno in grado d'insegnare qualcosa, al cinema in primis ma anche a noi. Cosa? A rispettare la nostra curiosità, ad essere leali, a perderci prima di ritrovarci - con noi stessi e con gli altri - e a non dare mai nulla per scontato, che si tratti di presente, di futuro o passato. Luca Ceccotti
Aggiusta il passato, salva il futuro
Ritorno al futuro era un film predestinato. Una combinazione di genio, eventi casuali e coincidenze più o meno fortuite che hanno contribuito a fare di una teen comedy fantastica un vero e proprio cult. Ma, oltre tutto il divertimento, la maestria tecnica, le scene e le battute entrate nell'immaginario collettivo, c'è un messaggio di fondo che personalmente ho sempre trovato il vero punto di forza della trilogia. Non importa quanti errori tu possa aver commesso nel passato, c'è sempre la possibilità di rimediare, e di cambiare in meglio il tuo futuro. Certo: avere una macchina fighissima capace di tornare indietro nel tempo, aiuta. (Massimiliano Ciotola)
Back to the Future
Si chiama Back to the Future, ma non si vola nel futuro: il cult-movie generazionale di Robert Zemeckis è, piuttosto, una nostalgica trasvolata negli anni Cinquanta, nel solco dei viaggi cinematografici anni '80 che guardavano a un tempo già tracciato, idealizzato e al riparo dai disagi di un presente nebbioso. Eppure Ritorno al Futuro fu l'unica opera a fare dei viaggi temporali un gioco, una gag continua, un incubo dai toni della burla e sorretto dal paradosso, con cui anche l'incesto - seconda più grande preoccupazione statunitense - diviene irresistibile materia umoristica.
(Federica Cremonini)
"Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade"
In un film che amo dall'inizio alla fine, quel che più mi ha colpito è la battuta finale, la frase che potete leggere qua sopra, che mi è sempre sembrata un modo perfetto di chiudere un mito, di mettere un punto ma allo stesso tempo lasciare aperto il campo ai pensieri dello spettatore. In quel momento un futuro, un futuro per la saga, non era stato ancora previsto, ma quella chiusura si è rivelata così forte e adeguata da permettere di costruirci sopra ben due sequel, portandoci trent'anni in avanti e poi indietro al vecchio West americano. Ritorno al futuro è un miracolo più che un film. Uno script che andrebbe studiato, una regia ispirata, interpretazioni magnetiche che bucano lo schermo. E almeno un paio di sequenze da antologia, che entrano di diritto e immediatamente nella storia della settimana arte. Una su tutte? L'esibizione al ballo studentesco di Marty sulle note di una canzone che sarà, davanti a un pubblico che alle sue derive moderne non era affatto abituato
(Antonio Cuomo)
Avanti e indietro nel tempo sulla macchina dei sogni
La mitica DeLorean. Non ricordo il modello della mia Panda, ma sono tante le auto che hanno accompagnato la mia carriera di spettatrice dalla Shelby Mustang KITT di Supercar, che ti porta dove vuoi discorrendo amabilmente, al Generale Lee, dalla Ford Nocciola di Hutch, sempre preferita alla Gran Torino, il pomodoro a strisce di Starsky, alla Blues Mobile dei fratelli Jack e Elwood Blues. Ma la DeLorean color argento è la macchina - modificata ad hoc da Doc Brown - che permette a Marty McFly di saltare nel passato per riscrivere la storia della sua famiglia e assicurarsi un futuro radioso. Michael J. Fox incarnava l'eroe che non ti aspetti, faccia da bravo ragazzo, piccolo e scattante, era l'amico che tutti avremmo voluto avere al liceo e forse, chissà, anche il fidanzato. Ma il merito di Robert Zemeckis è quello di aver forgiato un film che non invecchia e che, visione dopo visione, continua a incantare diverse generazioni di spettatori con le sue trovate geniali. Dal look di Marty allo scarmigliato doc di Christopher Lloyd, dalle gag alla colonna sonora immortale, tutto è mitico. E pensare che è cominciato tutto con una DeLorean color argento modificata.
(Valentina D'Amico)
Gli anni Ottanta, età dell'oro
Tutto, in Ritorno al futuro, è questione di tempo. E anche il mio incontro con Marty, Doc e la DeLorean ha avuto tempistiche particolari. Erano gli anni Ottanta, e proprio come il primo Guerre stellari, la mia prima volta con Ritorno al futuro è stata in televisione. E me lo sono goduto appieno, per poi correre al cinema per il numero 2 e il numero 3. Erano gli anni Ottanta, appunto, e Ritorno al futuro è un film che potrebbe essere messo in una teca per far capire a un alieno che cos'erano quegli anni: ci sono i motori, il rock, gli skateboard. È fantascienza ma commedia, è scanzonato ma anche intenso. Ed è un film che ha dato vita a una trilogia che poi non ha avuto sequel, requel, remake, reboot: è rimasta fissata nel tempo com'era, con Michael J. Fox ancora giovane. In quella trilogia c'è un capitolo 2 geniale, con l'idea del 1985 alternativo che ha influenzato decine di film, da Terminator Genisys al recente The Flash, e ha fatto scuola. In quegli anni Ottanta c'era un effetto nostalgia per i Cinquanta e Sessanta, che erano visti come una sorta di Arcadia, un'età dell'oro a cui tornare. Ed è proprio come oggi vediamo gli anni Ottanta. Potessimo avere la DeLorean e il flusso canalizzatore vorremmo tornare proprio lì, al 1985, e vedere per la prima volta al cinema Ritorno al futuro.
(Maurizio Ermisino)
Memorie di un futuro passato
Ebbene sì, Ritorno al futuro per noi che guardiamo è ormai un piacevole, irresistibile, ritorno al passato. Ad un cinema dove il senso di meraviglia era dietro l'angolo, dove la storia riusciva sempre a sorprenderti e riusciva ad essere originale e geometrica, garantendo spettacolo e divertimento in egual misura. La trilogia di Robert Zemeckis ha cambiato per sempre il corso della fantascienza su grande schermo, rivoluzionando il concetto dei viaggi nel tempo, facendo un qualcosa apparentemente molto semplice ma in realtà assai complesso.
Aggiornare la lezione di H. G. Wells e della sua macchina del tempo, con la mitica DeLorean quale mezzo di passaggio tra le ere, al pubblico degli anni Ottanta non era impresa semplice, ancor meno approcciarsi con un afflato nostalgico a quelle atmosfere di tre decenni prima, con la logica dei paradossi a infarcire e ingarbugliare il cuore narrativo con colpi di scena in serie e risoluzioni all'ultimo secondo. E con due protagonisti che, grazie anche ai loro interpreti, hanno già sconfitto il tempo stesso, diventando immortali.
(Maurizio Encari)
Film come questi
Ci sono dei film che creano un'eredità. Prima del merchandising del mondo digitale, degli spinoff e dei prequel. Film che legano gli interpreti ai personaggi attraversando età e generazioni. Film che spingono uomini di mezza età a spendere settimane a cercare l'esatto paio di scarpe indossate dal protagonista o ispirano nomi di locali in province italiane dove dalle 19 in poi non si riesce a trovare neanche una pizzeria aperta. Poi ci sono film che fanno tutto questo e che in più sono stati in grado di cambiare le regole di un genere cinematografico, costringendo chiunque ci si approcci dopo a farci i conti per essere legittimato a livello popolare. Questi sono i film che segnano veramente lo spettatore. Film come questi sono film come Ritorno al Futuro.
(Jacopo Fioretti)
Un cult che ti riporta al passato
Non sono tra i fortunati che hanno visto Ritorno al futuro al cinema, ma le avventure di Marty McFly e Doc sono diventate nel tempo un rifugio sicuro, come un comfort food per l'anima. Il film di Zemeckis è indissolubilmente legato al ricordo delle VHS, di quell'oggetto che da bambini sembrava "magico" con la sua capacità di regalare la possibilità di immergersi in altri mondi e racconti portandoli in vita sullo schermo. Ritorno al futuro è diventato così, oggi ancora più che mai, il simbolo cinematografico della nostalgia: del passato, di quegli anni '80 che ora sembrano quasi perfetti, ma anche di una creatività in grado di emozionare con storie in cui riuscire comunque a riconoscersi, a ogni età e dopo ogni esperienza, mentre ci si divertiva e si sperava di avere davvero la capacità di viaggiare nel tempo.
(Beatrice Pagan)
Le stringhe temporali che (finalmente) si incontrano
Si scrive Ritorno al Futuro, si legge Cult. La definizione enciclopedica del film generazionale, quello capace di stravolgere il concetto sci-fi, facendo sì che la fisica e la matematica diventino il presupposto per un viaggio incredibile, tutt'ora inarrestabile (basti pensare ai seguaci sparsi per il mondo). La fiammante DeLorean, Michael J. Fox e Christopher Lloyd, il cane Einstein, la piazza di Hill Valley, Johnny B. Goode e l'almanacco sportivo. Immaginario culturale, importanza strategica nel grande libro della storia del cinema. Dettagli ed elementi, volti e luoghi che hanno segnato l'immaginario degli Anni Ottanta, radicati nella cultura pop e nei sogni del pubblico. Perché Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, oltre al senso d'avventura, sfrutta al meglio l'utopia per eccellenza: andare indietro (e in avanti) nel tempo, su e giù per quelle stringhe destinate ad incontrarsi, raggiungendo quella seconda possibilità attesa da una vita. Immortale.
(Damiano Panattoni)
Con quella vhs sono arrivato alle 88 miglia orarie
Lo ammetto, impegnato in altre faccende della mia vita da 19enne, all'epoca non ebbi la fortuna di vedere Ritorno al futuro sul grande schermo, ma ricordo i tanti amici entusiasti di questo film sui salti temporali. Uno di questi (per sempre sia ringraziato) mi regalò, quando uscì, la vhs e vidi in copertina questo giovane ragazzo con un'automobile. "Un'automobile? Ma non dovrebbe essere un film sui viaggi nel tempo?", pensai, sorprendendomi quando poi vidi la DeLorean in azione. L'idea di usare un'auto come macchina del tempo era rivoluzionaria, e ricordo come rimasi a bocca aperta mentre sentivo le spiegazioni di Doc sul suo funzionamento, per poi vedere il giovane Marty finire nel passato e dover capire come tornare a casa. L'idea che la sua giovane madre si innamorasse di lui era folle, ancora più folle l'idea che per non scomparire dall'esistenza Marty doveva fare da spalla a suo padre nell'aiutarlo a conquistare la sua futura moglie. Folle, ma geniale. E la spettacolare prestazione di Marty durante il ballo? Se non vi siete messi a suonare una chitarra immaginaria insieme a lui, state mentendo. E la scena con Doc che scivola giù dall'edificio appena in tempo per collegare i cavi e permettere a Marty di tornare al presente? Adrenalina ed emozioni pure. E quando sembrava tutto finito per il meglio, il ritorno di Doc con una DeLorean volante! Ebbene sì, capolavoro della fantascienza e della commedia. E sarebbe stato solo l'inizio di una delle trilogie più belle della storia del cinema. Insomma, non l'avrò visto al cinema, ma vi assicuro che quella consumatissima vhs mi ha fatto arrivare fino alle 88 miglia orarie.
(Antonello Rodio)
DeLorean, rock 'n' roll e avventure temporali: what else?
Grande Giove! Diciamolo chiaro e tondo, dopo Ritorno al Futuro il cinema non è più stato lo stesso (e meno male). Viaggi nel tempo, adolescenti imbranati, bullismo, scienziati pazzi e invenzioni geniali: questo film ha tutto...persino un hoverboard! Zemeckis e Spielberg sono la coppia che scoppia e ci regalano un mix esplosivo di humour, azione e colpi di scena. Oltre a battute cult, ovviamente. Ma quella di Marty McFly non è "solo" una storia di viaggi nel tempo, ma sull'importanza delle scelte e su come esse influenzano il nostro destino. Ed è proprio questa capacità di parlare a tutti, trasversalmente, a renderlo intramontabile.
(Giorgia Sdei)
Ritorno al Futuro in un presente che ne ha più che mai bisogno
Era il 1985 quando Ritorno al Futuro faceva il suo debutto sugli schermi cinematografici, ma molti avrebbero avuto occasione di vederlo solo più tardi, magari sul più piccolo schermo di un televisore, magari in VHS o in DVD, o chissà, forse persino su una piattaforma streaming.
Chi si avvicina quest'oggi alle avventure spazio-temporali di Marty e Doc, forse non lo farà credendo di andare incontro a qualcosa di inaudito come accadde per i millennial, il pubblico che con questo film ci è cresciuto - che si ritrovò con occhi pieni di stupire e meraviglia a guardare una storia che attraversava presente, passato e futuro con una intelligenza e una freschezza inedite -, ma lo farà con la consapevolezza di ciò che è stato per altri, e con delle aspettative sicuramente difficili da incontrare nell'era in cui si può tutto (o quasi).
Aspettative che, tuttavia, un'opera (letteralmente) senza tempo come quella diretta da Robert Zemeckis saprà sicuramente superare, ancora una volta... a 88 miglia orarie!
(Laura Silvestri)
Ritorno al passato
Ritorno al futuro ritorna al passato. Scusate il gioco di parole, ma in anni in cui la minaccia della morte della sala cinematografica si è imposta probabilmente nella maniera più concreta e tangibile di sempre (osteggiata da internet e dalla pandemia in primis), sapere che il pubblico potrà riassaporare quel cult scegliendo di vivere un'esperienza "d'altri tempi", riempie il cuore di gioia. Si ritorna al passato per vedere Ritorno al futuro. Forse è un discorso inutilmente romantico, però forse no. D'altra parte, non è di questo che parla il film stesso?
(Simone Soranna)
Ritorno al futuro. Ricordi a 88 miglia orari
"Strade? Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade", e infatti quello compiuto da Ritorno al futuro è un viaggio a 88 miglia orari lungo le vie del ricordo, di itinerari asfaltati da memorie indelebili, di un passato che si fa presente e poi futuro nel tempo di una visione. Anno dopo anno, Marty McFly e Doc sono divenuti accompagnatori imprescindibili al nostro processo di crescita, guide turistiche di un coming of age personale di momenti, gag, citazioni per cui forse al tempo non eravamo "ancora pronti", ma che abbiamo ben presto imparato a far nostri, ad apprezzare, amare, custodire gelosamente, come un paio di Levi's consumati, o una piccola Delorean in miniatura. (Elisa Torsiello)
"Pesante? Ancora questa parola, voi ragazzi del futuro avete problemi con il peso?
Sì aveva ragione Doc Brown, noi ragazzi del futuro abbiamo dei grandissimi problemi con il peso (forse anche a livello fisico, ma questa è un'altra storia), soprattutto con il peso dei ricordi legati a dei capolavori senza tempo come Ritorno al Futuro. Sì perché si possono raccontare decine di altre storie sui viaggi nel tempo, ma poi ci si rende conto che il film di Robert Zemeckis rimane incastonato nell'Olimpo dei più grandi, ricordando appunto che noi del futuro abbiamo dei grandi problemi di peso, ma il peso di un must come Ritorno al Futuro che non è stato mai scalfito, rendendo le parole di Doc sempre più attuali. Nonostante ami il western, e di conseguenza il terzo capitolo della trilogia è stato da me il più visto, un posto nel cuore è senza dubbio il primo film che diede inizio a tutto: ma perché Ritorno al Futuro è cosi tremendamente moderno e attuale? La scienza e la tecnologia, così ampiamente spiegate dai primi minuti da Doc, si mescolano perfettamente con la semplicità delle azioni fatte da uomini e donne comuni. Fino agli anni Ottanta i viaggi nel tempo riguardavano quasi sempre temi epici e apocalittici, da situazioni molto "alte" come Mondo senza fine (1956) o Fuga dal pianeta delle scimmie (1971) che mai avevano affrontato una delle emozioni più curiose: le reazioni di persone comuni di fronte a qualcosa di così straordinario come il viaggio nel tempo, ma soprattutto la possibilità di far interagire i figli con la giovinezza dei propri genitori. Il tema del viaggio nel tempo, spogliato da filosofie complesse ed intricate, in questo modo non solo era alla portata del pubblico di ogni età, ma riuscì ad appassionare come mai, prima di allora, ogni tipologia di generazione ed è questa la più grande forza di Ritorno al Futuro. Diventa così tanto "fantascientifico", ma concreto allo stesso momento, che alla fine dei giochi tutto si trasforma in "realistico". È attuale perché il fulcro della trama non è la DeLorean (l'auto è solo un mezzo per raccontare altri temi) o il viaggio nel tempo, questi sono dei pretesti per raccontare una bellissima, e originale, storia di riscatto personale. Tra tutte le vicissitudini è significativo il rapporto tra Marty e suo padre da giovane, a cui si trova a dare consigli su come affrontare i bulli e conquistare sua madre Lorraine. Amo il primo capitolo della trilogia proprio per questi piccoli momenti di tenerezza e di grandi insegnamenti su delle tematiche ancora attualissime, amo il suo modo di approcciarsi al cinema di intrattenimento, mescolando a perfezione la scienza e la fantasia, riuscendo nell'impresa di entrare nelle menti e nei cuori dei suoi spettatori con semplicità e concretezza trasformando una pellicola, a suo tempo leggera, in un vero e proprio cult della storia del cinema.
(Alessio Vissani)