Non c'è dubbio che la commedia sia il genere cinematografico italiano per eccellenza, quello più popolare e che non conosce periodi di stanchezza. Ed è altrettanto indubbio che per far ridere, specie nei momenti più cupi e difficili, è necessario sapersi innovare e rimanere al passo coi tempi. Negli ultimi anni, oltre alla commedia più tradizionale, si è affiancata un'altra tipologia, più fresca e più atipica. Una commedia capace di rimanere fedele a ciò che il pubblico si aspetta da film di questo tipo, ma capace anche di contaminarsi con altri generi più atipici, che solitamente non vengono affrontati da parte dell'industria. È stato il caso di Non ci resta che il crimine, il film del 2019 di Massimiliano Bruno - con protagonisti Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli ed Edoardo Leo -, clamoroso successo al botteghino che utilizzava il viaggio nel tempo e una certa atmosfera da crime story come motori della storia trovandone un equilibrio che ha funzionato.
Non sorprende, quindi, l'idea di bissare il successo con l'atteso sequel, Ritorno al crimine, in uscita, dopo un lungo rinvio, nei cinema dal 29 ottobre (che potete approfondire visitando la sua pagina Facebook e il suo canale Youtube). Un ritorno che ha un valore maggiore per più aspetti: è un ritorno dal punto di vista narrativo (il ritrovare i personaggi del primo film, ora in nuove avventure), ma è anche un ritorno al cinema per un genere popolare e che, speriamo, possa aiutare le sale in questo periodo storico. Ma, soprattutto, è anche un ritorno alla sperimentazione, alla contaminazione, a un nuovo modo di concepire la commedia, capace di giocare coi generi.
Un'altra commedia non è fantascienza
Non ci resta che il crimine, il primo film della saga, raccontava la storia di tre amici un po' emarginati (com'è tradizione del genere), Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), che venivano catapultati, grazie a un portale spazio-temporale, nella Roma del 1982, all'epoca del Mondiale di calcio e dei tempi d'oro della Banda della Magliana. Nel tentativo di ritornare nel loro presente, il 2018, i tre rimanevano invischiati in vari affari malavitosi, rimanendo coinvolti negli affari di Renatino tra rapine e debiti da risanare. I viaggi nel tempo non sono una novità nella nostra commedia, basti pensare al più celebre film comico su due amici che tornano nel passato, Non ci resta che piangere, il capolavoro di Massimo Troisi e Roberto Benigni del 1984 che lo stesso Bruno omaggia nel titolo del film o l'esperimento di qualche anno fa da parte di uno dei massimi esponenti della commedia italiana, Carlo Vanzina, che usò l'idea del viaggio nel tempo per i protagonisti del suo Torno indietro e cambio vita.
Con una differenza sostanziale: nel film di Massimiliano Bruno c'è un vero e proprio portale interdimensionale, visibile da protagonisti e spettatori. Il lato fantascientifico non viene celato, non si ha paura a metterlo in scena e proprio l'esistenza stessa del portale è la condizione per ritornare nel presente. Chiaramente, sempre di commedia si tratta e il cuore del film è composto da risate, battute, umorismo e tutto ciò che un buon film di questo tipo presuppone di saper stimolare. Compreso il percorso individuale dei singoli personaggi che, all'interno del loro viaggio, riescono a fare i conti con la propria vita e il proprio carattere e, forse, il viaggio nel passato permetterà loro di saper tornare rinnovati nel presente.
Recensione Non ci resta che il crimine: da Frittole alla Roma criminale
"Ridi, pagliaccio"
Permetteteci il gioco di parole con un verso di una famosa aria della musica lirica, la stessa che si sente in uno dei più grandi film di gangster del cinema (Gli intoccabili di Brian De Palma) per soffermarci sull'altro genere con cui i due film di Massimiliano Bruno giocano per tutta la loro durata e che viene sottolineato in entrambi i titoli: il gangster movie. Nei personaggi di Renatino (interpretato da un Edoardo Leo favoloso) e della femme fatale Sabrina (Ilenia Pastorelli) viene racchiuso quello che era un genere ben conosciuto da parte dell'industria italiana degli anni Settanta, il poliziottesco. Una tradizione cinematografica che torna preponderante, più della stessa fantascienza, all'interno di quest'atipica commedia e che non si risparmia in scene violente (seppur la maggior parte fuori campo), schizzi di sangue, rapine a mano armata e tensioni in cui in gioco c'è la vita dei protagonisti, arrivando addirittura a far credere in un certo momento della storia, che siano morti.
A pensarci, non capita quasi mai nelle commedie di trovarsi di fronte a questo "rischio" per i personaggi principali. Ecco, allora, che a fianco del gangster movie si unisce un altro genere ancora, quello avventuroso: i protagonisti devono superare delle prove per mettersi in salvo e sopravvivere, scoprono cripte segrete che si svelano grazie a candele da piegare e marchingegni segreti, toccano con mano un vero e proprio tesoro nascosto. Lo stesso finale aperto del primo capitolo, con un ritorno al presente anche da parte dei componenti della Banda della Magliana che subito si mettono all'inseguimento dei nostri eroi, richiama il tradizionale cliffhanger delle storie avventurose. Riusciranno i nostri a cavarsela anche questa volta?
Ribaltare gli equilibri
Cosa dobbiamo aspettarci da questo sequel, da questo ritorno del trio? Il trailer di Ritorno al crimine fa presupporre un ribaltamento degli equilibri rispetto al primo film. Se la linea guida principale di Non ci resta che il crimine rimaneva la commedia, contaminata con vari generi, stavolta la trama principale sembra essere proprio l'heist movie, il film di rapina, con una missione (impossibile?) da portare a termine. Non a caso, il titolo del film punta molto di più sul lato criminale che sul lato comico (nonostante il trailer sia pieno di battute e momenti umoristici) e, sempre non a caso, molta attenzione viene posta sulle armi, su sparatorie e, addirittura, questa volta la violenza e i proiettili vengono mostrati in campo e non più lasciati fuori dall'inquadratura come nel film precedente.
Si ribalta la prospettiva dei personaggi: se prima erano i "buoni" a ritrovarsi nel passato e a dover fare i conti con l'assenza della tecnologia, ora è Renatino a compiere un viaggio nel futuro e rimanere spaesato dal predominio degli oggetti tecnologici (e chissà se questo potrà stimolare una sorta di "What If" storico, mettendo a contatto la Banda della Magliana con i progressi tecnologici del presente). La presenza di un Pablo Escobar nel trailer ci lascia però con un dubbio: ci saranno altri viaggi nel tempo nel corso del film oppure il personaggio è solo un sosia apocrifo? Sicuramente rinnovare il genere della commedia osando e giocando, in maniera anche folle, coi generi è la maniera corretta di rendere il cinema un corpo vivo e pulsante. Sarebbe un peccato lasciar perdere del tutto il lato fantascientifico della storia perché, lo sappiamo bene, coi viaggi nel tempo si può creare un franchise potenzialmente infinito. Che questo Ritorno al crimine possa essere un ritorno, nei toni più umoristici, a sperimentare e svecchiare il genere della commedia? Non ci resta che scoprirlo.