Rigoletto al Circo Massimo e Rigoletto 2020. Nascita di uno spettacolo sono due facce della stessa medaglia. Entrambi i film testimoniano il grande ritorno della lirica sul palcoscenico dopo il lungo stop dovuto all'emergenza sanitaria che ha paralizzato l'Italia, e il mondo, nel 2020. Il Rigoletto del regista veneto Damiano Michieletto è stato messo in piedi in poche settimane e tra mille difficoltà. Il risultato è visibile in un affascinante film-opera di due ore che arricchisce quando visto sul palco del Circo Massimo dal pubblico presente nell'estate 2020. Il documentario di Enrico Parenti, Rigoletto 2020. Nascita di uno spettacolo, ricostruisce la genesi del lavoro, ma documenta anche le difficoltà dell'allestimento in una situazione eccezionale rappresentando il perfetto completamento del film-opera.
Rigoletto al Circo Massimo è un lavoro di grande impatto. Sono pochi i fortunati che hanno potuto assistere alla messa in scena sul maestoso palco di 1500 mq allestito al Circo Massimo nel luglio 2021. Ma anche il pubblico che ne fruisce attraverso il medium televisivo (il film andrà in onda stasera in prima serata su Rai 3 alle 21:20, col documentario a seguire) non può non rendersi conto della carica eversiva contenuta nella rappresentazione di Damiano Michieletto. Il regista d'opera ha uno spiccato gusto per scene madri, fisicità e dettagli suggestivi che lo portano a "tradire" l'ambientazione verdiana rinascimentale calando il suo Rigoletto in una sorta di cupo presente che attinge a un intenso immaginario cinematografico, oscillando tra il musical (West Side Story, ma anche La La Land), il gangster movie e il dramma.
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Tante le trovate che rendono Rigoletto al Circo Massimo un prodotto interessante anche al di fuori dell'ambito degli appassionati di lirica. La fisicità dei cantanti lirici li rende anche straordinari attori, espressivi e in grado di reggere i primi piani delle tre steadycam che si muovono incessanti sull'enorme palco che ospita automobili, camper, prostitute e numeri di danza. I personaggi del Rigoletto se ne vanno in giro in abiti contemporanei. Gilda (Rosa Feola) canta le sue aree in jeans e felpa mentre il padre Rigoletto (Roberto Frontali) indossa una giacca sdrucita e la sua deformità è suggerita più dalla sua grande espressività che dal trucco. Quanto al Duca di Mantova (Iván Ayón Rivas), ha un look che lo fa somigliare a un imitatore di Elvis e rievoca le atmosfere alla Baz Luhrman di Romeo + Juliet. E di Baz Luhrmann, Michieletto sembra mutuare questo gusto per la commistione di antico e moderno e la tendenza a fondere linguaggi diversi per creare un melting pot visivo di grande impatto.
La messa in scena di cui potrà godere il pubblico di Rai 3 si arricchisce, però, di ulteriori elementi. Alle spalle dei cantanti lirici si erge un enorme maxischermo che permette al pubblico di godere della visione ravvicinata di certi dettagli e dei primi piani dei cantanti. Ma Damiano Michieletto non si accontenta di ciò e usa il maxischermo per proiettare inserti realizzati in precedenza che aprono mondo altri, raccontando dettagli del passato dei personaggi e offrendo uno sguardo alla loro anima. Il tutto, immerso in un'atmosfera cupa e accattivante da melodramma noir, permette al regista di lavorare sul ritmo e sul montaggio. Il risultato è un prodotto notevole che esula dal concetto di opera lirica tradizionale, mostrando come il connubio tra le arti fornisca un surplus di significato anche per i lavori più noti.
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Dietro le quinte, come si reinventa la messa in scena
Intrigante e illuminante il lavoro svolto dal regista Enrico Parenti che ha seguito l'allestimento di Damiano Michieletto e del direttore d'orchestra Daniele Gatti, raccontando gli sforzi per portare in scena il Rigoletto dopo il lockdown. Rigoletto 2020. Nascita di uno spettacolo rappresenta una testimonianza eccezionale non solo per l'occasione - il ritorno in scena della grande lirica dopo il lockdown - ma anche per l'efficacia con cui racconta la difficoltà di dover reinventare un metodo di lavoro. Per la prima volta nella vita, regista, cantati e orchestrali si trovano costretti a districarsi tra mascherine e distanze di sicurezza, impossibilitati al contatto fisico e alla libertà che l'arte richiederebbe. Il documentario mostra la capacità di Michieletto di superare la sfida postagli davanti dal Covid-19 attraverso soluzioni sceniche brillanti e suggestive.
Classico nella struttura, il documentario procede alternando immagini delle prove, costruzione della scenografia e organizzazione dell'evento, mostrando Damiano Michieletto e Daniele Gatti intenti a fornire indicazioni ai loro collaboratori. Il tutto è immerso in un'atmosfera informale, ma fervida grazie all'intuito di Enrico Parenti nella selezione del materiale. Dal dietro le quinte emergono la perizia e la passione infusa da tutti coloro che hanno lavorato al Rigoletto e la professionalità che ha permesso di realizzare l'opera districandosi tra difficoltà più o meno note.