Richard Dreyfuss è senza dubbio il grande protagonista della decima edizione del Roma Fiction Fest. Presidente della giuria incaricata di assegnare i premi ufficiali alle serie TV in concorso, è stato insignito dall'organizzazione dell'Excellence Award e, nella giornata di ieri, ha accompagnato l'anteprima europea della coinvolgente miniserie in due parti sul mondo della finanza che andrà in onda il 28 gennaio su Sky Cinema Uno HD. Dopo una piccola parte ne Il laureato di Mike Nichols e un folgorante inizio di carriera negli anni Settanta, lanciato da John Milius in Dillinger e dalla coppia di ragazzacci composta da George Lucas e Steven Spielberg in cult come American Graffiti, Lo squalo e Incontri ravvicinati del terzo tipo, Dreyfuss nel 1978 vinse l'Oscar come miglior attore protagonista per Goodbye amore mio! di Herbert Ross, superando l'agguerrita concorrenza di Richard Burton, Woody Allen, John Travolta e del nostro Marcello Mastroianni.
La sua ascesa nell'olimpo hollywoodiano, poi, subì una brusca battuta di arresto per problemi di droga che lo tennero lontano dagli schermi per più di qualche anno. Tornato al cinema nella seconda metà degli anni Ottanta, non è più riuscito a raggiungere i livelli del decennio precedente, per quanto tra le sue performance si ricordino ad esempio un celebre cameo in Stand by me - Ricordo di un'estate di Rob Reiner e le interpretazioni in Always - Per sempre di Spielberg e Goodbye Mr. Holland di Stephen Herek, che nel 1996 gli valse una seconda nomination all'Oscar come attore protagonista.
In Madoff, il sessantanovenne attore newyorchese offre una prova intensa e molto convincente nei panni dell'autore di una delle più imponenti frodi finanziarie della storia americana. Durante la conferenza stampa del Roma Fiction Fest, si è concesso con grande disponibilità agli addetti ai lavori, esplicitando in maniera decisa la sua visione della società contemporanea e del panorama produttivo cinematografico-televisivo statunitense. Arrivando persino a polemizzare apertamente con la ABC, il network che ha prodotto la miniserie di cui è protagonista.
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Cinema, serialità e declino dell'Occidente
I serial oggi negli Stati Uniti sembrano aver preso il posto di quel cinema di denuncia e d'indagine che negli anni Settanta era prerogativa della produzione indipendente. Cosa pensa al riguardo e quali sono le potenzialità della serialità?
La televisione via cavo ha davvero liberato numerosi creativi e autori che per trent'anni sono stati letteralmente incatenati. Il cinema americano negli ultimi decenni è diventato quasi esclusivamente una serie di sequel. Hollywood ormai produce soprattutto film ad alto budget con sofisticati effetti speciali. Quando uno di questi ha successo, si cerca di sfruttare al massimo il fenomeno realizzando il sequel del sequel del sequel. La situazione dunque si è senza dubbio molto inaridita. In questo contesto, però, la serialità prodotta dalla televisione via cavo è diventata un terreno ricco e fertile, dove ci si può esprimere con maggiore libertà e si può sperimentare, rischiare e far riflettere gli spettatori.
Bernie Madoff ha subìto una condanna esemplare, ma il problema della corruzione nel mondo della finanza statunitense è ben più ampio e non è certo stato risolto...
La stessa settimana in cui Madoff ha confessato i propri reati, chi si è occupato del suo caso ha affermato che c'erano almeno altre 50 frodi di rilievo a Wall Street ma che nessuno si stava davvero prendendo la briga di investigare a fondo per consegnare i responsabili alla giustizia. L'amara realtà è che spesso i finanzieri e gli amministratori dei grandi gruppi bancari, quando vengono scoperti, se la cavano confessando di fronte al Congresso e pagando multe irrisorie rispetto alla loro disponibilità. Purtroppo noi americani abbiamo perso la capacità e il desiderio di indignarci, nonché la consapevolezza che possiamo avere il potere di mandare in prigione i delinquenti. Si tratta di un tremendo fallimento per la democrazia del nostro paese e sento che sul piano etico ed educativo ci troviamo in una drammatica ed inesorabile fase di declino. Tutto ciò però non sta accadendo solo negli Stati Uniti: se guardo al mondo occidentale in generale, mi accorgo che sta crollando sotto il proprio peso, a causa dei crimini che vengono commessi e che la maggior parte delle volte rimangono impuniti. Madoff rappresenta soltanto una piccolissima parte del problema.
Bernie Madoff e la mancanza di coraggio della ABC
Ha avuto modo di incontrare Madoff o di parlargli durante la preparazione per la sua interpretazione? Che idea se n'è fatto?
No, non ho l'ho mai incontrato. Avrei potuto parlargli al telefono, ma cosa avrei ottenuto da una conversazione con lui? Semplicemente non mi avrebbe detto la verità e dunque mi sono rifiutato per evitare che potessi in qualche modo fare il suo gioco.
Considero Madoff un mostro assoluto e spero che la cosa venga fuori in maniera nitida dalla miniserie. Chiaramente abbiamo messo in risalto anche il fatto che fosse un uomo affascinante e divertente, perché queste erano le armi da lui utilizzate per guadagnare la fiducia della gente e farsi dare i loro soldi.
La miniserie riesce a far riflettere gli spettatori sull'ingiustizia e la crudeltà di Wall Street, trattando in maniera appassionante argomenti spesso ostici e complessi.
Gli sceneggiatori sono stati molto abili nel rendere la storia in modo semplice e fare in modo che potesse arrivare facilmente alle persone comuni, anche nei suoi aspetti tecnico-finanziari. Sono molto contento di aver interpretato questo ruolo, ma allo stesso tempo profondamente consapevole che avremmo dovuto fare di più. Sarò onesto con voi, sono molto contrariato per un aspetto specifico: il progetto ci è stato proposto dalla divisione news della ABC, che però non ci ha permesso di fare i nomi delle banche coinvolte nella frode di Madoff poiché temeva che potessero reagire andando per vie legali. Si è trattato senza dubbio di un fallimento da parte nostra e la scelta della ABC ha denotato una frustrante e inammissibile mancanza di coraggio. Madoff ha agito in collusione con grandi banche come la Well's Fargo e la Citibank che oggi continuano ad esistere e prosperare. Se l'ABC ci avesse consentito di fare i loro nomi nella miniserie, sarebbe stato possibile stimolare la sensibilità delle persone con ancor più forza e l'intera storia avrebbe acquisito una maggiore completezza.
Il bilancio di una carriera e Donald Trump
Ha recitato in film molto amati dal pubblico e dalla critica, vincendo anche un Oscar. Cosa pensa della sua carriera di attore e che rapporto ha con essa?
Devo dire che vincere l'Oscar è stata un'esperienza meravigliosa. Forse, però, l'ho vissuta troppo presto nella mia vita e sarebbe stato meglio se avessi raggiunto questo risultato oggi, piuttosto che a trent'anni. La statuetta infatti ha in qualche modo un po' smussato la mia spinta alla ricerca e all'inseguimento dell'eccellenza. Non mi sono mai sentito a mio agio nei momenti in cui sembrava che non dovessi dimostrare più nulla agli occhi degli altri. La recitazione è veramente una parte importante, nobile e fondamentale della mia vita. Non intendo sminuirla e devo dire in tutta sincerità che se mi guardo indietro posso dirmi orgoglioso di quanto ho fatto, perché comunque ho sempre accettato di fare film che rispecchiassero quelli che sono i miei principi e il mio modo di vedere la vita. Anche quando ho portato in scena dei villain.
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Tornando all'attualità ma concentrandoci sulla politica piuttosto che sulla finanza, cosa pensa della recente elezione di Donald Trump?
Negli ultimi decenni abbiamo smesso di insegnare alle nuove generazioni i nostri valori e la nostra storia. È come se non li conoscessimo più e non riuscimmo a tramandarli. Trump non è che l'inevitabile conclusione di questa spirale di decadenza all'interno della quale ci troviamo da quarant'anni. Lui secondo me è la persona più pericolosa che si sia mai trovata a guidare gli Stati Uniti e coloro che sono preoccupati del fatto che sia diventato Presidente hanno ragione ad esserlo. Usando una metafora, è come se tutti noi americani stessimo guidando ad alta velocità su una grande autostrada. Ad un certo punto, nel momento in cui vediamo una macchina incidentata lungo il nostro percorso, proseguiamo dritti limitandoci a pensare: "Che peccato, c'è stato un incidente!". Senza renderci conto, però, che quella macchina non è altro che il nostro paese che sta crollando e andando in pezzi. Ormai abbiamo perso la capacità di analizzare la realtà e di renderci conto che avremmo realmente la possibilità di cambiare le cose. Le persone non sono più in grado di esercitare la loro sovranità. Anzi, non sanno neppure di possederla.
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